Note sulle lingue e culture ugrofinniche di Eleonora Alemanni e Murillo Missaci
di Alemanni & Missaci
Rimarrà aperta fino al 30 giugno 2023 – nello spazio antistante alle Biblioteche del 2° piano dell’Edificio Marco Polo dell’Università Sapienza di Roma, Circonvallazione Tiburtina 4 – la mostra fotografico-divulgativa intitolata The Waterfowl People. Lennart Meri’s film expeditions 1969-1988. Il titolo allude al grande flusso migratorio di quei popoli che sono stati paragonati a uccelli acquatici da Lennart Meri, già Presidente dell’Estonia, regista e scrittore (1929-2006). Lennart Meri è stato un personaggio di notevole rilievo che si è assunto il compito di raccontare l’origine del mondo estone e dei popoli affini, per poi tentare di delineare un percorso storico che possibilmente soddisfi i grandi interrogativi riguardanti il viaggio e la meta storica di queste popolazioni. La Mostra propone una breve panoramica sulle popolazioni uraliche offrendo uno sguardo inedito su un mondo geograficamente prossimo all’Italia, ma al contempo poco noto ai più.
Nel 1973 Lennart Meri ha realizzato un documentario sulla storia e sui legami linguistici dei popoli ugro-finnici e samoiedici. I parlanti delle lingue kamassiana, nenet, khanty, komi, mari e careliana sono stati ripresi nel loro ambiente quotidiano. Le riprese sono state effettuate nell’Altaj Kraj, nel Nenets Okrug, nella Khantia-Mansia, in Uzbekistan, nella Repubblica dei Komi, nel Marij Èl (Repubblica dei Mari), in Carelia e in Estonia. La versione inglese del documentario
(durata 54’33) può essere visionata qui: The Waterfowl People (Veelinnurahvas).
“Tutto il mondo è Paese” cita il detto popolare ed è proprio il concetto di cosmopolitismo e solidarietà tra popoli e identità culturali dell’Europa centrale e orientale che è emerso dal seminario sulle Lingue e culture ugrofinniche che si è tenuto il 22 febbraio scorso presso l’Università Sapienza di Roma e che è stato aperto da Edit Rózsavölgyi, Professoressa di Lingua e Letteratura Ungherese, responsabile del settore scientifico disciplinare di Filologia ugro-finnica della Sapienza; Arianna Punzi, Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Sapienza Università di Roma; Camilla Miglio, Direttrice del Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali di Sapienza Università di Roma; nonché da Anne Mardiste, Vice Capo Missione dell’Ambasciata d’Estonia in Italia; Saija Räsänen, Coordinatrice di comunicazione, country branding e cultura dell’Ambasciata di Finlandia in Italia; László Dávid Galántai, Vice Capo Missione dell’Ambasciata d’Ungheria in Italia, e da Gábor Kudar, Direttore dell’Accademia d’Ungheria in Roma.
Gli esperti del mondo ugro-finnico intervenuti hanno trattato, tra l’altro, delle correlazioni esistenti tra il popolo estone e gli altri popoli ugro-finnici e del loro contributo pratico al contesto culturale europeo occidentale. È stata inoltre sottolineata l’importanza della collaborazione internazionale per stimolare la curiosità e promuovere la scoperta di culture antiche e spesso poco considerate come sono quelle appartenenti al mondo ugro-finnico. L’incontro è stato indiscutibilmente utile per il confronto di opinioni e prospettive di ricerca, importante per stabilire nuovi contatti accademici e professionali, essenziale per diffondere (e, potremmo dire, anche per proteggere) ulteriormente queste culture non soltanto nei loro Paesi di origine, ma principalmente in Italia, dove sono vieppiù sconosciute. Speriamo che incontri come questi continuino a trovare nell’università un approdo aperto e sicuro per la condivisione di idee e la costruzione di nuovi ponti tra le culture europee. Come dimostra il caso delle lingue e culture uraliche, sono ricchissime nella loro diversità e come tali vanno comprese e preservate. Con uno sguardo al futuro, rilevanza è stata data al coinvolgimento di studenti e dottorandi negli ambiti lavorativi (partecipazione a concorsi, lavori di traduzione, progetti promossi anche dalle Accademie).
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La Presidente dell’Associazione Italia-Estonia, Ülle Toode, si è soffermata sul libro di Lennart Meri, Hõbevalge. Sulla rotta del vento, del fuoco e dell’Ultima Thule (tradotto in italiano da Daniele Monticelli per Gangemi editore 2016). Si tratta di una ricostruzione parzialmente fantasiosa della storia estone e delle regioni del Mar Baltico basata su accurate indagini e ricerche e sui materiali che Lennart Meri stesso raccoglieva durante i suoi viaggi tra Baltico, Urali e Siberia. Il libro offre nuovi argomenti di studio sulle influenze tra le terre baltiche e quelle mediterranee in epoca antica. Come sottolineato da Ülle Toode, è curiosa quanto sorprendente la capacità di Meri di assemblare le proprie conoscenze in ambito mitologico-scientifico-fantastico scrivendo interamente di proprio pugno l’opera, senza fonti esterne di ispirazione.
Anne Tamm, linguista della Károli Gáspár University of the Reformed Church in Hungary di Budapest, ha tracciato una panoramica dei siti Internet più autorevoli in cui trovare fonti riguardanti le lingue uraliche e la loro genealogia. Esempio notevole è il Typological Database of the Ugric Language dove è possibile comprendere le diverse ramificazioni linguistiche del ceppo ugro-finnico. Nel suo intervento ha poi confrontato la grammatica italiana e quella delle lingue ugrofinniche soffermandosi sui partitivi, quelle parti del discorso che permettono di distinguere uno o più elementi da un gruppo (sia da esempio la frase seguente: delle persone mangiano insieme. In questa proposizione delle è articolo partitivo con funzione di distinguere un numero ristretto di persone rispetto all’umanità intera).
Sándor Szeverényi, dell’Università di Szeged in Ungheria, ha tracciato un articolato ritratto del popolo Nganasan, un popolo uralico abitante della Siberia settentrionale. Sándor Szeverényi ha illustrato anche la lingua nganasan, i cui parlanti madrelingua sono diminuiti negli anni in seguito alla diffusione sempre più massiccia del russo nella regione (la maggior parte degli abitanti con i più alti livelli di istruzione sono di etnia russa). Tracciando lo sviluppo negli ultimi anni delle principali città nganasani, tra cui Dudinka, lo studioso ha rilevato che la mancanza di collegamenti logistici con le altre città della Russia rende il contatto con il mondo esterno abbastanza limitato. Inoltre, ha sottolineato la valenza del fattore climatico (predominanza del clima freddo nella maggior parte dell’anno). Infine, ha analizzato come le principali tradizioni culturali nganasani si intrecciano con i nuovi e sempre più presenti influssi culturali russi.
Madis Arukask, dell’Università di Tartu in Estonia, ha condiviso i risultati delle sue ricerche condotte in Estonia, Russia e Finlandia, territori dove abitano tutt’oggi popoli ugrofinnici minori, alcuni prossimi all’estinzione, come per esempio i vepsi, i voti e i setos. Madis Arukask si è soffermato in particolare sul carattere animistico e sciamanistico ancora influente in queste culture. Ha spiegato il ruolo degli sciamani (solitamente uomini anziani), i quali hanno poteri spirituali e medicinali. E ha parlato anche dei rapporti spirituali di questi popoli con la natura, dell’importanza della foresta e degli alberi come interlocutori in un contesto religioso più ampio e antico delle radici cristiane che questi popoli hanno abbracciato nei secoli.
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Costanza Penna dell’Università Sapienza si è soffermata sull’evoluzione storica e lo sviluppo nei secoli dell’alfabeto Székely e il modo col quale esso si è relazionato con l’alfabeto latino. Quest’ultimo lo ha influenzato con l’aggiunta di segni diacritici specifici all’alfabeto latino oppure con la creazione di nuovi simboli nell’alfabeto Székely sui quali gli esperti discutono ancora. La comparazione delle diverse versioni dell’alfabeto, partendo da quello più antico a quello attuale (attraverso le successive ristrutturazioni), consente di evidenziare i principali punti di difficoltà nella loro traslitterazione e interpretazione, difficoltà dovute alla mancanza o scarsezza iniziale di vocali, all’ordine di scrittura (che parte, come in ebraico o in persiano, da destra a sinistra) e pure correlate al fatto che i testi più antichi venivano scolpiti nel legno.
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Come la biodiversità globale, anche la diversità linguistica del mondo è minacciata – è stato il messaggio finale di Edit Rózsavölgyi. Delle circa 6.000 lingue documentate ancora esistenti, quasi la metà sono considerate in via di estinzione, e tra queste troviamo la maggioranza delle lingue uraliche. Se si escludono le tre principali lingue ugro-finniche (estone, finlandese, ungherese), tutto il resto delle lingue uraliche si trova in un qualche grado di vulnerabilità e spesso in pericolo di estinzione. Con ogni lingua che scompare si perde una parte della ricchezza delle conoscenze umane, poiché ciascuna lingua incarna la saggezza culturale unica di un popolo. La diversità linguistica è essenziale per il patrimonio umano. Pertanto, si è concluso, abbiamo tutti la responsabilità di garantire che ogni singola lingua sia mantenuta e perpetuata nelle generazioni future.
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[…] Innanzitutto curiosità per culture meno note – Come grandi uccelli acquatici. Note sulle lingue e culture ugrofinniche, di Eleonora Alemanni e Murillo Missaci. […]