VIII edizione del festival delle culture slave a Torino
di Giulia Randone
Il mese di marzo, a Torino, è tradizionalmente dedicato a Slavika, il primo festival italiano dedicato alle culture slave organizzato dall’associazione culturale Polski Kot, nata nel 2015 da un’iniziativa di Alessandro Ajres e oggi guidata da un gruppo di studiosi e appassionati slavofili. Quest’anno il festival giunge all’ottava edizione (14-16 marzo 2025) e abbiamo pensato di raccontarvi il programma proponendovi di seguirci lungo tre percorsi (+1).
1. Ragionando oltre i confini
A inaugurare il festival, venerdì 14 marzo, sarà la poeta e prosatrice Egana Džabbarova, che terrà una lezione aperta sul colonialismo nella letteratura russofona. Prendendo spunto da uno dei più noti articoli autobiografici di Gloria Anzaldua, Come domare una lingua selvaggia, dedicato ai legami tra lingua, identità e sottomissione, Džabbarova vuole analizzare la sensazione di estraneità della lingua e la possibilità di liberare la propria lingua dalle norme coloniali prefissate. Basandosi su studi di teorici contemporanei, la scrittrice racconterà come sia nato e si sia sviluppato il concetto di “sensibilità decoloniale” e attraverso quali procedimenti e quali proprietà sia rintracciabile in letteratura.
Il giorno successivo sabato 15 marzo, alla sera, l’autrice sarà protagonista di un reading poetico accompagnato dalla musica del pianista e compositore Andrea Cavallo. Chi volesse avvicinarsi alla scrittura di Egana Džabbarova potrà trovare alcune sue poesie tradotte in italiano nelle antologie La mia vagina (Stilo Editrice, 2024) e Sognavo di avere gli occhi azzurri (Macabor, 2024).
Sabato 15 marzo il reporter polacco Wojciech Górecki racconterà le molte sfaccettature del Caucaso, terra che percorre nei viaggi e con la penna da oltre vent’anni, presentandoci due sue opere recentemente pubblicate in italiano dall’editore Keller: Pianeta Caucaso e Abcasia. Lo scrittore, che annovera tra i suoi maestri grandi protagonisti della storia del reportage letterario come Hanna Krall e Ryszard Kapuściński, ha scelto di dedicarsi al Caucaso perché è un mosaico di popoli, lingue e religioni in cui si può trovare “molto di tutto”: un punto d’osservazione privilegiato per comprendere non solo la Russia ma anche il Medio Oriente e, di riflesso, molte delle attuali tensioni internazionali. Górecki è anche uno dei pochi che ha avuto l’opportunità di osservare la nascita, lo sviluppo e il declino, nel corso di vent’anni, dello “Stato” abcaso, con i suoi confini contesi e uno status indefinito, e il suo racconto si distingue per l’acutezza dell’analisi storica, corroborata da una buona dose di curiosità e ironia. A dialogare con lui ci sarà Cesare Figari Barberis, ricercatore alla Leiden University e collaboratore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale.
2. Ecologia e femminismo
Negli anni della crisi pandemica, che ha comportato cambiamenti anche per l’organizzazione della nostra associazione, la squadra del Polski Kot ha dato sempre più spazio al discorso femminista, fin dall’organizzazione della rassegna KobieTo!, che tra il 2021 e il 2022 ha proposto una riflessione sulla condizione della donna nei paesi dell’Europa centro-orientale. Dal 2023 Slavika si è presentato al pubblico con un nuovo simbolo, quello della rusałka, una creatura acquatica e femminile molto presente nel folklore slavo che nei secoli le leggende hanno caricato di una valenza pericolosa, e di cui noi, invece, desideriamo rimarcare il potenziale eversivo. A questa immagine si affianca, per questa ottava edizione, il simbolo di un fiore, scelto non solo per rappresentare la vitalità della natura, ma per simboleggiare la ricerca di un equilibrio nel rapporto tra l’umanità e il mondo naturale. Il fiore non è soltanto un elemento decorativo, che richiama le mattonelle dipinte tipiche di alcune aree del sud della Polonia, ma è soprattutto espressione dell’attenzione che il festival dedica quest’anno a temi legati all’ecologia e all’attivismo ambientale nei Paesi slavi.
Questi argomenti, più attuali che mai, saranno esplorati domenica 16 marzo nel corso di
due appuntamenti. Il primo è la lezione aperta della ricercatrice Aida Kapetanović, che studia le reti di attivismo e mobilitazione regionali a difesa dei fiumi dei Balcani e che ci racconterà come le comunità locali della Bosnia si siano unite per opporsi al boom di investimenti nelle energie rinnovabili, un fenomeno che mina gravemente fiumi e torrenti del territorio, causando una dannosa alterazione dell’ecosistema. All’incontro interverranno Alfredo Sasso, storico e coautore di Capire i Balcani occidentali (Bottega Errante, 2021) e Chiara Milan, ricercatrice in Sociologia Politica alla facoltà di Scienze Politiche e Sociali della Scuola Normale Superiore.
Il tema fluviale sarà approfondito nel secondo appuntamento della giornata, quando interverranno le artiste e attiviste Cecylia Malik e Grażyna Smalej, esponenti del collettivo ecofemminista Siostry Rzeki fondato da Malik nel 2017 per protestare contro i programmi statali di gestione degli ultimi fiumi naturali polacchi. Dopo la proiezione dell’omonimo documentario Siostry Rzeki (Polonia 2021, lett. Sorelle fiumi – guarda un estratto), le due artiste dialogheranno con il pubblico commentando gli originali happening di protesta ideati dal loro collettivo, animati dal duplice desiderio di restituire ai corpi idrici una voce e una soggettività e di costruire una comunità umana coesa in grado di schierarsi in difesa di questi preziosi ecosistemi. L’incontro sarà moderato da Federica Tammarazio, storica dell’arte e presidente dell’associazione Pentesilea.
3. Tradurre insieme
Elemento costitutivo e caratterizzante di Slavika fin dalla sua prima edizione sono i laboratori di traduzione letteraria dal polacco, ucraino, russo e serbocroato, aperti a chiunque possegga una conoscenza adeguata della lingua e condotti da traduttori esperti come Barbara Delfino, Massimo Maurizio, Sara Gargano, Olja Perišić, Katarina Mitić e Alessandro Achilli a partire anche dai testi di ospiti del festival. L’intensità del lavoro e il generoso scambio intellettuale che anima questi laboratori, cui partecipano sempre persone di tutte le età, interessate alla traduzione per pura passione oppure in quanto professionisti del settore, sono testimoniati anche dalla recente pubblicazione dell’antologia Slavika a quattro voci. Esperimenti di traduzioni collettive, esito del lavoro condotto nei laboratori l’anno scorso a partire da testi delle autrici Lejla Kalamujić, Joanna Oparek, Dar’ja Serenko e Iryna Šuvalova.
4. Slavika OFF per Dubravka Ugrešić
Ufficialmente la rassegna si conclude il 16 marzo ma quest’anno ci è parso doveroso dedicare uno spazio al di là della cornice festivaliera alla figura della scrittrice croata
Dubravka Ugrešić, che è stata spesso ospite del Polski Kot ed è scomparsa nel 2023. Il lunedì 17 marzo le studiose Neval Berber, Nicole Janigro, Vesna Šćepanović e Merima Omeragić dialogheranno insieme rievocando ricordi personali e analizzando le opere di Ugrešić, mentre il 10 maggio la studiosa bosniaca Neval Berber terrà una lezione aperta dal titolo La fine della Jugoslavia e lo smembrarsi della sua cultura e della sua lingua nelle opere di Dubravka Ugrešić. Come scrivere Berber:
«gli incontri di Torino vorrebbero approfondire il rapporto di Ugrešić con il femminismo, il contesto letterario jugoslavo prebellico, gli studi di slavistica, le voci internazionali dell’esilio di fine anni Novanta, i generi letterari e molto altro, per far emergere una figura intellettuale di grande spicco, che per essere compresa nella sua vastità necessita di essere studiata, letta e discussa considerando la sua produzione letteraria nell’arco di quarant’anni e in una prospettiva interdisciplinare. Mentre le nostre ospiti e le loro letture dell’opera di Ugrešić si distinguono per una varietà di sguardi interpretativi, ricchi di spunti e chiavi di lettura, ciò che le accomuna è la valorizzazione dello sguardo femminile della scrittrice nell’interpretazione dei fatti che è andata tematizzando nelle sue opere. Mi auguro che il dialogo torinese, a partire dalla sua prospettiva multifocale, faccia emergere questo suo tratto, che la rende una voce rara nel panorama della scrittura post-jugoslava e un’interprete sempre critica e mai scontata della nostra contemporaneità».
L’edizione 2025 del festival Slavika è resa possibile dal sostegno del Consolato della Repubblica di Polonia in Milano, dell’Istituto polacco di Roma, e dal contributo del Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne dell’Università di Torino e di Arci Torino.
Vi aspettiamo a Torino!
Giulia Randone