Le relazioni ceco-slovacche viste da Pavel Kosatík
di Andreas Pieralli
Mercoledì 9 aprile 2025 presso la John Cabot University si terrà un incontro-discussione su Slovacchia e Bielorussia (Vedi). L’incontro prenderà spunto da due libri. Abbiamo chiesto ad Andreas Pieralli, traduttore del libro sulla storia della Slovacchia, un breve commento introduttivo.
Perché, nel 1918, cechi e slovacchi si sono uniti in uno stato comune? Spesso tendiamo a dare per scontata l’esistenza storica della Cecoslovacchia ma, in realtà, questi due popoli, per quanto linguisticamente vicini, erano all’epoca politicamente assai lontani. Altrettanto scontata tendiamo a ritenere la loro scissione, avvenuta il 1° gennaio 1993, dalla quale sono nate le due nuove repubbliche indipendenti che conosciamo oggi: Cechia e Slovacchia. Eppure anche questo evento, come il primo, fu il frutto di motivazioni e contingenze storiche che avrebbero anche potuto avere un esito assolutamente diverso. Tra i tanti, per esempio, quello di una qualche forma di confederazione con i polacchi. Perché, inoltre, gli slovacchi approfittarono dell’occupazione nazista della Boemia e Moravia per dichiarare un loro autonomo stato fantoccio del Reich? E in cosa si distinse la reazione di cechi e slovacchi all’invasione sovietica del 1968 e, 21 anni dopo, alla fine del regime?
A questi, e a molti altri quesiti, ci dà una risposta Il secolo breve slovacco, uscito nella collana Latitudini – mille e una Europa della casa editrice Golem Edizioni, diretta da Francesca Piazza, che sarà presentato dal suo autore, lo stimato saggista e giornalista ceco Pavel Kosatík, martedì 9 aprile 2025 a partire dalle 18:00 presso la John Cabot University. In un libro scorrevole e dal piglio divulgativo, l’autore accompagna il lettore attraverso la storia di questa relazione ceco-slovacca non sempre facile dimostrando, con dovizia di prove e analisi, sia i motivi che portarono all’alba del crollo dell’impero Austro-Ungarico a questo matrimonio di interessi, sia quelli che, poco dopo un altro crollo, questa volta del Muro di Berlino, portarono al, per così dire, “divorzio di disinteresse”.
Secondo Kosatík quello cecoslovacco fu comunque un progetto politico interessante che l’autore sembra quasi rimpiangere scorgendoci una qualche forma di micro Unione europea localizzata nel centro Europa e il cui fallimento tende a imputare per lo più alla sordità dei cechi alle istanze indipendentiste e autonomiste degli slovacchi. Non privi, neanche quest’ultimi, di colpe, la più grave delle quali, secondo l’autore, quella di aver preteso qualcosa di politicamente impossibile ovvero la massima autonomia, paragonabile a quella di uno Stato indipendente, rimanendo però nell’alveo di un medesimo stato condiviso con i cechi.
Questo libro, dunque, tradotto in italiano da Andreas Pieralli e curato dal prof. Francesco Caccamo, si presenta come assolutamente unico nel panorama saggistico del nostro Paese, privo di opere così dettagliate sulla Slovacchia, ed offre al lettore una chiave di interpretazione utile per comprendere non solo gli odierni accadimenti politici slovacchi, talvolta alquanto estranei a un certo comune sentire della politica occidentale, ma anche i destini di un’area geografica, come quella centro-europea ed est-europea, di non facile comprensione, sebbene, alla luce dei tragici eventi in corso in Ucraina, di altissima importanza anche per chi, più a occidente, potrebbe sentirsi incautamente rassicurato dalle centinaia di chilometri che lo separano dal teatro di guerra.
L’occasione di questa presentazione, dunque, sarà gradita per i partecipanti che vorranno approfondire queste tematiche complesse e interessanti direttamente con l’autore, nonché con il già citato prof. Caccamo e con Federigo Argentieri, storico, professore di scienze politiche e direttore del Guarini Institute for Public Affairs presso la suddetta università. Vedi.