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Marta Nykytchuk
12 Maggio 2022
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2 Commenti

Odesa, molto più di un teatro di scontri

Una città con vista sul mare famosa per le sue risate

di Marta Nykytchuk

Odesa (traslitterato dall’Ucraino Одеса e Odessa in italiano) è una città con vista sul mare. La maggior parte degli europei ne è venuta a conoscenza con la guerra di aggressione di Putin. Infatti, è un punto strategico posizionato sulla costa meridionale dell’Ucraina ed è il porto marittimo più grande dell’intero Paese da cui partono molteplici esportazioni. Se Odesa dovesse cadere, nelle condizioni attuali, l’Ucraina non avrebbe più alcuna possibilità di sbocco sul mare e ciò metterebbe in difficoltà l’intera economia della nazione.

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Odesa, tuttavia, non è solo una “chiave” economica e politica che potrebbe garantire al nemico una contiguità territoriale con la Crimea. Dal punto di vista storico, il nome Odesa appare per la prima volta nel 1795 e potrebbe essere associato all’antica colonia greca di Odessos (ora è accertato che la colonia si trova sul sito della città di Varna). Occasionalmente vengono utilizzate delle frasi, perifrasi o paragoni per descrivere la città stessa come “Perla del Mar Nero” o “Palmyra meridionale” per evocare la Palmira siriana, una città nota per la sua straordinaria bellezza. La città è effettivamente un museo a cielo aperto di cui il centro storico, dal 2009, fa parte della lista preliminare dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO (vedi foto ed info riguardanti il centro storico di Odesa).

Nata dalla conquista delle terre lungo il Mar Nero da parte dell’Impero russo, Odesa si é sviluppata attivamente non solo dal punto di vista economico, ma anche nella pianificazione urbana. In particolare, il primo piano urbanistico della città è stato elaborato alla fine del XVIII secolo dal famoso ingegnere fiammingo François-Paul Sainte de Wollant.

L’edilizia di massa comincia nella prima metà del XIX secolo. La città attraversa diverse fasi architettoniche, segnate da molteplici stili, in particolare il neogotico che si nota nella costruzione del Palazzo Brzozowski e il classicismo che si può notare nella Cattedrale della Trasfigurazione, nel Liceo Richelieu, nella Cattedrale della Santissima Trinità e nell’Edificio Circolare. Nella progettazione della scalinata Potëmkin è importante ricordare anche l’architetto italiano di origini sarde Francesco Boffo.  

La città è uno dei centri storico-culturali più apprezzati della nazione ed è famosa per i molteplici teatri e musei che hanno ciascuno una lunga storia. L’arte teatrale occupa un posto di rilievo nella vita culturale della città. Il teatro più famoso è l’Odessa National Academic Opera and Ballet Theatre, che fu visitato tra altri dall’eccezionale compositore Peter Tchaikovsky. Sul palco del teatro si sono esibiti cantanti e ballerine famosi, come e la statunitense Isidora Duncan e, ancor prima, l’italiano Enrico Caruso. Caruso nel 1865 fece una tournée con una troupe italiana in Russia, ma non poté rientrare in Italia, perché dichiarato renitente alla leva. Rimase in Russia tre anni, girovagando per i teatri, anche in Siberia. Il teatro di Odesa gli affidò il ruolo di primo tenore ne I Lombardi alla prima crociata  e ne Il trovatore di Giuseppe Verdi.   

Inoltre, Odesa è sempre stata una città multinazionale e la combinazione di culture diverse sullo stesso territorio ha portato alla creazione della cosiddetta “lingua di Odessa” in originale «Одеська мова». Secondo alcuni ricercatori, la lingua di Odesa è una combinazione di diverse lingue, principalmente russo, ucraino e yiddish. Altri ricercatori considerano questa lingua “la lingua russa degli ebrei”, in quanto è considerata un vero e proprio patrimonio culturale del popolo ebraico. Tuttavia, il numero di persone che parlano la lingua di Odesa è in costante calo. Fin dall’inizio della sua esistenza nell’impero russo, è stata un luogo di unione non solo delle culture russa ed europea, ma anche delle élite politiche come Sergej duca Witte, il duca di Richelieu Armand Emmanuel du Plessis, o più vicino a noi Mikheil Saakashvili. 

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Immagine: Map of Odessa, 1850  

Odesa è considerata la capitale dell’umorismo ucraino e tale stereotipo sopravvive grazie ai molteplici comici che tutt’ora portano avanti un festival annuale dell’umorismo e satira denominato – “Humorina” o «Гуморина». Il festival, nato in epoca sovietica, viene riproposto annualmente il 1° aprile, il giorno della risata, ufficialmente dal 1973. Vedi il video del festival annuale dal 1972 al 2020. 

Uno degli esponenti maggiori della capitale dell’umorismo, Stepan Olijnyk (1908-1982) – Олійник Степан Іванович – fu poeta satirico e umorista, giornalista, romanziere e politico. Proveniva da Pasycely (Пасицели), villaggio della regione di Odesa, dove Olijnyk nacque nel 1908. Il poeta proveniva da una grande famiglia di contadini che lo stimolò a studiare. Infatti, riuscì a diplomarsi alla scuola elementare e a proseguire gli studi presso il Collegio Cooperativo, poi alla Facoltà di Lettere dell’Istituto di Pubblica Istruzione di Odesa. Da studente incominciò la sua carriera letteraria scrivendo e pubblicando poesie su giornali e riviste locali a partire dal 1928. Suo padre, però, fu vittima delle repressioni scatenate dalle autorità sovietiche nell’ambito della “dekulakizzazione”. Il termine deriva dalla parola kulaki e si riferisce ai contadini indipendenti della Russia aventi propri appezzamenti di terreno. Successivamente l’espressione venne utilizzata in modo spregiativo dai bolscevichi per indicare i contadini agiati (nemici di classe). Nel 1929-1930 la politica di collettivizzazione agricola forzata promossa da Stalin costrinse milioni di contadini a consegnare allo Stato bestiame, attrezzi, ogni scorta alimentare fino all’ultimo chicco di grano. Ciò provocò notevoli resistenze, che a loro volta innescarono l’escalation delle misure repressive di dekulakizzazione. Poiché nel frattempo dilagava la carestia, per schiacciare la resistenza dei contadini ucraini il potere sovietico si servì in maniera sempre più risoluta dell’arma della fame. La fase finale dell’escalation della repressione fu la deportazione collettiva di tutti gli abitanti dei villaggi “ribelli”. Tra l’autunno del 1932 e l’estate del 1933 più di quattro milioni di persone morirono di fame in Ucraina e nel Kuban, un’entità amministrativa della Repubblica Russa nel Caucaso settentrionale popolata in gran parte da ucraini. La genesi e l’aggravarsi della carestia in Ucraina e Kuban furono, in sostanza, determinati in larga misura da precise scelte politiche (tra cui i prelievi forzosi dei raccolti agricoli) della leadership sovietica del tempo (Stalin, Molotov, Kaganovich). La dekulakizzazione si trasformò così in vero e proprio sterminio dei kulaki. Sulla carestia e lo «sterminio per fame» – in ucraino «Holodomor» o Голодомор: la lingua ucraina ha combinato le parole holod (fame, carestia) e moryty (uccidere, esaurire, condannare a morte) – vale la pena di rileggere le pagine dello scrittore Vasilij Grossman che nel suo romanzo Tutto scorre  (1963) ha descritto i crimini provocati dalla “rabbia di Mosca verso l’Ucraina”. Oggi alcuni giornalisti sottolineano le somiglianze tra la dekulakizzazione voluta da Stalin e la  “denazificazione” operata dagli eserciti di Putin. 

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Torniamo a Stepan Oliyjnyk. Nel 1930 in quanto figlio di un “nemico del popolo”, il poeta viene espulso temporaneamente dall’Istituto di Pubblica Istruzione di Odesa per un anno.  Sebbene Stepan sia un nativo ben considerato e rispettato, il crudele regime dell’epoca lo addita come “nemico” e nemmeno lui sfugge alle persecuzioni e punizioni del sistema. Viene arrestato per aver composto pezzi spiritosi e “nazionalisti” per la brigata della campagna studentesca “Blue Blouses” e per aver indossato la camicia patriottica denominata “Vyshyvanka” o “Вишиванка” in ucraino (si tratta di una camicia bianca e ricamata, simbolo della libertà del popolo) Per le autorità del regime, tutti coloro che indossano una camicia ricamata ucraina, parlano o ancor più scrivono opere in ucraino, sono considerati pericolosi nazionalisti ucraini, reazionari e controrivoluzionari, da mettere a tacere. Uscito di prigione Stepan Oliyjnyk riesce a laurearsi e incomincia a lavorare come insegnante di lingua e letteratura ucraina indossando, spesso, la camicia ricamata per poter manifestare il suo “nazionalismo borghese”. Nel 1935 lavora come corrispondente per il quotidiano regionale di Odesa “Comune del Mar Nero” («Чорноморська комуна»). 

Negli anni 1930 l’URSS conosce un’ondata di repressione poliziesca che raggiunge l’apice nella metà del decennio, con i “processi farsa” che negli anni 1936-1939 consentirono a Stalin di eliminare l’élite del Partito, giustiziare circa un milione e mezzo di individui e rinchiudere più di 8 milioni di cittadini sovietici nei campi di concentramento sparsi in tutte le Russie, dalle regioni artiche alla Siberia, dagli Urali al Kazakistan. Durante la repressione di massa del 1936 Stepan Oliynyk rifiuta di collaborare con l’NKVD, la polizia segreta (in russo: НКВД, abbreviazione di Народный комиссариат внутренних дел), ovvero il Commissariato del popolo per gli affari interni. Nell’autunno del 1939 ormai noto giornalista e poeta, Oliynyk si trasferisce a Kyiv, dove collabora con i giornali della capitale.

Per la sua partecipazione alla Grande Guerra Patriottica, gli viene conferito il titolo dell’Ordine di Lenin e della Bandiera Rossa del Lavoro. Durante la Seconda guerra mondiale, Olijnyk lavora infatti come corrispondente in prima linea. Nonostante i tempi bui in tutto il mondo, gli anni del dopoguerra rappresentano il suo secondo debutto e il suo vero trionfo come poeta satirico. I suoi primi libri umoristici hanno un enorme successo. Ottiene il Premio di Stato ed entra a far parte dell’Unione degli scrittori, lavorando per la rivista “Pepe” («Перець»).

Stepan Olijnyk muore l’11 gennaio del 1982 a Kyiv ed è sepolto nel cimitero di Bajkove nel quartiere di Holosiiv (in ucraino: Байкове кладовище). È il cimitero monumentale della città, uno dei più antichi, dove sono sepolte numerose personalità di spicco ucraine. Vedi il video sul cimitero).

Alla sua morte è quasi impossibile trovare un contemporaneo nell’Ucraina sovietica che non conosca o che non abbia sentito il suo nome. Stepan Olijnyk ha creato la risata più allegra nella letteratura popolare ucraina ed è il primo, e finora l’unico umorista satirico ad aver ricevuto nel 1948 il più alto premio statale denominato allora premio Stalin (oggi Premio di Stato). A prescindere dalle onorificenze, Stepan Olijnyk ha avuto una conoscenza profonda della vita, dei costumi, delle tradizioni, dei fondamenti stessi della psicologia ucraina. Questa conoscenza, in raffinata combinazione con il suo sottile senso di vero umorismo popolare e con il suo talento letterario, potente e straordinario, oltre che alla sua indubbia capacità di rivolgersi ai più giovani, gli hanno consentito di distinguersi tra i poeti satirici contemporanei.

Fonte dell’immagine

Di seguito una delle poesie di Stepan Oliynyk. Scritta nel 1965, mette in risalto l’amore che il poeta prova nei confronti della propria terra.

Люблю наш край

Люблю наш край: лимани, балки,
Чаїний крик і хвиль тепло…
Там з моря видно всім рибалкам
Твоє — Григорівку — село!

Сходивши землю срібноросу,
Що клонить трави аж до хвиль,
Ти змалку вмів клепати косу,
Водить човна і в шторм,
І в штиль.

В рибальській трудженій родині
Законом стало ще тоді:
Подай весло своє людині,
Що опинилася в біді!

Л іта лишаючи позаду,
У море ходиш, як ходив…
А скільки яблунь, винограду
Ти круг Одеси насадив!

Взнаю твою робочу майку
Іще здаля, коли не йду:
Скінчивши вірш чи казку-байку,
Ти знов клопочеш у саду.

В роботі зрання і до ночі,
Немов той ратай на сівбі,
А скільки радощів для дочок
Переносив ти на собі!

Молодшій — книги, старшій — ноти.
(Добудь! Хоч діло і складне…)
Ті щедрі батьківські турботи
Завжди зворушують мене.

А жарти, сміх? Лиш серцем дужі
Так сіють усмішки дзвінкі!..
Люблю наш край,
мій добрий друже,
За те, що люди в нім такі!
Я бачив їх, коли з тобою
Бував не раз у тім селі,
Де кожну ніч у гул прибою
Старі вслухаються й малі.

Де зазнають рибалки лиха
В години штормів і вітрів,
Де й досі сива Качаниха
Із моря жде своїх синів…

І це вони, ті добрі люди,
Тобі довірили перо,
Щоб випікав ним зло повсюди,
Щодня відстоював добро,

Щоб по щурах бив і по вовку,
Що з-за межі ген вирина…
Радий, що їх «командировку»
Ти прагнеш виправдать сповна!

Люблю наш край: рибальську вдачу,
Солоний бриз і хвиль тепло…
Аж звідси, друже, ясно бачу
Твоє — Григорівку — село!

Amo la nostra terra

Amo la nostra terra: estuari, travi,
Il rumore dei gabbiani e ondate di calore…
Lì, dal mare, è visibile a tutti i pescatori
Il tuo villaggio – Hryhorivka!

Discendendo dalla terra argentata di rugiada,
Che piega l’erba fino alle onde,
Sapevi rivettare la falce sin dalla tenera età,
Guidare una barca durante la tempesta,
E nella calma.

In una famiglia di pescatori laboriosi
Da sempre legge fu:
Dai il tuo remo all’uomo,
che nei guai si trova!

Lasciando l’estate alle spalle,
vai per mare come prima…
E quanti meli, vigne
Hai piantato intorno a Odesa!

Riconosco la tua maglia da lavoro
Anche da lontano, se non mi avvicino:
Dopo aver terminato una poesia o una fiaba,
Di nuovo ti dai da fare in giardino.

Lavorando dall’alba alla notte,
Come quel contadino alla semina,
E quante gioie per le figlie
Hai sopportato!

Alla minore – i libri, alla maggiore – i quaderni di musica.
(Prendilo! Anche se il caso è difficile …)
Quelle generose preoccupazioni dei genitori
Mi commuovono sempre.

E gli scherzi, le risate? Seminano sorrisi nell’anima
Ecco come risuonano i sorrisi!
amo la nostra terra,
la mia buona amica,
Perché le persone qui sono proprio così!
Le ho viste quando ero con te
Sono stato in quel villaggio più di una volta,
Dove ogni notte nel rombo della risacca
I vecchi ascoltano come i giovani.

Dove soffrono i pescatori
Nelle ore di tempeste e vento,
Dove Kachanikha dai capelli grigi
Attende il ritorno dei figli dal mare…

E sono loro, quelle brave persone,
A te, invece, è stata affidata la penna,
Per bruciare il male ovunque,
E difendere il bene ogni giorno,

Per battere i topi ed il lupo,
Che spuntano senza limiti
Felice, che il loro “viaggio d’affari”
Tu voglia giustificarlo pienamente

Amo la nostra terra: abilità di pesca,
Brezza salata ed il calore delle onde
Da qui, amico mio, posso vedere chiaramente
Il tuo villaggio — Hryhorivka — !

TAG: Enrico Caruso | Marta Nykytchuk | Stepan Oliynyk | Holodomor | Odessa | Poesia | Teatro | Ucraina

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2 Commenti. Nuovo commento

  • Paola
    14 Maggio 2022 22:24

    Articolo molto interessante e traduzione impeccabile

    Rispondi
  • Poli-logo » Se la storia è maestra di vita, gli uomini sono pessimi studenti
    5 Novembre 2022 10:13

    […] scrittore incomincia la propria narrazione attingendo a quell’humour tipico di Odessa, che peraltro non abbandona nemmeno Poletti pur in un periodo così tragico. Vi è sempre una […]

    Rispondi

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