Frammenti di vita. La presenza prima dell’assenza, prima della perdita di un intero mondo
di Susanna Gianandrea
Tre minuti
Titolo originale: Three Minutes: a Lengthening
Uscita nei cinema in Italia: 23 gennaio 2023
Scritto e diretto da: Bianca Stigter
Con Helena Bonham Carter e Glenn Kurtz
Produttore: Family Affair Films – Floor Onrust
Coproduttore: Lammas Park – Steve McQueen
Filmato girato da: David Kurtz
Editor: Katharina Wartena
Musica: Wilko Sterke
Suono: Mark Glynne
Visual effects: Thaumar Rep
Il film è tratto dal libro: Three Minutes in Poland: Discovering a Lost World in a 1938 Family Film di Glenn Kurtz (vedi la presentazione in inglese del libro fatta dallo stesso autore con dettagliate spiegazioni sulle sue ricerche – durata 59’) (vedi la presentazione in inglese del film di Bianca Stigter e Glenn Kurtz con traduzione consecutiva in polacco, a Nasielsk, in Polonia, presso il Nasielski Ośrodek Kultury, kino NIWA – durata 18’)
Distributore italiano: Mescalito Film
La produzione del film è stata supportata dal Netherlands Film Fund, Amsterdam Fund for the Arts
Durata: 69 minuti
Netherlands/UK 2021
Susanna Gianandrea – “Nel bel cinema Farnese di Roma, ma anche in tutta Italia, in occasione della Giornata della Memoria del 27 gennaio, è in programmazione dal 23 gennaio il documentario Tre minuti della regista olandese Bianca Stigter, realizzato nel 2021 grazie al recupero fortunato, alla digitalizzazione e al restauro di alcune pellicole, quasi del tutto degradate, che nel 2009 lo scrittore americano Glenn Kurtz ritrova nell’armadio del nonno nella casa dei suoi genitori in Florida. Le immagini salvate riportano a un viaggio che i suoi nonni, arrivati negli Stati Uniti da bambini, fecero in Europa nel 1938, l’anno prima dell’invasione nazista. Di quel viaggio, le immagini mostrano in particolare tre minuti a colori di momenti di vita di quella che si scoprirà essere Nasielsk, un piccolo comune a 50 km da Varsavia, nella Polonia centrale, luogo d’origine di David Kurtz, il nonno di Glenn.
Il documentario di Bianca Stigter parte da questi frammenti in 16mm che vengono ripetuti, ingranditi, analizzati fino a mostrare il più piccolo dettaglio di quel mondo perduto e recuperato grazie a un film di famiglia, come dichiara il sottotitolo del documentario. La meticolosità nel percorrere e ripercorrere le stesse immagini, con angolazioni diverse, con un ritmo filmico vario, analizzando i colori – eccezionali per quel periodo – i volti, gli sguardi, le strade, gli alberi, i ciottoli, il negozio di alimentari, la sinagoga, gli uccelli che passano in un momento preciso, rivela tutta la poesia e la tragicità dell’operazione: Nasielsk ha a quel tempo, il 4 agosto 1938 – accertato dopo una ricerca scrupolosa – 7000 abitanti di cui 3000 ebrei. Solo 100 di quegli ebrei sopravvivranno all’Olocausto.
Quella mattina del 1938, l’apprendista regista David Kurtz e la sua cinepresa sono un evento per tutte quelle persone che passano e che vengono riprese mentre si recano alla Sinagoga per ascoltare un concerto. La comunità è messa a soqquadro da questa visita inaspettata e la cinepresa raccoglie in un unico, vasto gruppo, persone di ogni ceto sociale, come testimoniano i loro abiti. Non gli ortodossi, che non volevano essere filmati. Ma, tutto si mescola davanti al cinema: ragazzi e ragazze, anziani e bambini sembrano avere un’urgenza vitale di entrare nell’inquadratura del regista dilettante. Si accalcano, si spostano, seguono con lo sguardo la camera, si affrettano a non perderla, quasi a volere restare intrappolati dalla macchina magica. Tutti, proprio tutti esprimono serenità. Sono sorridenti, curiosi, divertiti, ignari di quello che da lì a poco sarebbe successo nel mondo e alle loro vite. Le immagini che si riavvolgono in maniera sempre diversa sono accompagnate dalla narrazione di Helena Bonham Carter, e soprattutto dal racconto di un sopravvissuto, Maurice Chandler, uno dei bambini che sorridono alla telecamera. Chandler, anch’egli negli Stati Uniti, ricorda alcuni episodi che si intrecciano alle storie di altri sopravvissuti, emerse grazie alle ricerche effettuate per queste pellicole: la sinagoga demolita dopo la guerra; gli ebrei attaccati dai nazionalisti polacchi; una donna che parte in quei giorni per gli Stati Uniti e si salva; una ragazza che sfugge al rastrellamento appena in tempo grazie a uno stratagemma romantico. I volti non hanno voce: si può solo immaginare il vociare, le parole in Yiddish, in polacco, forse anche in inglese; si può immaginare una canzone alla radio. Rimango i volti. Piccoli francobolli sullo schermo di oggi, laddove non c’è più traccia umana, segno. Quei volti ci sorridono e sembrano guardarci ora, con un salto temporale eccezionale, arrivano ad oggi come se tutto quello che è accaduto non fosse mai accaduto. C’è il senso dell’assenza, sebbene l’assenza sia proprio in questa presenza. Come diceva la pubblicità della Kodak, «nessuna forza al mondo può fare quello che riesce a fare una cinepresa»”.
Guarda il trailer qui.
Di seguito la scheda dell’Istituto polacco di Roma che ha promosso il film in collaborazione con Mescalito Film:
“Il documentario di Bianca Stigter si apre con un filmato amatoriale di tre minuti in 16 mm. Le immagini si stanno sgretolando e i colori sono pallidi, ma possiamo vedere alcune persone di tutte le età che si radunano, scorci di un paesaggio di una piccola città che potrebbe essere ovunque in Europa, con alcuni volti sorridenti, alcuni che lasciano una sinagoga, altri che pensano agli affari propri, e questo è tutto. Quando irrompe la voce fuori campo scopriamo che nel 2009 un uomo di nome Glenn Kurtz trovò quella bobina di tre minuti nell’armadio dei suoi genitori in Florida. Il filmato sarebbe stato girato da suo nonno David nel 1938, durante una vacanza in Europa. La città impressa nella pellicola è Nasielsk, una cittadina polacca abitata prevalentemente da ebrei e luogo di nascita di David.
Quei brevi filmati sono un raro documento che mostra l’aspetto della cittadina prima dell’occupazione nazista, dove meno di 100 persone sopravvissero all’Olocausto. Bianca Stigter ci consegna un film unico nella sua originalità che segna un discrimine nella concezione stessa del documentario. Tre Minuti non è solo un documentario sull’Olocausto, ma un nuovo modo di raccontare il cinema e il peso della memoria, un’opera rigorosa e dal forte impatto emotivo”.
Bianca Stigter – storica e saggista. Ha realizzato vari cortometraggi: Three Minutes – Thirteen Minutes – ThirtyMinutes (2014) e I Kiss This Letter – Farewell Letters from Amsterdammers (2018). È produttrice associata del lungometraggio di Steve McQueen 12 Years a Slave (12 anni schiavo) e Widows (Widows – Eredità criminale). Nel 2019 ha pubblicato il libro Atlas of an Occupied City: Amsterdam 1940-1945.
Scrive Lorenzo Costantino, che ringraziamo, dell’Istituto polacco di Roma: “segnalo questo film molto forte. Intanto per come è costruito, perché procede come fosse un’indagine, una ricerca storica a partire da un documento. Rigoroso, avvincente, non è cruento né strappalacrime. E in effetti non ci sono immagini efferate, ma solari, visto che questo film mostra una realtà che è precedente allo scoppio della guerra. Ne viene fuori un piccolo frammento di un mondo che è in genere difficile da far immaginare (su cui si sono sovrapposte poi le immagini terribili che conosciamo). Bello a suo modo, originale, evocativo”.
3 Commenti. Nuovo commento
Grazie per questi articoli molto interessanti e per averci fatto sentire la presenza viva di questa assenza. Una testimonianza che è anche arte.
Consiglio calorosaamente il film in cui viene ricostruita l’anatomia di una cittadina ebraico-polacca: le insegne delle botteghe, [alcuni] nomi delle centinaia di persone affollatesi festanti intorno all’auto e alla cinepresa, la storia della sinagoga, della fabbrica di bottoni, fondata da Eliezer Charka nel 1897 e altro. A proposito della fabbrica di bottoni: come informano i titoli di coda, da qualche anno ne è stata resuscitata la memoria con questo murale e voglio immaginarmi che il volto dell’operaia dipinta sia quello di uno delle giovani donne immortalate [in senso letterale, oltre la loro morte] nel film: https://nasielsk.pl/info/turystyka/warto-zobaczyc/fabryka-guzikow
[…] Susanna Gianandrea vedi Tre minuti del 1938 e Pamfir di Dmytro […]