Il ruolo dell’educazione e delle università
di Arkadiusz Modrzejewski
Una sfida importante per lo Stato polacco e per l’Unione europea è il rafforzamento della resistenza della società alla disinformazione aggressiva e ostile che interferisce con i processi democratici. A tal fine il 3 aprile scorso presso il Ministero degli Affari Esteri polacco è stato istituito il Consiglio consultivo per la resilienza alla disinformazione internazionale. Il Consiglio è attualmente composto da 22 membri che rappresentano il mondo accademico, i governi locali, le ONG e le imprese (soprattutto aziende del settore ICT). Il suo compito è quello di contribuire alla resistenza della società polacca alla disinformazione internazionale e di formulare pareri e raccomandazioni nell’ambito del contrasto a tale minaccia. In particolare si vuole favorire la costruzione di una sorta di “scudo democratico europeo”, che protegga le elezioni dalle interferenze straniere e difenda i valori europei fondamentali, come la democrazia e lo Stato di diritto. L’approccio del Consiglio prevede una cooperazione intersettoriale a lungo termine. Mira a promuovere l’educazione del pubblico su come resistere alla disinformazione e a incentivare la fiducia dei cittadini, anche a livello europeo.
Del Consiglio consultivo è entrato a far parte Arkadiusz Modrzejewski dell’Università di Gdańsk, che poli-logo ha incontrato.
Membri del Consiglio consultivo, Arkadiusz Modrzejewski è il primo a sinistra, foto Sebastian Indra/MSZ, fonte.
poli-logo: Vista da Varsavia quale propaganda e disinformazione si vuole contrastare in via prioritaria?
Arkadiusz Modrzejewski: La disinformazione contro cui le società europee devono lottare ha principalmente le sue radici nella Federazione Russa. Non dobbiamo dimenticare anche la Cina. Tuttavia nel nostro caso è soprattutto la Russia a cercare di destabilizzare la situazione politica negli Stati europei.
Per proteggere i nostri valori come la democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto, dobbiamo opporci con fermezza a questa minaccia. Il fatto che essa sia reale è evidente nella forte pressione esercitata dai paesi che ci sono nemici nel processo elettorale. L’esempio più calzante è rappresentato dalla Moldavia e dalla Romania negli ultimi tempi. Purtroppo, dobbiamo anche guardare con preoccupazione al nostro alleato oltre oceano, gli Stati Uniti.
L’attività di personaggi come Elon Musk, proprietario della piattaforma X, che sostiene le forze populiste, prorusse e antieuropee, richiede una risposta ferma. Dobbiamo combattere la disinformazione in tutte le sue forme e provenienze, poiché, sebbene apparentemente innocua, essa in effetti mina la fiducia della società nelle istituzioni statali, porta alla disintegrazione sociale e alla polarizzazione.
poli-logo: Ma l’attuale ondata globale di populismo, che sta aumentando anche in Polonia e in Europa, non è arrivata dal nulla.
Arkadiusz Modrzejewski: Il populismo, che è sostanzialmente antieuropeo, nazionalista e prorusso, si nutre di menzogne, le cui fonti sono la disinformazione e le fake news diffuse come un virus, soprattutto sui social media. Per proteggere i propri valori fondamentali, lo Stato e l’Unione Europea devono contrastare efficacemente la disinformazione, che rappresenta una priorità assoluta sia per gli Stati membri dell’UE che per l’Unione stessa.
poli-logo: Per essere efficace la lotta contro la disinformazione chi deve coinvolgere?
Arkadiusz Modrzejewski: Deve coinvolgere l’intera società. È vero che alcuni gruppi sociali sono più esposti alla disinformazione, ma nessun cittadino ne è immune. Ognuno di noi può diventarne vittima. Pertanto, oltre ai servizi che contrastano la disinformazione in modo tempestivo, è necessario “vaccinare” la società per rendere il maggior numero possibile di cittadini immune al “virus” della disinformazione. Questo è il ruolo dell’educazione, intesa nel suo senso più ampio di “apprendimento lungo tutto l’arco della vita” (life long learning). Dobbiamo insegnare ai bambini nelle scuole materne, elementari e medie cosa è la disinformazione e quali sono le sue conseguenze. Dobbiamo proteggerli dalla disinformazione.
Anche le università hanno un ruolo importante da svolgere in questo senso. Dovremmo formare insegnanti di educazione ai media o formatori che possiedano competenze, ad esempio, nel campo del fact-checking. Inoltre, dovremmo formare gli studenti come una sorta di “dose di richiamo” e, naturalmente, formare gli adulti nel contesto delle università della terza età. Non dobbiamo dimenticare gli anziani, che molto spesso diventano vittime della disinformazione e della manipolazione. In definitiva, le università sono luoghi dove si creano strategie e visioni. Sarebbe bene che i decisori politici ci considerassero come dei think tank. Collego questa questione alla responsabilità sociale delle discipline scientifiche e del sapere.
poli-logo: L’opinione pubblica italiana non capisce appieno cosa sia la disinformazione russa. Crede di esserne del tutto immune perché: 1) i politici, i giornalisti, gli intellettuali, i lettori italiani, in quanto persone colte, intelligenti, alfabetizzate, che ben sanno come va il mondo, pensano di essere vaccinati contro qualsiasi propaganda e disinformazione; 2) finora, dal secondo dopoguerra in poi, durante tutta la guerra fredda e anche dopo il 1989, gli italiani hanno conosciuto soprattutto se non esclusivamente la propaganda e la disinformazione di provenienza americana, occidentale, e quella dei partiti politici italiani. Questa familiarità Ovest-orientata rende gli italiani meno consapevoli e meno critici nei confronti delle informazioni provenienti dalla Russia; 3) gli italiani tutto sommato conoscono poco i vari Paesi dell’Est europeo e la Russia, non hanno una comprensione approfondita della cultura e della storia di quei paesi, quindi non hanno le coordinate giuste per capire se e quando si trovano confrontati a un’azione di disinformazione; 4) nel loro intimo, gli italiani non credono che la propaganda russa sia così pericolosa come si dice; 5) abituati a ragionare ed agire nell’immediato, su tempi brevi, gli italiani fanno fatica a immaginare strategie di disinformazione protratte nel tempo, pianificate e realizzate per anni, anche decenni, com’è il caso di Mosca; (6) vi sono movimenti politici e culturali anti-UE e anti-NATO in Italia a prescindere dalla Russia, che la Russia può cavalcare, e cavalca, sovrapponendo i propri messaggi a quelli già esistenti. Inoltre, vi sono partiti politici, media e movimenti di opinione in Italia che o simpatizzano apertamente con la Russia di Putin oppure, consapevolmente oppure no, diffondono narrazioni filorusse e originate dalla Russia. Ciò contribuisce a tutti i livelli in Italia a creare un ambiente in cui la disinformazione russa può più facilmente attecchire; 7) chi si oppone alle forze politiche al potere in Italia e ai media mainstream, che finora sono stati in maggioranza filo-ucraini, tende a credere che tutta questa enfasi sulla disinformazione russa sia in realtà una mistificazione guidata dagli attuali poteri. Donde la reazione di incredulità e scetticismo. Per cui la risposta di chi si oppone agli attuali poteri (statunitensi, europei, italiani) tende a minimizzare, oppure a ignorare il problema della disinformazione russa. In questo complesso contesto, Lei cosa direbbe a un interlocutore italiano?
Arkadiusz Modrzejewski: Ricorderei innanzitutto che noi abitanti dell’Europa centrale e orientale (anche se non amo molto questa terminologia fuorviante), noi polacchi, baltici, finlandesi, insieme ad altri abitanti della regione, abbiamo sperimentato l’imperialismo russo per secoli. La Russia non è solo una grande cultura (Fëdor Dostoevskij, Anton Čechov, Pëtr Il’ič Čajkovskij), ma anche una cultura fortemente radicata nella tradizione, nella storia, nella visione, nel pensiero imperialista. L’imperialismo russo si manifesta in modi diversi, assumendo ora la forma di una forza brutale, come adesso in Ucraina, ora le vesti di una raffinata manipolazione che ben risuona nelle società occidentali e che, in forma diversa, raggiunge anche parte delle società dell’Europa centrale e orientale.
Penso che uno dei maggiori successi della propaganda russa sia stato l’aver creato l’immagine dei polacchi soprattutto come russofobi. In proposito, purtroppo, i politici polacchi hanno spesso dato una mano alla propaganda russa servendosi non già di argomenti bensì di messaggi emotivi e isterici. È vero che nulla smaschera una bugia come la verità. Tuttavia, la propaganda russa, con la sua disinformazione, ha efficacemente addormentato la vigilanza delle élite e della società occidentale negli ultimi decenni.
Ricordo quando, circa quindici anni fa, ho inviato un testo a una delle principali riviste scientifiche tedesche, insieme a un collega georgiano, sul ruolo della Georgia pro-europea nel sistema di sicurezza energetica dell’Unione Europea. Abbiamo affermato allora che la Federazione Russa, vendendo gas all’Occidente, perseguiva obiettivi geopolitici. L’articolo è stato rifiutato, senza nemmeno essere inviato per la revisione, con il commento che era antirusso. Circa quindici anni dopo, il 24 febbraio 2022, nel giorno dell’aggressione russa all’Ucraina, l’Occidente ha capito il vero prezzo del gas acquistato da Gazprom.
Sfortunatamente, smascherare la menzogna è costato sofferenze a milioni di ucraini. Tuttavia, dobbiamo attenerci a questa verità, che ha profonde implicazioni morali. L’Ucraina è vittima di un’aggressione brutale. La cosa peggiore che potrebbe accadere è iniziare a relativizzare questa verità, a dubitare di chi sia la vera vittima e chi l’aggressore.
Vediamo l’equilibrismo che l’amministrazione Trump sta compiendo per imporre una pace de facto agli ucraini. Da un punto di vista morale, è disgustoso. Oggettivizza la vittima, c’è una ri-vittimizzazione dell’Ucraina. Mi chiedo quindi fino a che punto questa relativizzazione sia favorita non solo dalla macchina della propaganda russa, che è abbastanza evidente, ma anche da una sottile questione linguistica.
In russo abbiamo due termini per indicare la verità. C’è pravda, come in polacco (prawda), ceco, slovacco e ucraino. Ma c’è anche istina, spesso scritto con la lettera maiuscola. Intuitivamente, per un polacco, ceco, slovacco o ucraino, il termine pravda significa verità assoluta, universale, oggettiva. Tuttavia, per un russo non è così ovvio. In russo la pravda può essere di qualcun altro, cioè la “tua”, “mia”, “nostra” o “vostra”. Non è né più né meno che la ragione di qualcuno. La verità in senso universale è solo istina, usata meno frequentemente nel linguaggio colloquiale. Tale distinzione può portare a una sorta di “incantesimo” della realtà, una realtà distorta dove le categorie morali fondamentali vengono relativizzate. Ad esempio, gli ucraini possono essere visti, sì, come vittime ma solo ai loro propri occhi (e per ora a quelli dei loro alleati), mentre noi , noi russi, anche noi russi abbiamo la nostra “verità” secondo la quale l’Ucraina non esiste, esiste la “piccola Russia”; noi russi non uccidiamo persone che si sono uguali, ma uccidiamo solo nazisti ucraini; e via dicendo. A mio avviso, questa distinzione è una trappola intellettuale da cui i russi stessi faticano a uscire, e che consente loro di promuovere facilmente le proprie visioni e proiezioni come verità. E non hanno affatto bisogno di aggiungere che si tratta della “loro” verità, l’importante è che abbia il voluto effetto propagandistico.
Poli-logo: Qual è l’obiettivo principale della propaganda russa?
Arkadiusz Modrzejewski: la disintegrazione dell’Occidente come comunità di valori. Ciò viene fatto promuovendo narrazioni che diventano poi il leitmotiv dei populisti nei paesi occidentali e anche di coloro che aspirano a far parte delle strutture occidentali. L’obiettivo è quello di giocare contro singoli avversari, quelli più deboli. I singoli paesi non costituiscono alcuna reale forza antagonista per la Russia, mentre un’Europa unita o un Occidente più ampio sono, per il Cremlino, “invincibili”. Addestrati alla propaganda e a “trattare” con diversi gruppi, spesso estremisti, i russi utilizzano la disinformazione per dividere i Paesi occidentali, per minare la fiducia e la solidarietà reciproca. L’unità dell’Europa, l’unità dell’Occidente, non sono nell’interesse della Russia imperiale che, purtroppo, non si europeizzerà in tempi rapidi come sognano i filo occidentali russi.
Poli-logo: quanto attecchisce in Polonia la disinformazione russa?
Arkadiusz Modrzejewski: il paradosso è che in un paese come la Polonia, la propaganda russa risuona nella narrativa della principale forza di destra (PIS), che pure percepisce la Russia come un nemico. È un caso? Forse. Tuttavia, alcuni analisti notano le sottili influenze dei servizi russi. Non sono in grado di confermarlo empiricamente, ma di certo la narrativa del Partito Diritto e Giustizia opera a favore della Russia e dei suoi piani di disintegrazione dell’Europa. La convergenza tra la propaganda russa e la narrativa della destra polacca è un fenomeno certamente complesso che richiede un’analisi approfondita. Tuttavia, è chiaro che la Russia sta cercando di influenzare le politiche europee e di minare l’unità dell’Unione Europea.
In Georgia accade qualcosa di simile. Vediamo un allontanamento dall’Europa. In una società che non ha molti simpatizzanti della Russia, Sogno Georgiano, la principale forza politica georgiana non utilizza slogan filorussi, perché sarebbe controproducente, senza effetto. Invece, nella sua ultima campagna elettorale, il partito ha adottato toni nazionalistici ed euroscettici. Il senso è chiaro: “Integrazione europea, sì! Ma alle nostre condizioni”, ovvero nessun migrante, niente LGBTQ, nessuna questione di genere, eccetera; “governiamo secondo le nostre leggi, non imponiamo sanzioni alla Federazione Russa e proteggiamo la Georgia dalla guerra”. In tutto questo non v’è un messaggio filorusso, ma il risultato della campagna vittoriosa è proprio ciò che il Cremlino desidera, un risultato che maggiormente conviene a Mosca. La Georgia si allontana dall’Occidente. Sogno Georgiano non è più europeista.
Poli-logo: C’è da sorprendersi?
Arkadiusz Modrzejewski: Non del tutto, se consideriamo che il leader del partito e il principale decision-maker del paese è un oligarca, un miliardario che deve la sua ricchezza agli interessi che fa con i russi. La separazione della Georgia dai processi di integrazione con le strutture euroatlantiche non è avvenuta con la vittoria di Sogno Georgiano nel 2013, è stato un processo graduale che non ha immediatamente attirato l’attenzione su quali interessi de facto rappresentasse il partito. Oggi, nessuno ha più illusioni. Le autorità hanno sospeso i negoziati di adesione. La disinformazione è una forza potente che non sempre assume la forma di strane teorie complottistiche. A volte si propaga in modo subdolo, infettando le menti delle persone normali. È importante imparare a riconoscerla, la disinformazione. A cogliere ciò che può e deve suscitare la nostra vigilanza.
Alcune letture:
- Paweł Jędral, Dezintegracja. Jak nie ulegać rosyjskim prowokacjom (i nie wyrzec się praw człowieka), „Krytyka Polityczna”, 18 febbraio 2025
- Lorenzo Avesani, Disinformazione e sicurezza europea: il ruolo della propaganda russa nel 2024, “Geopolitica.info”, 29 gennaio 2025
- Walenty Baluk, Wojna informacyjna Rosji przeciwko Ukrainie w latach 2014 – 2022, „StopFake.org”, 24 ottobre 2023
- Gabriele Carrer, Teresa Coratella, Silvia Samorè, Democratic defence: Come l’Italia può guidare la lotta alla disinformazione russa, ECFR, Agosto 2023
- Sgarbugliare le trappole della propaganda. Distorte, inesatte, incomplete, omesse, non vere, false informazioni e false “verità” circolano, “poli-logo”, 31 maggio 2023
- Paolo Morawski, Parlare di guerra è dolorosa necessità. Un dibattito esplorativo sulla cyber-guerra russa in Ucraina, “poli-logo”, 5 maggio 2023
- Ucraina. Guerre nei Media e Cyber Guerre. Hacker, social, attacchi informatici, sorveglianza satellitare, big data, Intelligenza artificiale, giornalismo, propaganda, campagne di disinformazione, “poli-logo”, 25 aprile 2023
- L’Ucraina teatro di lotte digitali. Quando ci fa difetto la cultura della guerra. Le nuove dimensioni degli attacchi ibridi: oltre allo spazio extra-atmosferico, il cyberspazio, “poli-logo”, 29 novembre 2022