Disegnando. Tra meditazione e presentimento dell’oscurità
Giovedì 13 aprile 2023 – ore 18.00, in occasione dell’80° anniversario della Rivolta del Ghetto di Varsavia, in collaborazione con l’Istituto Storico Ebraico di Varsavia, la Fondazione Museo della Shoah e i familiari di Mieczysław Wejman, l’Istituto polacco di Roma organizza, in Via Vittoria Colonna 1, un incontro e una mostra.
L’incontro La Rivolta del Ghetto di Varsavia e le testimonianze visive della Shoah. Con la partecipazione di Wlodek Goldkorn – scrittore e saggista; Luiza Nader – storico dell’arte, Accademia di Belle Arti di Varsavia; Katarzyna Person – storica, Istituto Ebraico di Varsavia; Piotr Rypson – storico dell’arte e della letteratura, Istituto Ebraico di Varsavia. Saluti istituzionali: Monika Krawczyk – direttrice dell’Istituto Storico Ebraico e Mario Venezia – Presidente della Fondazione Museo della Shoah.
Immagine: Mieczysław Wejman, Szkic do Tańczący III, 1944, Dalla collezione della Famiglia Wejman.
Dalla scheda di presentazione: “L’Incontro sarà dedicato, da un lato, alla storia della Rivolta del Ghetto di Varsavia e, dall’altro, alle testimonianze visive dell’Olocausto, tra le quali troviamo anche la serie Danzanti 1944 di Mieczysław Wejman”. (…)
“Fino al settembre 1942, le autorità tedesche deportarono o uccisero circa 300.000 ebrei che vivevano nel ghetto di Varsavia. In risposta alle deportazioni, il 28 luglio 1942, diverse organizzazioni clandestine ebraiche crearono un’unità armata di autodifesa, nota col nome di Organizzazione Combattente Ebraica (Żydowska Organizacja Bojowa – ŻOB). (…) Nell’autunno del 1942, nel ghetto di Varsavia erano rimaste solo poche decine di migliaia di ebrei. Erano soprattutto giovani e anziani, senza famiglia, impiegati nelle officine di produzione tedesche. In quelle condizioni, quando non c’era più nulla da perdere, tra i giovani ebrei nacque l’idea della resistenza armata. (…) Le forze tedesche avevano intenzione di avviare la distruzione definitiva del ghetto di Varsavia il 19 aprile 1943, il giorno della vigilia della Pasqua ebraica, ma quel giorno all’interno del ghetto esplose la rivolta. (…) Il 19 aprile 1943, gli ebrei di Varsavia presero le armi contro i tedeschi. L’insurrezione di aprile fu la più grande rivolta armata degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale e la prima rivolta urbana nell’Europa occupata dai nazisti”. (…)
“Questo periodo non ha lasciato dietro di sé molte testimonianze visive, eppure, oltre ai documenti, alle fotografie o ai filmati, ancora oggi possiamo vedere alcune rappresentazioni dell’Olocausto fatte da artisti. Negli ultimi anni si sono intensificati gli studi sull’argomento, tra l’altro grazie al contributo di Luiza Nader. A Roma la studiosa presenterà solo alcuni risultati della propria ricerca, partendo da un toccante ciclo di collage, In memoria degli amici – Ebrei, di uno dei più grandi artisti di avanguardia polacca, Władysław Strzemiński. Piotr Rypson invece si focalizzerà sulle opere della mostra inaugurata all’Istituto Polacco, ovvero le stampe e i disegni di Mieczysław Wejman, Danzanti 1944”.
Immagine: Mieczysław Wejman, Autoportret w pracowni, 1959, dettaglio ripetuto.
Con l’occasione verrà inaugurata all’Istituto polacco di Roma la Mostra Mieczysław Wejman. Danzanti 1944, a cura di Piotr Rypson. Ingresso libero. La mostra rimarrà aperta fino al 3 giugno 2023, da lunedì al venerdì, ore 10:00-17:00.
Dalla presentazione: “La mostra, curata da Piotr Rypson, è una testimonianza, rara nell’arte polacca, dei tempi dell’occupazione di Varsavia e dell’Olocausto. Sono esposte 45 stampe e relativi bozzetti realizzati da Mieczysław Wejman, creati tra il momento in cui fu intrapresa l’operazione di liquidazione del ghetto di Varsavia (luglio 1942), la rivolta degli ebrei del ghetto (aprile 1943) e lo scoppio della rivolta successiva, quella dei cittadini della capitale polacca, detta Insurrezione di Varsavia (agosto 1944). La serie è rimasta fino ad oggi sconosciuta al grande pubblico”.
Mieczysław Wejman “è stato un eccezionale artista grafico polacco. Nato il 19 maggio 1912 a Brdów, studiò tra il 1933 e il 1936 presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Poznań. Proseguì poi gli studi all’Accademia di Belle Arti di Cracovia per un anno, prima di trasferirsi a Varsavia, presso lo studio di Mieczysław Kotarbiński all’Accademia di Belle Arti della capitale. Durante l’occupazione, Mieczysław Wejman lavorò come magazziniere alla fabbrica di wódka e liquori “Jamasch”, vicino al ghetto di Varsavia, partecipando allo stesso tempo alla vita artistica clandestina della capitale. È in questo periodo che l’artista crea una serie di schizzi e stampe dal titolo Danzanti, disegnata segretamente in una delle soffitte di Varsavia, mentre si nascondeva dalla Gestapo. Per anni questa prima serie grafica di Wejman è stata interpretata come una metafora generale del destino umano messo alla prova durante gli orrori della guerra – non a caso, l’artista faceva riferimento alle stampe del maestro spagnolo Francisco Goya. Una lettura contemporanea riconosce in questa serie una rappresentazione della condizione esistenziale di quegli “altri”, gli ebrei del ghetto di Varsavia, in quel tragico periodo. Particolarmente toccante è il bozzetto per il dipinto Il gioco popolare (1944), che si riferisce al parco giochi allestito nella primavera del 1943 dai tedeschi in piazza Krasiński, proprio accanto al ghetto, mentre questo bruciava durante gli scontri con gli ebrei insorti. Dopo la guerra, l’artista divenne un attivo organizzatore della vita artistica e dell’istruzione, ricoprendo numerose cariche, tra cui quella di rettore dell’Accademia di Belle Arti di Cracovia e presidente dell’Associazione degli artisti polacchi. Da citare, tra le numerose iniziative da lui intraprese, l’istituzione e la co-organizzazione della Biennale Internazionale d’Arte Grafica di Cracovia (dal 1966). Mieczysław Wejman è morto a Cracovia il 27 novembre 1997”.
Per gentile concessione dell’Istituto polacco e dell’autore, il curatore della Mostra Piotr Rypson, proponiamo di seguito un estratto del testo della brochure della Mostra. L’autore di Chi danza sotto il muro? Le grafiche e gli schizzi di Mieczysław Wejman durante la guerra.
“Mi imbattei per la prima volta nel ciclo dei Danzanti 1944 di Mieczysław Wejman mentre cercavo, nelle collezioni del Museo Nazionale di Varsavia, opere nate durante l’occupazione nazista (…) Una prima occhiata alla stampa Danzanti 1944 I, datata 1944, fu accompagnata da una sorta di shock cognitivo. L’analisi dei seguenti lavori del ciclo suscitò poi un crescente sbalordimento per il fatto che un gruppo di opere grafiche di tale importanza fosse così poco conosciuto. Abbiamo infatti a che fare con un’opera che, se pure appartenente di certo al periodo giovanile dell’artista, è comunque straordinaria anche per il suo carattere di documento dell’epoca dell’occupazione e del ghetto di Varsavia; un’opera che non ha equivalenti dello stesso livello, a parte la nota serie di disegni e di collage di Władysław Strzemiński e il non ampio ciclo di lavori di Felicjan Kowarski (…) In mostra e nel (…) catalogo si trovano opere provenienti sia dal Museo Nazionale di Varsavia, sia dall’archivio della famiglia dell’artista.” (…)
“Secondo i resoconti di famiglia, le lastre di rame per i Danzanti 1944 furono preparate dall’artista in una soffitta presa in affitto, che gli serviva da nascondiglio e che cercava di non lasciare. Aveva dunque tempo per scegliere tra decine di schizzi e mettere a punto le composizioni che alla fine dovevano essere immortalate su un materiale più durevole della carta. Wejman non conosceva i segreti dell’incisione e in questo ambito era un autodidatta. Per fortuna disponeva di una certa quantità di lastre di rame di modeste dimensioni comprate ancora all’inizio dell’occupazione; per la loro corrosione gli venne in soccorso la moglie, laureata in chimica, mentre lui costruì una sorta di pressa per stampe interamente fatta in casa. (Molti dettagli riguardanti l’aspetto tecnico della realizzazione dei Danzanti 1944 sono forniti da M.K. Krzyżanowska sulla base delle conversazioni con il figlio dell’artista). Come risultato nacque il suo primo ciclo di lavori grafici, che diede inizio ai successivi, realizzati ormai dopo la guerra e in qualche misura imparentati con i Danzanti 1944. Al contrario di molti lavori pittorici e certamente anche di molti disegni, le lastre sopravvissero alla guerra; la decisione di ricorrere a un materiale più durevole si rivelò dunque efficace. La scelta dei temi, operata in circostanze così particolari, in uno stato di acuita sensibilità e impotenza verso un possibile arresto da parte della gestapo, fu allora straordinariamente rilevante”. (…)
Il ciclo dei Danzanti 1944 – “Nelle collezioni del Museo Nazionale di Varsavia si trova il gruppo più nutrito, forse completo, delle undici grafiche di Wejman che portano questo titolo, realizzate con la tecnica dell’acquaforte con acquatinta. Tutte sono firmate dall’autore: «M. Wejman. 44», mentre solo quattro di loro sono contrassegnate con la numerazione romana (I, II, III, X)”.
Mieczysław Wejman, Danzanti III (1944), akwatinta, akwaforta, 15 x 18,2 cm. Dalla collezione della Famiglia Wejman.
Scrive Piotr Rypson: “Danzanti 1944 III – Due uomini danzano uno accanto all’altro, uno nudo, l’altro vestito con una sorta di lunga camicia. In secondo piano si vede un terzo personaggio, che sembra gridare qualcosa agli altri due. Ad attirare l’attenzione è il particolare indumento che abbiamo appena ricordato: una lunga camicia aperta sul petto che fa pensare a una tunica, un’ampia veste che spesso svolge la funzione di sudario. In uno degli schizzi fatti per questa composizione compare un personaggio simile, che sta gridando da lontano; l’uomo in tunica si volge verso di lui stendendo un braccio, due donne seminude cadono in terra”.
Mieczysław Wejman, Danzanti IV (1944), akwatinta, akwaforta, 15 x 18,5 cm. Dalla collezione della Famiglia Wejman.
Scrive Piotr Rypson: “Danzanti 1944 IV – Sul margine della ribalta ci sono due donne raffigurate mentre danzano o mentre effettuano un salto di danza direttamente sul corpo di un personaggio avvolto in un costume da commedia dell’arte. L’abito a righe ricorda più la tenuta da prigioniero di un campo di concentramento che il costume di Arlecchino o del calabrese Giangurgola. Il personaggio è come morto, con il corpo allungato e schiacciato al suolo; ha il cranio rasato. La gonna di crinolina sollevata mostra la pancia di una delle donne; la seconda donna danza con indosso la sola biancheria. I loro piedi a malapena sfiorano la figura che giace come morta”. (…)
“L’impatto emotivo degli avvenimenti a cui l’artista assistette ha fatto sì che i lavori di Mieczysław Wejman comparsi negli anni 43-44, tra la «grande operazione» nel quartiere ebraico (luglio 1942), l’insurrezione del ghetto (aprile 1943) e lo scoppio dell’insurrezione di Varsavia (1 agosto 1944) costituiscano uno dei documenti artistici polacchi più importanti tra quelli che testimoniano il periodo dell’occupazione – e soprattutto dell’Olocausto – e siano per questo anche un punto di partenza per avvicinare l’opera dello stesso Wejman”.
Guarda Tańczący 1944. Mieczysław Wejman – oprowadzanie kuratorskie, il video del curatore Piotr Rypson che presenta (in polacco) la Mostra già organizzata a Varsavia (maggio-ottobre 2022).