Notevole iniziativa del CSSEO per dare vigore agli studi sull’Ucraina e alla conoscenza dell’area post-sovietica
di CSSEO
Dalla Newsletter della Biblioteca Archivio del CSSEO riprendiamo la seguente comunicazione:
“Rispondendo a diverse sollecitazioni ricevute, e possedendo una buona biblioteca sull’Ucraina, abbiamo convenuto di dare vita ad un servizio gratuito di document delivery, cui potrà accedere chiunque, nel rispetto del diritto d’autore, degli accordi e delle pratiche vigenti nel nostro paese. Con cadenza mensile faremo circolare diversi fascicoli in cui viene elencato il nostro posseduto. Nel caso troviate, nel primo fascicolo allegato qui, qualche materiale di interesse, mandate una mail di richiesta a: info@ba-csseo.org. Se non conoscete la pubblicazione di vostro interesse, vi suggeriamo, prima di tutto, di chiederci l’indice. Con questa iniziativa ci auguriamo di dare il nostro contributo a una migliore conoscenza dell’Ucraina.”
L’associazione CSSEO-Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale, e la Biblioteca Archivio sono specializzati sulla storia dell’Europa centro-orientale, dell’Unione Sovietica e degli Stati successori. Custodiscono circa 100mila pubblicazioni a Levico Terme, in Viale Stazione16, tra volumi cartacei e in formato digitale. Un’enorme quantità di riviste e materiali in formato elettronico, microfilm, oltre ad una grande collezione di giornali, ai quali si aggiungono pubblicazioni originali in molte lingue, dal russo al polacco, dal ceco al cinese, al georgiano, in aggiunta a quelle nelle principali lingue dell’Europa occidentale, a partire dall’inglese. Libri ma non solo: riviste, samizdat, fanzine e volantini, documenti di movimenti politici o sindacali (a partire da Solidarność), fascicoli curati da due agenzie statunitensi (ma riconducibili alla Cia) che si occupavano della traduzione di articoli di stampa, trasmissioni radiofoniche e documenti di partito dei Paesi dell’ex blocco comunista – materiale che va dal 1976 al 1996: oltre 3 milioni di pagine su politica, economia, organizzazione militare e sociale dei vari Paesi. Insomma, sono documenti più o meno introvabili, un patrimonio di straordinario valore. Leggi qui.
Per documentazione. Tra gli eventi organizzati dalla Biblioteca Archivio CSSEO vedi la videoregistrazione dell’incontro-dibattito: “Quale 2023 per l’Ucraina?” (Trento, 11 gennaio 2023). Hanno discusso di quanto è accaduto in Ucraina e degli scenari che si prospettano:
- Danilo Elia, inviato del programma di Rai 3 EstOvest, che fin dalla prime manifestazioni sulla Maidan ha seguito gli eventi che hanno portato all’invasione russa. Danilo Elia è autore di Ucraina. Una guerra annunciata (KDP, 2022);
- Fernando Orlandi, della Biblioteca Archivio del CSSEO;
- Matteo Zola, direttore di “East Journal”, e collaboratore di “Osservatorio Balcani e Caucaso” e ISPI. Matteo Zola è autore e curatore di Ucraina. Alle radici della guerra (Paesi Edizioni, 2022).
Dalla presentazione dell’incontro: “Facile era la previsione che la tregua dichiarata dal presidente Vladimir Putin per il Natale ortodosso non sarebbe stata rispettata. Si ripete una vecchia storia, a cui gli ucraini non avevano creduto. L’annunciata tregua probabilmente doveva servire a riorganizzare le truppe russe in sofferenza e fare arrivare uomini e armi nei luoghi in cui si combatte duramente, come a Bahkmut, col fine di preparare una nuova offensiva.
L’uccisione di molte centinata di soldati russi allo scoccare dell’anno nuovo a Makiivka ha traumatizzato quell’esercito, mentre i blogger filo-guerra si sono scagliati con violenza contro i comandi militari tacciati di incompetenza criminale.
L’affronto doveva essere lavato e quindi Mosca ha fatto sapere di avere colpito due scuole a Kramatorsk dove alloggiavano in gran numero soldati ucraini, uccidendone ben 600: “Una rappresaglia per la strage di Makiivka”, ha dichiarato il general maggiore Igor’ Konashenkov, portavoce del Ministero della difesa russo.
Era solo propaganda: riferisce infatti “The Guardian” che alcuni reporter della Reuters hanno visitato i due dormitori che sarebbero stati distrutti: nessuno è stato colpito da missili. Non solo non c’erano segni che avessero ospitato centinaia di militari, ma neppure le minime tracce di corpi o sangue. Altri giornalisti stranieri presenti nella zona non hanno rilevato alcuna attività particolare a Kramatorsk, neppure negli obitori. La rappresaglia del general maggiore Konashenkov era soltanto propaganda per salvare la faccia.
Meno chiaro è il tipo di messaggio che Putin ha voluto mandare con il breve video in cui in solitario presenzia ad una supposta messa di Natale nella cattedrale dell’Annunciazione di Mosca. “Supposta messa” perché la luce che filtra dalla finestra è quella del giorno. Insomma, un video sceneggiato con una qualche sciatteria: Putin non è andato alla messa di Natale, si è solo messo in posa in chiesa. Osservato questo, ci si deve chiedere perché, quale messaggio voleva trasmettere? Uno zar al comando, talmente onnipotente da non potere essere affiancato da nessuno, che dialoga direttamente con Dio? Se questa era l’intenzione, il risultato è ben altro: Putin ha più il portamento di un pensionato stanco, assente, volto e postura più adatti a un funerale che alla celebrazione della Natività. L’immagine è quella di un uomo in non buone condizioni salute (siano ben fondate le indiscrezioni lasciate trapelare dai servizi segreti danesi?), altro che il maschio alfa di qualche tempo fa.
Sembra un fallito, proprio come fino ad oggi è fallita l’“operazione speciale” del secondo esercito del mondo. A nulla sono serviti i recenti 300mila reclutati. E così per la primavera si aspetta un ulteriore reclutamento di molte centinaia di migliaia di soldati (il decreto firmato da Putin nella versione pubblica recava degli omissis: ecco, prevedeva fino a un milione di reclute).
Siamo al giorno 320 della guerra, di una guerra che secondo i piani sballati del padrone del Cremlino si doveva risolvere vittoriosamente in una settimana o giù di lì. Dal 24 febbraio dello scorso anno sono cambiate molte cose: le forze armate ucraine stanno iniziando a ricevere armi sofisticate di recente produzione che permettono di colpire il nemico a distanza e con grande precisione, mentre l’esercito russo di un anno fa non c’è più. Le grandi perdite umane (per ogni caduto ci sono almeno due feriti, cui si debbono aggiungere disertori e prigionieri) e le ingenti distruzioni dei migliori mezzi a disposizione hanno cambiato il volto di quella forza militare: oggi al posto di professionisti ci sono dei coscritti, per giunta con un morale non troppo alto.
Resta un esercito capace di grandi distruzioni, non è certo sconfitto, ma non è più adeguato ad operazioni offensive. Lo si vede anche da quanto sta accadendo nelle ultime settimane: tenta di conservare quello che ha conquistato e organizzare contrattacchi su scenari locali, mentre persegue la distruzione di infrastrutture civili.
Altra faccenda per il morale e la capacità dell’esercito ucraino, mentre si prospetta la fornitura di nuovi sistemi d’arma, fra cui quelli capaci di garantire lo spazio aereo (anche di questo si discuterà nell’imminente riunione convocata il 20 gennaio nella base aerea di Ramstein, in Germania).
Ma questa guerra non è iniziata il 24 febbraio 2022. È iniziata oltre dieci anni fa ed è stata preceduta da uno stillicidio di azioni ostili, sia politiche che economiche, e da una martellante campagna tesa a negare il diritto all’esistenza dell’Ucraina. Ma l’Ucraina esiste e non da oggi.”
In precedenza si è già fatto cenno al Convegno CSSEO: Alle radici della guerra in Ucraina (Trento, 23 aprile 2022).
Guarda la Videoregistrazione della Prima parte, mattino. Presiede Martina Cvajner (Università di Trento).
- Prolusione di Andrea Graziosi (Università di Napoli Federico IIe fellow dell’Harvard Ukrainian Research Institute) che affronterà il tema della divergenza russo-ucraina dal 1991 ad oggi, fornendo così la cornice su cui si inseriranno le relazioni della prima sessione, che affronteranno, dal punto di vista storico e sulla base della documentazione degli archivi i temi al centro della propaganda russa;
- Andrea Borelli (Università della Calabria) ricostruirà la vicenda del trasferimento amministrativo della Crimea all’Ucraina all’inizio del 1954;
- Fernando Orlandi (Biblioteca Archivio del CSSEO), sulla base della documentazione declassificata di molti archivi affronterà una vicenda particolarmente delicata: fu davvero fatta la promessa di non allargare la NATO a Est?
- Giorgio Cella (Università Cattolica) ricostruirà le vicende sottostanti la firma del cosiddetto “Protocollo di Budapest” del 5 dicembre 1994, che regolò lo smantellamento dei missili balistici intercontinentali che si trovavano in Ucraina a fronte di garanzie per la sicurezza e l’integrità territoriale del paese;
- Simone Attilio Bellezza (Università di Napoli Federico II) ricostruirà gli eventi noti come Euromaidan.
Guarda la Seconda parte, pomeriggio. Presiede Giuseppe Sciortino (Università di Trento)
- Simona Merlo (Università Roma Tre) si occuperà dei gruppi linguistici dell’Ucraina e delle loro interazioni;
- Vladimir Socor (senior fellow della Jamestown Foundation) prenderà in esame gli accordi di Minsk e rifletterà sugli insegnamenti che il loro fallimento suggerisce;
- Concluderà questa serie di interventi l’ambasciatore Guido Lenzi con una riflessione sul futuro delle relazioni internazionali dopo l’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina.
Dalla presentazione dell’incontro “Ieri il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha affermato che la guerra in Ucraina ‘entra in una nuova fase’. In effetti, la Russia ha dispiegato una grande operazione militare nel Donbas, lungo un fronte di quasi 500 km e con un massiccio impiego di armi pesanti. L’obiettivo principale sembra essere l’annientamento della resistenza di Mariupol’. Nel Mar Nero la marina militare russa ha allontanato le sue navi a oltre 200 km. dalle coste ucraine, probabilmente temendo un altro disastro, dopo l’affondamento del Moskva.
Le sanzioni cui è sottoposta la Russia iniziano a mostrare i loro effetti, testimoniati nelle dichiarazioni della direttrice della Banca centrale russa, ma saranno effetti che si dispiegheranno progressivamente, nel lungo periodo. Se l’occidente isola Mosca, non si può non osservare che attori di primo piano della politica internazionali quali Cina (per Pechino ‘la Russia è strategica’, tra i due stati ‘l’amicizia è senza confini’) e India hanno assunto posizioni agli antipodi.
Come si è arrivati a questo barbaro conflitto in Europa? Una guerra segnata non solo da immani distruzioni (Mariupol’ è la Stalingrado del XXI secolo) ma anche da una disumana catena di violenze sulla popolazione civile: stupri, torture e assassinii… e le fosse comuni.
Nel corso degli anni Mosca ha costruito una cornice ideologico-propagandistica per quella che sarebbe stata l’operazione militare speciale a venire. Lo stesso presidente Vladimir Putin si è tramutato in storico delle relazioni fra Russia e Ucraina e i suoi discorsi e articoli sul tema oggi sono divenuti speciali materiali di studio per gli studenti russi.
Il panel conclusivo sarà dedicato ad uno scenario futuro, in cui l’Ucraina, nelle frontiere internazionalmente riconosciute, dovrà affrontare la questione dell’autonomia di alcune sue regioni. L’opzione autonomia: Roberto Toniatti (Università di Trento) affronterà il tema dell’autonomia come strumento di gestione delle diversità in sistemi complessi, mentre Davide Zaffi (Biblioteca Archivio del CSSEO) presenterà e discuterà dell’esperienza del Trentino-Alto Adige come modello di risoluzione di conflitti.”
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[…] In allegato anticipiamo il fascicolo che faremo circolare nei prossimi giorni (se non avete ricevuto il primo fascicolo, richiedetelo (– oppure consultalo qui). […]