L’edizione integrale della pubblicistica italiana di Gustaw Herling
di Paolo Morawski
Sono usciti di Gustaw Herling, Scritti italiani. 1944-2000, a cura di Magdalena Śniedziewska, 2 voll., V-1278 p., Bibliopolis, 2023
Dalla scheda dell’Editore: «L’edizione integrale della pubblicistica italiana di Gustaw Herling comprende circa 500 articoli, dal 1944 al 2000, raccolti dalla curatrice nell’archivio Herling presso la Fondazione “Biblioteca Benedetto Croce” e integrati con ricerche su collezioni di riviste e quotidiani. Gli Scritti italiani, imponenti per quantità, per significato e contenuti, ma anche per l’ampio arco degli organi di stampa cui Herling collaborò e per l’alto profilo intellettuale dell’autore, attraversano le stagioni più rilevanti della cultura italiana nel secondo Novecento. Dal “Mondo” di Pannunzio a “Tempo presente” di Silone e Chiaromonte, al “Corriere della Sera” di Spadolini e al “Giornale” di Montanelli, fino alla “Stampa” e al “Mattino” negli anni ’90, il succedersi degli articoli scandisce l’itinerario del giornalista e pubblicista, testimoniando il suo esilio in Italia, divenuta per lui una “seconda patria”. In queste pagine si rivelano principii e valori che connotano tutta l’opera di Herling e la sua “duplice vita di scrittore”: fra letteratura e impegno politico, sempre al servizio della verità, unita alla crociana “religione della libertà”»
E’ impressionante vedere lo spessore di questi due volumi, aprirli, toccare con mano le pagine, leggere la sterminata quantità di articoli di alta qualità, frutti di variegato interesse, che Gustaw Herling ha scritto sulla stampa quotidiana e periodica italiana dal 1954, con assidua frequenza dal 1956 al 1982, poi nuovamente dal 1994 al 1998, con saltuari interventi prima e dopo questi più intensi periodi “italiani”. Herling, lo consideriamo soprattutto un grande scrittore polacco, tra i maggiori del XX secolo, un uomo di cultura attivamente impegnato nelle battaglie politico-letterarie dell’emigrazione polacca stretta intorno alla rivista “Kultura” di Parigi. Grazie alla preziosa edizione della casa editrice Bibliopolis di Napoli a cura di Magdalena Śniedziewska, scopriamo che Gustaw Herling non si è affatto sottratto al suo destino italiano, al suo essere un polacco che vive a Napoli e che ha infine scelto come seconda patria l’Italia. Ha scritto, e molto, in italiano per i lettori italiani. Trasmettendo loro innanzitutto il suo sapere sulla Polonia, i suoi amori e dissapori, le sue chiavi di lettura della cultura polacca, al contempo approfondendo per il pubblico della penisola la storia e le vicende politiche del suo paese natio, seguendo il crescere e svilupparsi di diverse forme di opposizione al regime comunista, tra disgeli e inverni, anni magri, aspettative e crisi, intellettuali e operai, rivolte e repressioni, passi avanti, passi indietro e scarti laterali.
Non è la sola sorpresa che presentano questi due accattivanti volumi. Scopriamo per esempio che Gustaw Herling è stato un fine conoscitore della cultura russa che egli ha per così dire traghettato in Italia: dai grandi autori del canone culturale russo pre-Rivoluzione russa ai dissidenti, artisti, poeti, letterati, storici, scienziati dell’era comunista, dalle vittime dello stalinismo ai suoi contemporanei della seconda metà del Novecento stretti nella morsa del socialismo reale dell’URSS o esuli in Occidente. Di pagina in pagina, passiamo da Mosca a San Pietroburgo-Pietrogrado-Leningrado-San Pietroburgo, da Odessa a Parigi al… villagio di Cavendish nello Stato del Vermont negli USA (dove approda in esilio forzato Aleksandr Isaevič Solženicyn). La cultura, la letteratura, la poesia, la saggistica, il teatro, le riviste e la società russe sono viste il più delle volte in relazione (problematica) allo strapotere del Partito, ai soffocamenti causati dall’ideologia dello Stato, all’ottusità dei suoi vertici, al culto delle personalità, a cominciare da quella di Stalin. Scopriamo le patologie e gli effetti a vasto raggio delle lotte che si svolgono nel silenzio del Cremlino e che determinano le oscillazioni della censura, l’intensità con la quale colpisce mentre la propaganda manipola verità e Storia. La macchina infernale del controllo e della repressione sovietica trafigge singoli e intere famiglie. Di articolo in articolo ci appare un mondo, il mondo che si pensava fosse finito ieri, nel 1991: un susseguirsi di delazioni, accuse, perquisizioni, espulsioni, arresti, purghe, linciaggi, interrogatori, torture, processi, condanne, deportazioni, carceri, campi di lavoro e campi di concentramento, riabilitazioni e successive (ri)cadute, talvolta (poche, pochissime) scuse, nessuna scusa il più delle volte. Per colpa di una spia quanto di un falso testimone si finisce nell’Arcipelago Gulag e in altre Siberie, si diventa prigionieri o addirittura si muore spesso per un niente, per una poesia, per una frase di troppo, una parentela, un’amicizia, una semplice conoscenza. La parola disgelo è spesso evocata in queste pagine di Gustaw Herling che indaga le molte realtà del dissenso. Le parole terrore, paura, delusione, rassegnazione, silenzio, vodka sono quotidiane, di casa, talvolta abitano nel sottosuolo. Stagioni “calde” si alternano a giri di vite, a cupe atmosfere. Si tace non sempre per acconsentire. Oh quante vite minacciate, costrette a piegarsi, domate, sommerse, isolate dal resto del mondo. Eppure la speranza è l’ultima a morire. Continuamente dalle catacombe affiora chi lotta, si oppone, obietta, è alla ricerca della propria e altrui libertà, non fosse che di parola. L’URSS che viene “ispezionata” da Herling a beneficio di lettrici e lettori italiani è soprattutto quella delle idee, dei libri scritti o da scrivere, pubblicati o inediti, manoscritti o dattilografati, alla luce del sole o clandestini, in prosa o in versi, già tradotti o da tradurre. Segnalazioni, recensioni, storie talvolta intime, ma quanto esemplari ed eticamente pregnanti.
Grande traghettatore che scrive in italiano per gli italiani – certamente “per vivere” ma non solo – Gustaw Herling accompagna anche in questi due volumi di Scritti italiani lo sguardo dei suoi lettori a Praga, a Budapest, a Berlino-Est, in Romania, in Bulgaria, analizzando e spiegando i piccoli cangiamenti, le più profonde trasformazioni, talvolta le rivoluzioni che scuotono l’Europa dell’Est, le cosiddette “democrazie popolari”, i “comunismi reali” dei paesi satelliti sotto dominio sovietico. Separati fra loro da muri, cortine e paratie stagne, oltre che da atavici pregiudizi e sedimentazioni storiche, sotto la penna di Herling polacchi, ungheresi, cecoslovacchi, rumeni, bulgari, lituani, ucraini, russi e pure jugoslavi si parlano, interagiscono in presenza o a distanza, lanciano e firmano appelli, si leggono e sostengono a vicenda, discutono tra loro, organizzano colloqui, creano riviste, hanno momenti di sincera e reciproca solidarietà, dissentono, talvolta duramente ma comunque in maniere civili. Come nel caso di Solženicyn contro Sacharov.
Ogni pagina di questi Scritti italiani risuona di innumerevoli dialoghi e scambi. Dialoghi tra est-europei e dialoghi tra est-europei e ovest-europei. Come in un nastro di Möbius vediamo scorrere sovietici in Italia, prosatori polacchi in Italia, italiani in Polonia, un polacco in Crimea, Kafka in Russia, Esopo a Praga ma anche Camus e Kafka, Sartre che “assolve” Kosik, eccetera. Inoltre, seguiamo cronache e istantanee da Parigi, Londra, Barcellona. Dialoghi e scambi, resoconti e dossier che Herling, tale un abile e determinato regista, tesse e combina, ritesse e ricombina a piacere, sul filo dell’attualità, ma di un’attualità tutta sua, filtrata da una sensibilità indubbiamente personale, e pure molto est-europea, perché non è solo polacca. La sua fervida immaginazione gli consente talvolta di prefigurare ciò che ancora deve accadere raccontandolo anche attraverso interviste immaginarie.
Di anno in anno Gustaw Herling ci spinge, noi lettori incuriositi, a immergerci nuovamente, ma per fortuna a sana distanza, nelle profondità del totalitarismo, nel “sogno” del marxismo teorico, nel comunismo applicato che egli non esita a definire gemello del nazismo (Gulag e Lager, rosso e nero), suscitando nella penisola malumori, sdegni, polemiche. Il regno del “nazistalinismo”, del socialismo schizofrenico, dell’utopia e dell’assurdo risuona di fede e stoltezza, di incubi e slogan, di scricchiolii, sussulti, voci del terrore e rivolte mute. Lo popolano burocrati e politici, fantasmi della rivoluzione e clandestini della libertà, naufraghi dello stalinismo e del leninismo. La sorpresa più grande sono le molte donne coraggiose: Antigoni russe/sovietiche, donne in perigliose odissee personali quanto familiari e sociali. Tra i pilastri del sistema ci sono i contabili del crimine, gli autori dei delitti, i “duri e puri”, i militanti convinti assieme agli opportunisti, ai parassiti, ai compagni di strada, agli “utili idioti” senza alcun discernimento critico, i revisionisti, gli eretici, e quelli che si sono allontanati, ravveduti oppure persi o mai convertiti. C’è la menzogna, il male, l’inferno, ci sono i demoni, c’è la peste totalitaria, ci sono lupi, tra fili spinati, umorismi nascosti e sprazzi dolorosi di fiducia. Scorrono vite difficili e fiumi di samizdat. C’è chi fugge, chi è “deportato” all’estero, chi rimane al proprio posto a soffrire con altri, per altri.
Percorsi a spirale, continui echi di rimandi al passato, a mondi decisamente lontani dalle esperienze mediterranee. Ci si addentra in luoghi spesso ignoti agli abitanti della penisola. Eppure Herling mai smette di guardarsi attorno, mai cessa, pur da outsider, di osservare il paese che lo accoglie. Napoli-Polonia: i “due estremi” della sua vita, lui “polacco-napoletano”. Lo seguiamo raccontare l’Italia agli italiani, le sue province, città e cittadine, i suoi intellettuali e circuiti editoriali, polemizzando talvolta con taluni salotti politico-letterari e giornalistici, criticando improvvisazioni e schematizzazioni, conformismi e allineamenti ideologici. Ma non mancano paesaggi e arti figurative, e viaggi, i suoi e quelli di altri – come quello di Alberto Moravia in India.
La densa Introduzione di Magdalena Śniedziewska si apre con illuminanti riflessioni sul rapporto che lo scrittore intratteneva con la lingua polacca e la lingua italiana (chi dice lingua dice universi culturali e sonori). Nel caso di Herling, Gustaw diventa Gustavo ed egli si “insedia” nell’italiano grazie innanzitutto a Lidia Croce, che poi sposerà in seconde nozze. Italianizzandosi entro certi limiti, il suo polacco si modulerà sull’italiano (e/o forse anche viceversa?). Per la schiera dei suoi estimatori nella lingua italiana egli prenderà su di sé il ruolo di “ambasciatore”: da una parte delle culture polacca, russa, est-europea in Italia; dall’altra delle memorie legate all’universo concentrazionario e totalitario sovietico (contro ogni smemoratezza e oblio). Giustamente la curatrice registra il forte legame di coerenza esistente tra la pubblicistica riportata negli Scritti italiani e le riflessioni racchiuse in polacco nelle migliaia di pagine del suo Diario scritto di notte (1970-2000): due avventure intellettuali contemporanee, due miniere che già fanno la gioia dei comparatisti. Nel ritratto che Magdalena Śniedziewska traccia dello scrittore, osservatore acuto della vita del suo tempo, oltre che implacabile commentatore del sistema sovietico e critico letterario, la figura di Gustaw Herling emerge con una personalità niente affatto esente da emotività e passioni. La sua rottura con “Il Giornale” nel 1982 per esempio viene descritta a dir poco come “turbolenta”.
Gustaw Herling (Kielce, Polonia, 1919 – Napoli, 2000) è considerato uno dei maggiori scrittori polacchi. Debuttò alla fine degli anni trenta come critico letterario. Fu arrestato dai sovietici nel 1939 mentre cercava di espatriare in Francia per combattere contro i tedeschi. Deportato in un gulag sul Mar Bianco, fu liberato nel 1942 e si unì alle truppe polacche del generale Anders che combatterono, assieme agli inglesi, nel Nordafrica e in Italia. Dal 1955 si trasferisce a Napoli. Ha collaborato con riviste e quotidiani, ha scritto saggi e opere narrative. I suoi libri, per molti anni vietati in Polonia, sono oggi tradotti e pubblicati con successo nelle principali lingue. Feltrinelli ha pubblicato Diario scritto di notte (1992), Un mondo a parte (1994), Ritratto veneziano e altri racconti (1995), Don Ildebrando (1999). Gli è stato conferito un riconoscimento postumo dal Premio Napoli nel 2003. Sulla sua opera sono usciti due volumi recenti: il fondamentale Gustaw Herling, Etica e letteratura, a cura di Krystyna Jaworska, i Meridiani, Mondadori, settembre 2019; e Gustaw Herling e il suo mondo. La Storia, il coraggio civile e la libertà di scrivere, a cura di Andrea F. De Carlo e Marta Herling, Viella, Luglio 2022.
NB – Nella recensione di Raffaele Manica, Herling, l’urgenza della storia e della politica in una lezione di stile, pubblicata su “il manifesto”, il 19 marzo 2023, c’è questo bel giudizio che vale la pena di riprendere. Gli scritti italiani “s’inarcano come un’opera dal flusso continuo, che si frange sugli avvenimenti, li avvolge, li riporta a terra, si ricompone: come un diario scritto di giorno che nelle sue singole pagine e nel suo insieme va molto oltre le occasioni all’origine dei pezzi che lo compongono. Un’energia irruenta – che trova oggetti diversi nel corso degli anni e resta fedele a se stessa perché quegli oggetti appartengono a una medesima serie – ma tenuta entro la giurisdizione di una limpidezza argomentativa che va dritta al sodo, alla questione centrale delle cose. Se per assurdo volessimo sottrarre queste pagine all’urgenza della politica e della storia dalle quali furono originate, ne resterebbe una lezione di umanità straordinaria e di stile di pensiero: ma a quell’urgenza non si può né si deve sottrarle”.
4 Commenti. Nuovo commento
Caro Paolo è bellissimo il tuo scritto, straordinario nel rivelare pienamente il significato degli Scritti italiani di Gustaw Herling. A partire dal titolo che dai. Grazie per questa illuminante lettura e omaggio profondo al duplice mondo di Gustaw
mi permetto di ricordare che , se non erro, G. Herling, al di là di guerre, muri e anatemi, fra Occidente ed Oriente, ha accennato anche a un auspicabile reciproco riconoscimento parlando, con indiscutibile originalità , di paesi di “Cerniera”…
sul tema “cerniera” di GHG stiamo preparando un piccolo libro (primavera?) saluti e grazie
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