Parlarsi
di Paolo Morawski
Immagine di copertina: Gli applausi del Congresso Usa a Zelensky, foto New York Times.
Una frase mi ha colpito nei diversi resoconti e commenti che la visita di Volodymyr Zelensky a Washington ha stimolato. In piena guerra (!) quest’ultimo ha lasciato per un attimo il suo paese per essere ricevuto dal presidente americano Joe Biden, dall’altra parte dell’Atlantico. Dalla CNN traggo l’idea che questo viaggio va ben oltre i simboli: “Biden non avrebbe invitato Zelensky a Washington – e non avrebbe affrontato un viaggio rischioso al di fuori dell’Ucraina per la prima volta dall’inizio della guerra – se non avesse creduto che si potesse ottenere qualcosa di concreto incontrandosi faccia a faccia invece che al telefono”.
Faccia a faccia. Concreto.
La sottolineatura è mia.
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Sulla pace “giusta” il Presidente ucraino ha puntualizzato: «E’ difficile dire cosa è una pace giusta. Per me come presidente una pace giusta è nessun compromesso sulla sovranità, sulla libertà e sull’integrità territoriale del mio paese».
Sulla posta in gioco di questo incontro, per l’Ansa: “Volodymyr Zelensky arriva a Washington come Winston Churchill 81 anni fa pochi giorni dopo l’attacco del Giappone a Pearl Harbour (…) non è un caso che il presidente americano riceva Zelensky alla fine dell’anno, prima che i repubblicani riassumano il controllo della Camera a gennaio. Il presidente americano vuole assicurarsi che il Congresso continui a sostenere in modo bipartisan e compatto l’Ucraina mettendo all’angolo quanti nel Grand old party hanno minacciato di non voler più staccare «assegni in bianco» a Kiev. L’appello di Zelensky a Capitol Hill, nove mesi dopo quello virtuale, deve servire a questo, come quello di Churchill nel 1941 cementò l”alleanza che avrebbe vinto la Seconda Guerra Mondiale e costruito il mondo democratico moderno.”
Per inciso, sul paragone con Churchill ho ritrovato questo commento dell’8 marzo 2022 sul sito della CNN (mesi e mesi fa): Zelensky is not Churchill. He’s a more unlikely hero, dove l’analista politico Zachary B. Wolf prima critica questo paragone, poi ne cerca di migliori. Traduco: “Ho sottoposto – racconta Zachary B. Wolf – l’argomento Churchill a Douglas Brinkley, lo storico presidenziale americano, in una telefonata. Li ha respinti come esagerati. Churchill era già stato un leader di guerra, un eroe di guerra, un sopravvissuto a uno scandalo e uno scrittore prolifico quando assunse la carica di primo ministro nel 1940. Era un imperialista piuttosto che un puro sostenitore della democrazia”. Pertanto il Presidente Volodymyr Zelensky: “È più Václav Havel, che Churchill, ha sostenuto Brinkley, sottolineando che Havel era un drammaturgo dell’assurdo il cui movimento in Cecoslovacchia – la Rivoluzione di Velluto – prendeva il nome da un gruppo rock occidentale, i Velvet Underground. «Havel trasudava democrazia e aveva visto da vicino il totalitarismo», ha detto Brinkley. «Nessuno pensava che Havel, un commediografo, potesse diventare un grande leader mondiale, e invece lo è stato». Insomma alla fine, per Douglas Brinkley citato da Zachary B. Wolf, Zelensky ricorda “Lech Wałęsa, un sindacalista polacco che ha finito per diventare un leader rivoluzionario e ispiratore. Entrambi hanno cavalcato l’onda della rivoluzione nell’Europa orientale nel 1989”.
Letto l’articolo, mi chiedo quanto sia utile perdere tempo a cercare paragoni, invece che analizzare le novità del presente (era l’8 marzo 2022!). I media e la comunicazione contemporanea amano gli slogan, i concetti immediatamente afferrabili, i titoli, le chiavi di lettura facili da digerire: quali strizzatine d’occhio rassicuranti indirizzate a noi poveri umani che vogliamo solo essere rassicurati.
Sull’evento che si è svolto ieri, vedi la copertura video del Washington Post (durata 4 ore e 39’). Giornalismo USA.
Ma cosa da detto? Vedi il video Zelensky’s address to Congress in three minutes (durata 3’).
Natale: “Natale. In Ucraina lo celebreremo anche a lume di candela, e non per romanticismo. Non abbiamo l’elettricità e molti non hanno l’acqua”. Rimando a qui.