Dei molti modi di ricordare la distruzione degli ebrei europei onorandoli
Immagine di copertina Andre Von Petrus, Auschwitz (2017), dettaglio.
- Unites States Holocaust Memorial Museum, Washington, DC, Songs of the ghettos, concentration camps, and World War II partisan outposts – Tra cui: Concentration camp songs, Ghetto songs, Music in Theresienstadt, Music of protest, Partisan songs, Roma, Songs of Jewish displaced persons, Witten in hiding, Individuals.
- Jewish Music from the Era of the Holocaust, Music Documentary (durata 15’40) – “Lebensmelodien”, o “Melodie della vita”, è una serie di concerti di opere scritte da compositori ebrei tra il 1933 e il 1945. I brani musicali sono collegati da storie di realtà vissute in modo disumano, di paura mortale, di distruzione, ma anche di sopravvivenza. Cantata da persone che si sono unite per tramandare e dare speranza, la serie di concerti “Lebensmelodien” si propone di reintrodurre le opere – molte delle quali hanno rischiato di svanire nell’oblio – al pubblico moderno. Le melodie servono a testimoniare l’assassinio di massa degli ebrei europei, mantenendone viva la memoria. Direttore artistico del progetto biennale è Nur Ben Shalom, che ha svolto ricerche in tutto il mondo alla ricerca di compositori e di brani. Non solo esegue la musica, ma racconta anche le storie dei suoi creatori ebrei. Questo documentario contiene estratti di uno dei concerti, quello del 27 gennaio 2021, nella Sinagoga Pestalozzistraße di Berlino, eseguito dal Nimrod Ensemble, in cui Nur Ben Shalom suona il clarinetto. Le Lebensmelodien sono cantate da Isidoro Abramowicz, cantore della sinagoga. I musicisti sono anche seguiti in una prova per un concerto alla chiesa Apostel-Paulus-Kirche di Berlino. Il concerto Lebensmelodien ha aperto i festeggiamenti per l’anniversario dei “1.700 anni di vita ebraica in Germania”. Selezioni musicali: (00:00) Hazzan Israel Eliyahu Marokko: Chad Gadya (04:40) Mario Melli: Preludio (12:20) Ida Pinkert: Quattro canzoni. Esecutori: Isidoro Abramowicz (voce), Nimrod Ensemble.
- Long-silenced songs of Holocaust survivors are rediscovered (durata 5’23) – Quando i campi di sterminio e i ghetti europei furono liberati alla fine della Seconda Guerra Mondiale, uno psicologo di Chicago visitò gli ex prigionieri e registrò le loro interviste. Inascoltata per decenni, è stata riscoperta una bobina di canzoni che si era dimenticata da tempo e che offre un documento sconvolgente degli orrori dell’Olocausto. David C. Barnett dell’emittente WVIZ associata alla rete della PBS-Public Broadcasting System, racconta.
- Zog nit keyn mol (Non dire mai … che stai percorrendo la strada finale) – nota anche come “La canzone dei partigiani”, è forse la più diffusa delle canzoni yiddish create durante l’Olocausto. Fu scritta dal ventiduenne poeta di Vilna Hirsh Glik e basata su una melodia preesistente del compositore sovietico-ebraico Dimitri Pokrass. Ispirata come reazione alle notizie della rivolta del ghetto di Varsavia (19 aprile 1943-16 maggio 1943), la canzone fu adottata come inno ufficiale dei partigiani di Vilna poco dopo la sua composizione (1943) e si diffuse con notevole rapidità in altri ghetti e campi. Glick morì l’anno successivo fuggendo da un campo di concentramento in Estonia, nella vicina foresta. La canzone esorta il popolo ebraico a continuare a lottare per la propria sopravvivenza. È una delle canzoni più frequentemente eseguite nelle cerimonie di commemorazione dell’Olocausto. Qui nell’esecuzione del 1946 di Betty Segal accompagnata da Akiva Daykhes a Monaco per conto della Jewish Historical Commission (durata 2’).
- Anche Shtil di Nakht è una canzone partigiana yiddish scritta dal poeta Hirsh Glik. Racconta la storia della combattente della resistenza Vitka Kempner (1920-2012), che sabotò un trasporto di armi dei nazisti bombardando i binari del treno. Qui nell’interpretazione di Isabel Frey, in concerto, Vienna 29 maggio 2019.
- Music of the Holocaust: Jewish composer to debut salvaged works (durata 3’37) – La musica composta nei campi di concentramento nazisti sarà suonata per la prima volta al pubblico in uno straordinario concerto internazionale (2018). Il Compositore Francesco Lotoro racconta in inglese. Sul suo più vasto lavoro di ricerca delle partiture e dei musicisti sopravvissuti in tutti gli inferni concentrazionari battendo ogni genere di archivi, trascrivendo, catalogando, registrando vedi qui.
- A musical performance in honor of Holocaust victims (durata 7’) – Il padre di Amnon Weinstein era fuggito dall’Europa prima della Seconda Guerra Mondiale; la sua famiglia non fu altrettanto fortunata. Weinstein ha onorato la memoria di coloro che sono morti nell’Olocausto restaurando decine di strumenti a corda che venivano suonati dai prigionieri ebrei nei campi di concentramento nazisti. Gli strumenti sono stati recentemente suonati in un concerto speciale della Cleveland Orchestra. Serena Altschul della CBS Sunday Morning, racconta la straordinaria storia dei “violini della speranza”.
- Tom Paxton, Train for Auschwitz (durata 4’18) – From New York radio show “Saturday of Folk Music”, Tom’s song about the Nazi Concentration Camp (Live 1961). Qui una versione rimasterizzata.
- Arnold Schoenberg, A Survivor from Warsaw (Ein Überlebender aus Warschau), Op. 46 (durata 7’23) – Schoenberg, rifugiato in fuga dall’antisemitismo nazista, scrisse questo dramma musicale di sei minuti per esprimere l’indignazione bruciante per la brutalità tedesca durante l’occupazione bellica della Polonia. Racconta un fatto avvenuto durante la distruzione del ghetto di Varsavia. Un sopravvissuto viene trovato nascosto nelle fogne. Una folla viene radunata dal sergente nazista e il sopravvissuto viene catturato. Il narratore grida gli ordini del sergente in tedesco e al presente. Dal pestaggio e dall’uccisione degli ebrei indifesi nasce il canto elettrizzante e di sfida della “Sh’ma”, che è un’esortazione ad “amare il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima” e a trasmettere questo amore alla generazione successiva. Il testo è di Schoenberg e utilizza sia l’inglese che il tedesco, con un coro conclusivo in ebraico biblico che utilizza lo “Sh’ma Yisrael” (Ascolta, o Israele, dal Deuteronomio). L’opera è interamente in 12 toni. La prima italiana di cui si abbia notizia si è tenuta a Torino il 20 ottobre 1961 da parte del Coro e dell’Orchestra Sinfonica di Torino. Qui nella versione della Česká filharmonie Chorus and Orchestra, Hans Swarowsky, Vaclav Neumann, 1967 Supraphon.
- Francesco Guccini, Auschwitz (durata 4’40) – canzone scritta da Francesco Guccini a seguito di varie sue letture. Uscì per la prima volta nel 1966 come singolo degli Equipe 84. Nel 1967 Auschwitz fu poi inserita dall’artista nella raccolta Folk beat n. 1, con il titolo “La canzone del bambino nel vento (Auschwitz)”.
- Krzysztof Penderecki, Dies irae (Auschwitz Oratorium) (durata 22’) – Composto nel gennaio-febbraio 1967, comprende: I Lamentatio “Circumdederunt me funes mortis…” (Psalm 114); II Apocalypsis “…et laquei inferorum supervenerunt mihi.” (Psalm 114); III Apotheosis “Absorpta est mors in victoria.” (1. Korinther 15). Esecuzione (1967): Orchestra Filarmonica di Cracovia, Coro della Filarmonica di Cracovia, Direttore Henryk Czyz, Janusz Przybylski (maestro del coro), Stefania Woytowicz (soprano), Wiesław Ochman (tenore), e Bernard Ładysz (basso-baritono).
- I Camaleonti, Il diario di Anna Frank (durata 4’14) – Testo breve scritto da Mino Reitano e cantato da Livio Macchia del gruppo dei Camaleonti nel 1968. Con i violinisti dell’orchestra del Teatro “La Scala” di Milano.
- Leonard Cohen, Dance me to the end of love (durata 4’40) – Pubblicato nel 1984, il brano è ispirato dall’orrore dell’Olocausto. Cohen ha così raccontato la genesi della canzone: “è nata dall’aver sentito o letto, quindi appreso che nei campi di sterminio, in alcuni campi di sterminio, accanto ai forni crematori, un quartetto d’archi era costretto a suonare mentre l’orrore era in corso. Suonavano persone il cui destino era quello stesso orrore. E suonavano musica classica mentre i loro compagni di prigionia venivano uccisi e bruciati. Quindi, quella musica, evocata dal verso “Dance me to your beauty with a burning violin,” (“Fammi danzare verso la tua bellezza con un violino che brucia”), significa la bellezza della vita che si conclude, la fine di questa esistenza e dell’elemento passionale/ardente in quella conclusione. Ma è lo stesso linguaggio che usiamo per arrenderci alla persona amata/al nostro amore”. Vedi la versione della tedesca Ballhaus Band, Tanz mit mir bevor du gehst suonata a Köln (2013) in inglese e yiddish.
- John Williams, Schindler’s List (durata 6’19’) – Tema principale della colonna sonora del film Schindler’s List prodotto e diretto nel 1993 da Steven Spielberg. Oscar 1994 alla migliore colonna sonora. Qui eseguita nella più grande sinagoga europea di Budapest. Csongor Korossy-Khayll (Violino), Xaver Varnus al grande Organo Jemlich della sinagoga, con la partecipazione di Balazs Barnkopf (Organo del Teatro) e Balazs Elischer (Organo Hammond). Registrato dal vivo nel 2017.
- Holocaust. A Music Memorial Film from Auschwitz (durata 1 ora 27’43) – Il documentario diretto da James Kent è stato co-prodotto nel 2005 dalla BBC con TVP (Polonia), CBC (Canada) e ZDF (Germania). In un tributo unico ai milioni di morti del genocidio nazista e per la prima volta nella sua storia, il museo di Auschwitz-Birkenau ha permesso ad alcuni musicisti di spicco di tutto il mondo di recarsi nei campi e di esibirsi in un film di 90 minuti girato interamente sul posto. Una sequenza di musiche accuratamente scelte, tutte in qualche modo collegate all’Olocausto, si intreccia con le potenti testimonianze di tre sopravvissuti delle orchestre maschili e femminili. L’elenco dei musicisti di fama mondiale che partecipano al film comprende l’acclamato violinista russo Maxim Vengerov, il pianista americano Emanuel Ax e una serie di cantanti internazionali, tra cui i soprani Isabel Bayrakdarian e Kate Royal, il mezzosoprano Tove Dahlberg e il basso-baritono Gerald Finlay. Altri interpreti di rilievo internazionale sono Iva Bittová, Deidre Cooper, Iwona Hossa, Ian Humphries, David Krakauer, Edgaras Montvidas, Martin Roscoe, The Smith Quartet, Michael Ward-Bergeman. La Orkiestra Sinfonietta Cracovia e il Coro Camerata Silesia sono diretti da John Axelrod. Il film comprende musiche della liturgia ebraica e opere di W.A. Mozart, J.S. Bach, Chopin, Schubert, Henryk Górecki, Viktor Ullmann, Steve Reich e Olivier Messiaen. Un nuovo lavoro per ottoni e shofar (uno strumento ebraico fatto di corni di animali) del ricercato compositore ebreo-argentino Osvaldo Golijov è stato commissionato appositamente per il film.
- Stephen Melzack, Never Again. A song to remember the Holocaust (durata 3’) – Spiega l’autore: “Le parole ‘Mai più’ pronunciate a proposito dell’Olocausto evocano un sentimento di vasta portata. Nel 2013 ho deciso di comporre la canzone Never Again per ispirare, educare e commemorare l’Olocausto e in particolare Yom Hashoah (Giornata del ricordo dell’Olocausto). Da allora è diventata un appello alla memoria per le nuove generazioni.”
- Concert: Commemoration in Memory of the Victims of the Holocaust (durata 45’, inizio a 6’28), UN Chamber Music Society of the United Nations Staff Recreation Council, Brenda Vongova, Artistic Director, 27 gennaio 2021 – Programma musicale: Kol Nidrei (un’antica preghiera ebraica, che tutte le vittime ebree conoscevano a memoria), Ori Wissner Levy (violino), eseguito nel campo di sterminio di Treblinka, in una foresta a nord-est di Varsavia, Polonia; Ernest Bloch (1880-1959), Baal Shem: II. Nigun, David Strongin (violino), Brenda Vongova (pianoforte); Michelle Dibucci (1961-), “Wenn Ich Dich Sehe”, aria dal balletto-opera Charlotte Saloman: Der Tod und die Malerin, Clare McNamara (Mezzo-Soprano), Krystof Witek (Violino solo), Ted Mook (Violoncello), Kohei Yamaguchi (Basso), Tanya Witek (Flauto/Piccolo), Lisa Kozenko (Oboe), Saerom Kim (Clarinetto), John Falcone (Fagotto/Saxofono alto), Ehren L. Valmé (Trombone), Anran Qian (Pianoforte), Tom Betsalel (Vibrafono); Yamen Saadi (1997-), Introduzione e Longa, Op.1, Yamen Saadi (violino); Johann Sebastian Bach (1685-1750), Suite per violoncello, n. 2 in re minore, Sarabanda Alexander Warenberg (violoncello); Gustav Mahler (1860-1911), Kindertotenlieder (Canti della morte dei bambini): IV. “Oft denk’ ich, sie sind nur ausgegangen”, Clare McNamara (Mezzo-Soprano), Marie Gitman (Oboe), Ben Goldscheider (Corno), Anran Qian (Pianoforte); Max Reger (1873-1916), Tre Suite per Viola sola, Op. 131d: Suite n. 1 in sol minore: I. Molto sostenuto, Sindy Mohamed (Viola); Julius Klengel (1859-1933), Hymnus per 12 Celli, Derek Louie (Violoncello); Michael Cohen (1938 -), “I Remember” dal musical Yours, Anne (Testo di Enid Futterman), Britt Hewitt (Soprano), Jaye Simmons (Mezzo-Soprano), Brenda Vongova (pianoforte), Nathan Melzer (violino), Derek Louie (violoncello), Saerom Kim (clarinetto), Jordan James (corno francese); Shalom Aleichem (preghiera tradizionale ebraica), David Strongin (violino), eseguito nel campo di concentramento di Buchenwald.
Per approfondire.
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La musica unisce tutti i ricordi e i vissuti umani… Grazie per questa preziosa rassegna!