Elogio della stratificazione delle culture
Immagine di copertina: Vasyl Yermilov, Untitled (composition in primary colors), 1927
Oggi su “Avvenire”, Alberto Fraccacreta pubblica un articolo intitolato: La poetessa. Lina Kostenko: «L’Ucraina vuole sperare nel futuro».
Sottotitolo: La scrittrice, che continua a vivere sotto le bombe a Kiev: «Il regime sovietico è finito solo formalmente. Sopravvivremo. Il nostro ambito naturale è l’Europa».
L’occasione è l’uscita della raccolta di saggi, poesie e testi critici intitolata Topologie del presente. Il poema e i suoi luoghi (a cura di Amelia Valtolina, Camilla Miglio, Alessandro Baldacci, Le Lettere, pagine 254), con contributi di Alessandro Achilli, Antonella Anedda, Adeline Baldacchino, Serenella Iovino, Federico Italiano, Aliocha Wald Lasowski, Fabio Pusterla e, appunto, della poetessa ucraina Lina Kostenko, con due sue liriche (Sprofondata, annego, pp. 104-105 e E di nuovo un prologo, pp. 106-107) e un testo in prosa (Preghiera all’Arno, pp. 17-54).
Dalla scheda dell’Editore: “I saggi e le poesie e le considerazioni critiche raccolti in questo primo volume della collana «Sinalefe. Biblioteca di poesia europea» rappresentano il punto d’arrivo di una lunga, polifonica discussione sul ruolo e le forme dell’immaginazione topografica e topologica nella poesia e nella cultura contemporanee, avviata dal prezioso e appassionato contributo di Lina Kostenko, cui si aggiungono le notazioni di due “classici” dell’orizzonte contemporaneo come Fabio Pusterla e Antonella Anedda nonché la breve prosa rapsodica di Adeline Baldacchino. Riunite nella sezione «Voci», queste riflessioni introducono a quel più diretto confronto con il poema, che si dispiega nella seconda sezione del volume, «Parole», nella quale sono pubblicate poesie inedite delle “voci” protagoniste della sezione precedente. A chiudere il trittico, con il quale si è voluto plasmare la forma delle miscellanee di «Sinalefe», è la sezione «Colloqui», nel cui nome risuona ancora l’auspicio hölderliniano di un pensiero plurale, nato nell’ascolto dell’Altro. Qui, alle voci dei poeti che aprono il libro, si intrecciano quelle di studiose e studiosi che, dialogando con la poesia europea del presente, interrogano lo spazio configurato dal verso poetico”.
Dall’intervista di Alberto Fraccacreta mi permetto di estrapolare alcuni passaggi delle risposte di Lina Kostenko:
- “L’Ucraina per me rappresenta la stratificazione delle culture – quella scitica, greca, tatara, polacca, ebraica, italiana, francese – che ci hanno lasciato cattedrali, tradizioni, statue, palazzi, in altre parole, la bellezza e la memoria. La Russia ci lascia le rovine delle città e delle campagne, terra bruciata seminata dai cadaveri insepolti, l’infinito dei campi minati dove ieri cresceva il frumento. Cosa rimane a uno scrittore? L’isola della sua parola. In mezzo all’Apocalisse del mondo di oggi quest’isola forse di nuovo si chiama Patmos”.
- “In sostanza, la guerra di oggi della Russia contro l’Ucraina ha le sue radici in quei continui tentativi del regime sovietico di annientare la cultura. Il regime non è riuscito allora a cancellare l’Ucraina dalla faccia della terra, per questo cerca di farlo oggi. Perché? Soltanto perché l’Ucraina ha manifestato il desiderio, del tutto naturale, di liberarsi dalla sanguinaria trappola della storia russa e, più che integrarsi, ritornare nello spazio dell’Europa al quale storicamente è sempre appartenuta. Il totalitarismo sovietico non solo si è trascinato per settant’anni. Dopo il 1991 in Russia questo totalitarismo si è reincarnato sotto una nuova forma, rafforzata da paradigmi imperiali. Oggi sui territori occupati i russi bruciano i libri ucraini, ripetendo una pratica già vista con i nazisti. Nel mio destino di scrittrice ho affrontato due totalitarismi, quello nazista e quello sovietico. Più due guerre mondiali, Seconda e Terza. L’Ucraina vuole uscire fuori da questa cerchia fatale. Non è solo un suo diritto, ma un suo dovere di fronte al futuro”
- “È difficile essere ottimisti. Ma qualsiasi dimensione univoca, ottimista o pessimista che sia, sarebbe una reazione semplificatrice di fronte agli scenari che vediamo oggi in Ucraina. E l’ombra di questi scenari copre l’Europa tutta. L’orizzonte di eventi si è allargato in maniera pericolosa. Per questo forse ci vorrebbe una nuova filosofia della vita e della percezione della realtà. Ciò che conta è che la questione ucraina è diventata una questione che riguarda tutto l’Occidente come civiltà democratica”.
- “Proprio adesso che la Russia ha cominciato a minacciare il mondo delle democrazie, questo mondo ha capito che l’Ucraina difende i limes dell’Europa. Per cui credo che proprio ora l’Ucraina sopravvivrà e avrà un futuro degno delle sfide dei giorni nostri”.
Leggi qui l’intera intervista.
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Immagine: Ivan Marchuk: Fate Leads Everyone.
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