La cultura come cartina di tornasole e posta in gioco
Immagine di copertina: Alice in Wonderland-inspired 170-square-metre mural by Dan Ferrer in Exploring Budapest’s street art 4/7. Photo: Színes Város Festival
L’incontro con i romanzi e racconti di László Krasznahorkai è una buona occasione per interrogarsi sullo stato della cultura ungherese. Di seguito alcuni spunti, non facili da rintracciare non essendo l’interesse degli osservatori dell’Europa dell’Ovest per l’Ungheria né costante né approfondito né ad ampio spettro.
- Sul tema: Il mito della ‘buona madre’ nell’Ungheria di oggi, ha scritto Anita Pelle, “ingenere”, 9 aprile 2019.
- Sul controllo che il governo ungherese cercava nel 2019 (e cerca ancora?) di esercitare sulla cultura, le istituzioni culturali, i media e lo spirito creativo a Budapest leggi il reportage in inglese di Nadia Beard, Letter from Hungary: how the government’s cultural control is stifling Budapest’s creative spirit. Viktor Orbán’s government has rigged the media and brought major cultural institutions to heel. What next for Budapest’s independent artists and outlets, “The Calvert Journal”, 5 August 2019. Qui vedi tutto il dossier Focus on Budapest.
- Sugli attacchi alla libertà culturale, leggi in francese Alerte sur la culture en Hongrie, “Euractiv”, 10 dicembre 2019.
- Sulla difficile situazione dei Teatri leggi in francese Jean-Baptiste Chastand, En Hongrie, Viktor Orbán s’attaque aux théâtres, dernier épisode de son «Kulturkampf», “Le Monde”, 10 dicembre 2019: “Dopo i media, il sistema giudiziario e il mondo accademico, Viktor Orbán ha deciso di attaccare l’indipendenza di una nuova istituzione ungherese: il teatro. Lunedì 9 dicembre, diverse migliaia di artisti e cittadini anonimi si sono riuniti nel centro di Budapest per protestare contro un progetto di legge del governo del leader nazionalista magiaro, volto a rafforzare il controllo del governo sulla gestione dei teatri (…) il primo ministro ultraconservatore, che continua a promuovere una cultura in difesa dell’identità nazionale”.
- Su alcuni intellettuali particolarmente presi di mira ascolta (durata 7’) in francese dal programma “Question du Jour”, RadioFrance-France Culture: Comment la Hongrie met ses intellectuels sous pression, 25 marzo 2021. Guillaume Erner accoglie Krisztina Tóth, scrittrice e poetessa ungherese, autrice di Code-barres, Gallimard 2014.
Dalla scheda del programma: “In Ungheria, sotto la pressione del governo di Viktor Orbán, alcuni artisti, intellettuali e accademici vengono ostracizzati e persino minacciati, come la scrittrice e poetessa ungherese Krisztina Tóth. Perché e per quali idee sono oggetto di ripetuti attacchi?
Artisti, accademici, intellettuali e scrittori costretti a mettersi in riga o a rischiare di essere stigmatizzati, ostracizzati o addirittura minacciati. Il tono è stato impostato in Ungheria da diversi anni con la pressione politica imposta dal governo di Viktor Orbán, tornato al potere nel 2010. L’ultimo caso che illustra questo clima velenoso è quello della scrittrice e poetessa ungherese Krisztina Tóth, tradotta in 16 lingue e già vincitrice di numerosi premi letterari.
Vittima del populismo di Orban, Krisztina Tóth è stata accusata ingiustamente di aver cercato di censurare il romanzo L’uomo d’oro di Mór Jókai, un classico della letteratura ungherese, con il pretesto del femminismo. Da allora, il governo di Viktor Orbán e i media ungheresi ne hanno fatto il loro capro espiatorio”.
- Reportage in inglese di Philipp Oehmke, Hungary’s Right-Wing War on Culture, “Spiegel International”, 16 dicembre 2011: “La guerra della destra ungherese alla cultura. Prima la destra ungherese ha rinnovato il panorama politico del Paese. Ora, la vita culturale di Budapest sembra essere la prossima di mira. Uno dei principali teatri della capitale sarà gestito da una coppia di nazionalisti antisemiti. E potrebbe essere solo l’inizio”.
- Leggi in inglese il rapporto Artistic Freedom Monitor: Hungary. “Systematic Suppression: Hungary’s Arts & Culture in Crisis”, 14 marzo 2022: “is the first report of the Artistic Freedom Monitor series, created in partnership with UC Berkeley School of Law and Columbia University’s Harriman Institute and funded by the SDK Foundation for Human Dignity”. Vedi le recensioni di Anastasia Tsioulcas per la NPR, 21 marzo 2022; e di Seven Standen, How the arts are being repressed in Hungary, “The Boar”, 23 giugno 2022.
- Leggi in inglese di Keno Verseck, Hungary’s culture war, DW, 28 marzo 2012: “La politica culturale in Ungheria è stata sviata. Artisti e intellettuali critici stanno soffrendo per le tendenze nazionalistiche e antisemite del regime e molti stanno lasciando il Paese”.
- Sulla recente “offensiva culturale” di Viktor Orbán, leggi di Francesca De Benedetti, Orbán lancia l’offensiva culturale dal suo avamposto illiberale a Budapest, “Domani”, 8 aprile 2022.
- Ascolta (da 30’ dall’inizio del programma fino alla fine: 1 ora e 34’) il podcast in francese di Radio France-France Culture: La contre-révolution culturelle de Viktor Orbán en Hongrie, 12 giugno 2022.
Dalla scheda del programma: “Questa domenica ci rechiamo nell’Ungheria di Viktor Orbán per esaminare la battaglia dei media, della cultura, della tecnologia digitale e del soft power che è attualmente in corso in questo Paese. Con Amélie Poinssot, giornalista di Mediapart, autrice di Dans la tête de Viktor Orban (Actes Sud 2019); Sarah Halifa-Legrand, giornalista presso “L’Obs”; Sylvestre Ledru, responsabile per la Francia della Fondazione Mozilla”.
La strana democrazia ibrida dell’Ungheria – L’Europa denuncia l’asservimento al governo dei media, la corruzione, ma anche il rapporto critico con l’Occidente, con il liberalismo, quindi con l’Unione Europea. Oggi ascoltiamo i difensori del sistema Orbán e i suoi critici.
Ex oppositore del comunismo, piuttosto liberale in politica e persino ultra-liberale in economia, Viktor Orbán è stato eletto primo ministro per la prima volta nel 1998 e, dopo una sconfitta nel 2002, è tornato al potere nel 2010 – un potere che non ha più lasciato. È stato trionfalmente rieletto un mese fa, il 10 maggio 2022, con il 54% dei voti e una maggioranza di due terzi nell’Assemblea nazionale.
Con l’avanzare del suo mandato, alla guida del suo partito FIDEZ, Viktor Orbán si è spostato verso la destra, conservatrice e presto ultra conservatrice, su iniziativa di un ri-orientamento politico dell’Europa, in particolare attraverso il gruppo di Visegrad, che unisce l’Ungheria a Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca. Al centro di questo progetto politico ci sono i media, resi sempre meno indipendenti, la tecnologia digitale, che viene “sbandierata” in Ungheria, e la politica culturale, che vuole fare rivivere una “identità nazionale” ungherese.
Di recente, dopo la sua rielezione, ha ospitato a Budapest il Congresso della destra radicale americana, ovvero il ramo ultraconservatore del Partito Repubblicano, la Conservative Political Action Conference (CPAC). I pro-Trump e i pro-armi erano a Budapest con Victor Orbán.
Chi è veramente Viktor Orbán e quale strategia sta cercando di attuare?
Per rispondere a questa domanda, “Soft Power” dà il benvenuto questa sera a due giornaliste che hanno viaggiato per il paese, Amélie Poinssot (Médiapart) e Sarah Halifa-Legrand (L’Obs), che hanno realizzato un reportage con interviste a:
- Rodrigo Ballester, ex funzionario europeo, avvocato spagnolo di alto livello, è entrato a far parte del team della principale fondazione di Viktor Orbán a Budapest, dove dirige il Centro di studi europei del Mathias Corvinus Collegium. Per lui, l’Europa opera con una sorta di “doppio standard” nei confronti dell’Ungheria.
- Boros Bánk Levente, direttore degli studi dell’Istituto Nézopont, sul rapporto tra gli ungheresi e l’Europa, così come emerge dalle indagini condotte dalla sua fondazione.
- Zoltán Kiszelly, direttore del Centro di analisi politica della fondazione “Fine Secolo”, vicina al governo del primo ministro Viktor Orbán, sulla nozione di “conservatorismo” applicata a Viktor Orbán.
- Boris Kálnoky, direttore della scuola di giornalismo del Mathias Corvinus Collegium, una fondazione guidata dal principale consigliere di Victor Orbán. In questo centro culturale sono presenti corsi universitari e centri di ricerca (sulla politica climatica, sul diritto europeo) e una scuola di media. Con lui analizziamo l’idea di un giornalismo “neutrale”.
- Szabolcs Vörös, giornalista del media online “Valasz” che ha una voce più critica nei confronti del governo.
- Sugli indici di libertà nella sfera Internet leggi Freedom on the Net 2022. Hungary, Freedom House, September 2022: “La libertà di Internet in Ungheria continua a diminuire (è ‘Partly Free’). L’Ungheria gode di elevati livelli di connettività complessiva e di un accesso a Internet relativamente conveniente. Mentre ci sono poche restrizioni evidenti sui contenuti in Ungheria, il governo continua a consolidare il proprio controllo sul panorama delle telecomunicazioni e dei media”.
- Sulla visita della Commissione Cultura del Parlamento Europeo a Budapest il 2-4 novembre 2022 vedi Culture and Education committee concludes visit in Budapest. Press Releases 04-11-2022; inoltre il commento di Mariann Őry, EP Delegation Calls for Continued Dialogue with Hungary, “Hungary Today”, 7 novembre 2022.