Nuova rappresentazione a Roma della celebre opera di Sławomir Mrożek
Immagine di copertina: dettaglio del manifesto della rappresentazione di “Emigranti” del 10-13 maggio 2018 al Teatr Polski di Wrocław.
Dal 20 al 25 giugno 2023 al Teatro Di Documenti, in Via Nicola Zabaglia, 42, Roma (prenotazioni 328 847 5891 – teatrodidocumenti@libero.it)
EMIGRANTI
di Sławomir Mrożek
Regia di Claudio Jankowski
con Riccardo Barbera e Roberto D’Alessandro
scene e costumi: Ro. Da.
Dalla scheda di presentazione del regista Claudio Jankowski leggiamo:
“Sławomir Mrożek (nato il 29 giugno 1930, deceduto nel 2013) è uno scrittore polacco, tra i maggiori drammaturghi della Polonia e dell’Europa Orientale. Alla fine degli anni Cinquanta, Mrożek esordisce come scrittore. La sua prima opera Policja viene pubblicata nel 1958. Mrożek emigra in Francia nel 1963 e poi in Messico. Viaggia in Francia, Gran Bretagna, Italia, Jugoslavia e in altri paesi europei. Dopo 33 anni da esule in giro per il mondo torna in Polonia nel 1997 e si stabilisce a Cracovia. La sua prima opera per il teatro Tango (1964) – una saga familiare – insieme a Emigranci (un amaro quanto ironico ritratto del 1974 di due emigrati polacchi a Parigi) sono i suoi lavori più celebri e più rappresentati al mondo. Nel 2006 Mrożek pubblicò la sua autobiografia intitolata Baltazar”.
Commenta Claudio Jankowski: “Le opere del teatro di Mrożek appartengono al Teatro dell’Assurdo: egli vuole scioccare il pubblico con elementi non realistici, con riferimenti politici e storici, usando distorsioni e parodie”.
La trama di Emigranti: “Sławomir Mrożek, scrive il testo nel 1974, e in parte racconta la sua vicenda personale di emigrato nella dura Parigi. Quindi, biografia drammaturgica che riporta in scena due personaggi senza nome (AA, XX), ricordando naturalmente il Teatro dell’Assurdo. Due uomini che, all’inizio del loro racconto, inseriscono un ulteriore raccontino, inventato e ambientato alla stazione. Il botta e risposta dei due sembra quello tra regista e attore, tra autore e personaggio, delineandosi attraverso immaginarie didascalie narrative”.
Il regista Andrzej Wajda fece una produzione teatrale di Emigranti al Teatr Stary di Cracovia” con Jerzy Bińczycki e Jerzy Stuhr. Di seguito l’Invito e il manifesto di Lech Przybylski per la prima dello spettacolo avvenuta il 24 aprile 1976.
Immagine, fonte.
Su Sławomir Mrożek il regista Tadeusz Śmiarowski ha realizzato nel 2010 il film documentario intitolato Mrożek i Baltazar (durata 54’). E’ disponibile su TVP Vod Kultura. Dalla scheda del film: “Il documentario offre agli spettatori uno sguardo ravvicinato sull’intera vita di Sławomir Mrożek, dagli anni ’60 a oggi. Utilizzando documenti, diari e memorie, i realizzatori rivisitano gli eventi della sua vita di anni fa, esplorando i suoi dilemmi, successi e fallimenti. I realizzatori hanno anche reso visita allo scrittore a Nizza, dove attualmente vive con la moglie. Il lavoro e la vita di Mrożek sono discussi dai suoi collaboratori, dai direttori di teatro, dai suoi cari e dal protagonista stesso. Lo spettatore si trova ad affrontare un viaggio affascinante nel mondo della satira e dell’assurdo di uno dei più grandi scrittori della fine del XX secolo”.
Immagine, Theatre poster (1988) Stasys Eidrigevicius.
Nella scheda informativa predisposta dal regista Claudio Jankowski è riportato un episodio della vita di Sławomir Mrożek che, se è noto, è stato da tempo dimenticato. Da giovane il drammaturgo polacco “è stato membro del PZPR-Polska Zjednoczona Partia Robotnicza (Il Partito Operaio Unificato Polacco) e ha lavorato tutta la vita come giornalista politico. Nel 1953, Stalin ancora vivo, Mrożek è stato tra i più severi firmatari di una lettera aperta alle autorità polacche, lettera che partecipava alla diffamazione di sacerdoti cattolici di Cracovia, tre dei quali erano stati condannati a morte (allora ancora in attesa di esecuzione) dal governo comunista dopo essere stati accusati di tradimento: una accusa senza alcun fondamento”.
In sintesi, ecco una veloce ricostruzione dell’episodio. Nel febbraio 1953, all’età di 23 anni, Mrożek firmò il cosiddetto “Appello di Cracovia”, appello al quale aderì oltre una cinquantina di firmatari dell’Unione Letterati di Cracovia in sostegno alle autorità staliniane della Repubblica Popolare di Polonia dopo l’arresto (con accuse inventate di spionaggio compiuto da “gruppi di spie americane legate alla Curia metropolitana di Cracovia”) e la condanna, dopo un processo-farsa, alla pena di morte (poi commutata in ergastolo) di alcuni sacerdoti della curia di Cracovia. Oltre al ventenne Sławomir Mrożek a firmare allora l’appello contro “i traditori della Patria” fu anche la trentenne Wisława Szymborska.
Il processo fu uno dei colpi più brutali portati dal regime comunista polacco contro la Chiesa cattolica. Si inseriva in una più generale campagna di propaganda e di lotta anche spietata contro la Chiesa iniziata nel 1948. Le persecuzioni erano le più svariate. Nel 1952/1953 circa mille sacerdoti furono imprigionati e si procedette allo smembramento delle diocesi che più si opponevano alla sovietizzazione. Il processo alla Curia di Cracovia faceva parte di un piano portato avanti in tutto il Paese. Il suo scopo era quello di screditare la Chiesa cattolica di Polonia, di presentarla all’opinione pubblica come un pericoloso “agente reazionario del Vaticano” incaricato di realizzare una politica “anti-polacca”, di dipingere il clero come “spia degli Stati imperialisti”. Il 27 gennaio 1953, dopo che l’accusa aveva manipolato fatti reali, il Tribunale distrettuale militare di Cracovia pronunciò il verdetto: Józef Lelita, vicario a Rabka-Zdrój, e i laici Edward Chachlica e Michał Kowalik furono condannati a morte; il reverendo Franciszek Szymonek all’ergastolo, il reverendo Wit Brzycki a 15 anni, il reverendo Jan Pochopień a 8 anni, la congregazionista cattolica Stefania Rospond a 6 anni.
Alla mistificazione del processo si aggiunse la mistificazione dell’appello degli intellettuali che nelle intenzioni del potere voleva creare una parvenza di sostegno sociale alla repressione della Chiesa, per legittimare il processo truccato e le condanne, soprattutto quelle a morte, e fornire alle autorità polacche un eventuale pretesto per intensificare ulteriormente la repressione dei credenti.
Per approfondire il caso vedi qui e qui e qui e poi qui e anche qui. L’episodio è stato polemicamente rievocato da vari lettori cattolici e della destra politica in occasione della morte di Mrożek nel 2013, vedi per esempio qui).
Immagine: Plakat teatralny (1986), Andrzej Pagowski.
Immagine: Manifesto del Teatr im. Aleksandra Sewruka w Elblągu.