Olga Martynova e i poeti russi delle ultime generazioni
di Miriam Miscoli
Immagine di copertina, Olga Martynova bei der Eröffnung des Weltempfangs „Welt im Umbruch – Die verblassende Strahlkraft des Westens?“ auf der Frankfurter Buchmesse, 10 October 2018, foto Martin Kraft, License: CC BY-SA 4.0, fonte.
Il 19 luglio 2023 si è tenuto, presso l’Edificio Marco Polo di Sapienza Università di Roma, l’incontro con la poetessa russo-tedesca Olga Martynova, vincitrice del Premio Roma Villa Massimo 2022/2023. L’evento, curato da Thomas Höhne, è stato organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali della Sapienza Università di Roma, il Goethe-Institut Roma, l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo e Zeugma Casa della Poesia di Roma.
Martynova ha letto e commentato i testi di quei poeti che, tra gli ultimi anni dell’Unione Sovietica e la contemporaneità post-Perestrojka, hanno vissuto e scritto tra le ristrettezze materiali e spirituali della guerra. Destreggiandosi tra resistenza estetica e libertà clandestina – i poli che hanno strutturato la bella presentazione di Martynova – gli autori russi letti dalla poetessa hanno circoscritto con le loro parole il difficile e traumatico, talvolta irriverente e umoristico, patetico, assurdo e iperreale rapporto tra l’Io e la Storia.
Il pubblico ha ascoltato i testi in lingua originale, introdotti in tedesco da Martynova e recitati in italiano da Sacha Piersanti, viva vox delle traduzioni di Riccardo Mini.
Da Anna Achmatova e Iosif Brodskij, fino alle più recenti esperienze poetiche di Igor Bulatosky, Polina Barskowa, Alexey Porvin, Daria Mesenzeva, Rastislav Iorzew e German Lukomnikow, Martynova ha instaurato un dialogo trilingue e transnazionale tra gli astri che compongono la costellazione poetica cui ella stessa appartiene. I pensieri della poetessa, resi in simultanea da Matteo Iacovella, hanno ricreato uno spazio poroso tra la Russia e l’Europa, tra l’Europa e la Russia, uno spazio lirico e storico, memoriale e traumatico, in cui si sollevano domande e si scrivono poesie. For poetry makes nothing happen: it survives, ci ricorda Martynova, citando Wystan Hugh Auden. E sopravvivono le domande e le poesie, le poesie che sollevano domande e sollecitano i cuori, da una parte e dall’altra del fiume Dnepr.
Immagine: Anna Achmatova, fonte.
Immagine: Iosif Brodskij, fonte.
Immagine: Elena Schwarz (1948-2010). © Natalia Kovaleva, fonte.
Immagine: il poeta, capo redattore della rivista samizdat “Obvodnyj kanal”, Sergej Stratanovskij (al centro con gli occhiali) in una conferenza clandestina tenuta in casa di Alina Alonso (in piedi sullo sfondo), 18 gennaio 1980, foto inedita donata dall’autore, fonte.
Immagine: Valery Shubinsky, fonte.
Immagine: Igor Bulatovsky, fonte.
Immagine: Polina Barskova, fonte.
Immagine: Aleksey Porvin, fonte.
Immagine: German Lukomnikov, fonte.
Martynova ci dice che gli autori più citati dai media russi all’indomani del febbraio 2022 sono Paul Celan, Karl Jaspers, Theodor Adorno. Figure di riferimento per i poeti russi e ucraini che oggi tornano a interrogarsi sul senso di scrivere “su” e “a partire da” un presente violento, sul senso di scrivere poesie in una lingua propria e allo stesso tempo nemica – vexata quaestio degli intellettuali tedeschi del secondo dopoguerra.
Sopravvivere significa continuare la relazione. Per Martynova (che ormai scrive solo in tedesco) – e per ciascuno dei nomi da lei presentati – la poesia è una compagna, un interlocutore costante, un essere vivente. Poesie ist eine von uns. E per lei, che impara le lingue scrivendo in altre lingue – così ci dice a proposito dell’italiano – la poesia sembra sempre, in qualche modo, libera e clandestina,
“Presenza/assenza-all’ombra-luce:
Mantello nero e sciarpa rossa,
rosso di volpe scodinzolante”
(Vor der Santa Maria in Aracoeli, Villa Massimo, autunno 2022 – Traduzione Miriam Miscoli. Le traduzioni dal tedesco, lette durante l’evento, sono state curate da Thomas Höhne).