Poesie da un paese straziato dalla guerra
di Lina Kostenko, Oxana Pachlovska
Dedichiamo la pagina di oggi a Lina Kostenko, poetessa e scrittrice ucraina, certamente tra le voci più rappresentative dei poeti ucraini contemporanei, già figura di spicco del dissenso intellettuale nell’ex Unione Sovietica (vedi il suo ritratto qui; qui; e qui).
Con l’accordo di Lina Kostenko, che vivamente ringraziamo, riproponiamo due sue liriche pubblicate nel 1977, nell’originale ucraino e nella traduzione inglese di Michael M. Naydan (leggi qui). La prima si concentra sull’immagine dell’antica città sul Dnipro, che, rasa al suolo con le bombe, come la fenice, rinasce “con le case tutte nuove” sotto i “cipressi in fiamme” che bruciano nella memoria; la seconda sul Pas de grace tra le mine, terribile bellezza che lascia senza fiato.
Grazie a Oxana Pachlovska, sua figlia, che ha favorito il contatto con Lina Kostenko a Kiev/Kyïv e a Camilla Miglio per la segnalazione.
Abbiamo chiesto a Oxana Pachlovska, che si trova in questo momento a Kyïv, di introdurre lei il contesto nel quale si inserisce l’arte poetica di Lina Kostenko.
“Oggi l’Ucraina è il territorio più minato del pianeta. Le varie tappe della vita della mia famiglia, così come di quelle di milioni di famiglie da queste parti, hanno visto vari tentativi di due totalitarismi, quello nazista e quello comunista, di sterminare interi popoli. Date storiche sono diventate biografie dei singoli. Da bambina, la mamma ha avuto la sua “scuola di ballo”: pas de grace sui campi minati dell’Ucraina occupata dai nazisti. Ma all’alba della sua vita per la prima volta ha guardato negli occhi della morte: nel 1932-1933 ha vissuto il Holodomor, una lenta agonia che Stalin ha inflitto all’Ucraina cercando di piegare con la fame la sua resistenza. Le terre più fertili del pianeta sono diventate un cimitero per milioni di persone. La mia nonna polacca è morta ad Auschwitz con suo figlio, mio zio, allora piccolo. Timothy Snyder chiama queste nostre due patrie, Ucraina e Polonia, “terre di sangue”, crocefisse da Stalin e da Hitler. Ebrei, polacchi, ucraini hanno una patria comune che si chiama sofferenza.
Io sono nata nell’anno in cui Mosca ha invaso Budapest, nel 1956, l’anno in cui mio nonno ucraino è tornato dal Gulag. Nel 1968, quando i carri armati sovietici sono entrati a Praga, tra le poche voci che si sono espresse contro l’invasione era quella di mia madre. Prima di andare all’Unione degli scrittori per dichiarare il suo dissenso, mi ha detto: quando crescerai capirai, non potevo fare altrimenti. Quello avrebbe potuto essere il nostro ultimo abbraccio. In ogni momento mia madre rischiava l’arresto, mentre portava in grembo mio fratello. Per anni – sedici per l’esattezza – il solo nome Lina Kostenko è rimasto proibito, cancellato dalla censura e dal divieto di pubblicare. Nel pieno della perestrojka, nel 1986, è esplosa la centrale di Čornobyl’. Dopo il Holodomor, un altro oltraggio alla terra, a Gaia. Una catastrofe ecologica causata dall’inefficienza di Mosca, che ha emesso 500 volte più radiazioni della bomba atomica sganciata su Hiroshima. Insieme a una spedizione storico-culturale, mia madre per anni è andata nella Zona per studiare e salvare gli artefatti del Polissja, una delle più antiche terre slave devastate dall’esplosione. Adesso quando i russi hanno occupato e derubato Čornobyl’, minacciando una nuova catastrofe nucleare, ha preso fuoco anche il museo dove si custodivano i reperti raccolti da quella spedizione.
Questi surreali mesi della guerra in Ucraina – febbraio, marzo, aprile del 2022 – rappresentano un oscuro specchio storico in cui le catastrofi si specchiano l’una nell’altra. L’orrore della guerra vissuto da mia madre da bambina torna con l’orrore della guerra di oggi, con missili russi su Kyiv, antiche città rase al suolo, gente torturata, violentata, uccisa e bruciata dentro i forni crematori mobili. Quelli nazisti erano fissi. Ci sono voluti 12 anni e il processo di Norimberga per estirpare il male del nazismo. Il male del totalitarismo russo sta arrivando a dicembre del 2022 al suo centenario. Nel 1937 Stalin ha festeggiato il ventennio della Rivoluzione d’ottobre sterminando il mondo intellettuale dell’URSS. Nel 2022 Putin festeggia il centenario dell’URSS dando l’ordine di sterminare l’Ucraina. Il presidente della Lettonia, Egils Levits, dice che oggi nel mondo non ci sono tribunali capaci di giudicare i crimini di guerra perpetrati in Ucraina dai russi dato che questi crimini sono senza precedenti. Per cui ci vorrebbe un tribunale speciale.
Pochi si aspettano che i carnefici si presenteranno facilmente a tale tribunale dato che non sono mai stati condannati prima, né per il Holodomor, né per le repressioni e deportazioni in epoca sovietica, né per Čornobyl’, né per la Cecenia, la Giorgia, Aleppo… Il processo di Norimberga ha aperto alla Germania la via verso la democrazia. La mancanza di un tale processo di istituzionalizzazione della memoria e responsabilità collettiva per i crimini del sistema comunista ha alimentato il neostalinismo. E questi crimini continueranno se il mondo democratico unito non troverà modi e strumenti per fermare questo continuum storico in cui, orwellianamente parlando, la vita è la morte.
L’Ucraina è l’unico paese nel mondo che sta entrando in Europa sotto le bombe. Ciò nonostante, mia madre è stranamente tranquilla. L’Ucraina ha dimostrato di non cedere, di esistere e resistere. Sa di essere l’ultimo Limes Europae. È importante che questo messaggio da parte degli ucraini corra non soltanto tra le sedi governative, ma vada da cuore a cuore, e si diffonda dalle università ucraine alle università italiane, europee, occidentali, sede storica del pensiero libero. Tante università ucraine sono oggi state distrutte dai bombardamenti. Le loro rovine sono la miglior testimonianza che persino nel ventunesimo secolo la democrazia è un work in progress per cui la battaglia per la libertà continua a costare vite”.
Il 6 Aprile scorso Lina Kostenko ha scritto un breve discorso che è stato letto alla Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna in occasione della presentazione della importante e curata traduzione di Alois Woldan (Direttore del Dipartimento di Slavistica di Vienna): Ich bin alles, was lieb und wert mir ist, appena uscita per i tipi della casa editrice Wieser Verlag. I passaggi salienti del discorso di Lina Kostenko si possono leggere qui.
Di Lina Kostenko speriamo di vedere presto tradotte in italiano tutte le poesie (altra recente edizione in nederlandese) e i romanzi.
Troverete qui alcune poesie di Lina Kostenko tradotte in italiano nel 2017 da Paolo Statuti. Qui invece si può ascoltare “Le ali” di Lina Kostenko letta da Lydia Liberman.
Tra i traduttori ci sono anche Paolo Galvagni (“Oggi un colombo mi ha destato”, in “Poesia”, Milano, Crocetti Editore, 2011) e Luca Calvi (Intarsi, Padova (Abano Terme): Piovan Editore, 1994).
Si vedano pure le traduzioni di Oxana Pachlovska: Le ceneri di una distopia (Poesie), Veglia funebre (Sceneggiatura), in “Il nome della stella è assenzio”. Ricordando Čornobyl (a cura di F. Lomastro, A. Omelianiuk, O. Pachlovska), Roma: Viella, 2011 (pp. 85-109, pp. 111-121); Il Poeta e la Storia: le ceneri di Klaas nell’era del neocinismo, in “Ricerche di storia sociale e religiosa. Nuova serie” (2003), N 64 (Luglio-Dicembre), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 84-93; Odissea scitica (poema-ballata, frammenti), in Approdi. Poesia del Mediterraneo (a cura di E. Bettini), Milano, Marzorati, 1996, pp. 482-497).
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Poesie da un paese straziato dalla guerra? Si, non solo per pensare alle cose belle. Serve che anche la poesia accompagni le necessarie riflessioni in corso sulla geo-politica e sullo stato della cultura europea. A volte la poesia dice in poche parole quello che non sanno dire tanti volumi. Cerchiamo, e talvolta ci imbattiamo in un verso-sigillo che racchiude in sé tutte le guerre, quasi un monito. Che la voce della poesia possa restare costante ad aprire in questo disastro squarci di luce.
Al riguardo riportiamo uno spunto sulla situazione in Ucraina dalla corrispondenza di questi giorni con Oxana Pachlovska:
“Mai come in questi tempi di oscurità dilagante capisci che nulla è più prezioso della vita umana, dei nostri rapporti di amore e di amicizia, del lavoro da svolgere nelle condizioni di tranquillità e di speranza che questo abbia il senso e il futuro.
Qui la situazione continua ad essere tragica e pericolosa. La morsa attorno a Kyiv è un po’ rallentata, ma solo temporaneamente, gli orchi torneranno. Quello che uccide moralmente è proprio questa crudeltà, il sadismo assurdo, la violenza cieca che tocca le persone indifese, compresi ormai anche i neonati. È come se l’inferno avesse spalancato le porte. Ieri graziose e fiorenti città e cittadine ucraine, nel giro di un mese sono diventate cimiteri.
Conosciamo la storia dei totalitarismi del Novecento, ma eccoli tornare, laddove non è stato fatto abbastanza per estirparli. Solo il lavoro ci salva, ma quell’abisso nietzschiano è davvero senza fondo. [Albert] Camus docet: l’inferno dei totalitarismi, questa peste, è sempre in agguato
Noi insomma resistiamo perché esistiamo (:-) E viceversa”.
Oxana Pachlovska
5 Commenti. Nuovo commento
Grazie Lina, grazie Oxana.
“Quello che resta lo fondano i poeti” , cito a memoria e forse in modo impreciso da Hölderlin, per ricordare il fondamento di ogni parola di memoria che è anche fondamento terreno in cui seminiamo il futuro.
[…] Lina Vasylivna Kostenko è una scrittrice, giornalista e poetessa nata nel 1930 a Ržyščiv, città situata nell’Ucraina centrale. Frequenta le scuole medie a Kyjv per poi iscriversi, nel 1952, al prestigioso Istituto Letterario „Maksim Gorkij“ di Mosca, dove si diploma cum laude nel 1956. Pubblica i primi versi nel 1946, ma è fra il 1957 e il 1961 che le sue prime tre raccolte poetiche vedono la luce, incontrando immediatamente il favore di critica e pubblico, ma suscitando anche controversie da parte dell’apparato censorio allora vigente, che le impedirà di pubblicare tramite i circuiti editoriali ufficiali fino al 1977. Nel 1960 entra nel Club della gioventù creativa “Il contemporaneo”, divenendo parte di quella frangia dell’intelligencija ucraina formata dagli scrittori e intellettuali nati fra gli anni 20’ e gli anni 40’ della prima metà del secolo, ma divenuti artisticamente attivi negli anni 60’, il periodo del cosiddetto “Disgelo” inaugurato da Nikita Chruščev. I šistdesjatniki, come vennero poi chiamati, rappresentarono il primo movimento ucraino di dissidenza culturale, fautori di diverse iniziative che avevano lo scopo di promuovere un’identità nazionale ucraina indipendente dallo spettro dell’Unione sovietica; credevano in una arte libera e aperta alla sperimentazione, che ponesse di nuovo l’individuo al suo centro, contraddicendo dunque i dettami estetici dell’epoca; l’opera di Kostenko, pertanto, intimista e “apolitica”, incorrerà spesso nella censura. Nel 1987 vince il prestigioso premio letterario „Ševčenko”, mentre nel 1989 viene insignita del premio “Antonovič”. È professore ad honorem dell’università Mogiliana di Kyjiv, dottore honoris causa nelle università di L’viv e Černivci e, appena pochi giorni fa, ha ricevuto il titolo di Cavaliere dell’Ordine nazionale della Legion d’onore, la più alta onoroficenza dello stato francese. […]
[…] Lina Kostenko su Poli-logo vedi Un brivido lungo la schiena del cosmo. Di Oxana Pachlovska vedi Due liriche di Lina Kostenko e Ucraina, Limes russo ed […]
[…] iconiche della letteratura ucraina, autrice della quale abbiamo già parlato in altre sedi (vedi qui e […]
[…] Giulia Lami (Università degli Studi di Milano), Laura Orazi (Università degli Studi di Macerata), Oxana Pachlovska (Sapienza Università di Roma), Marco Puleri (Alma Mater Studiorum – Università di Bologna), […]