Della necessità di analizzare fino in fondo il modello coloniale russo-sovietico-russo
di Yonas Bedzki
Immagine di copertina: Nicola Morawski ©, Zitti e Mosca, 2022, dettaglio
“Affari Internazionali”, rivista online dello IAI-Istituto Affari Internazionali, pubblica uno speciale dedicato all’anniversario dell’inizio della guerra della Russia all’Ucraina e dedicato ai temi centrali del conflitto. Lo speciale è consultabile gratuitamente qui.
Da segnalare in particolare La guerra russa e la lotta anticoloniale degli ucraini di Nona Mikhelidze. L’autrice traccia una panoramica delle relazioni tra Ucraina e Russia nella lunga durata ripercorrendo la plurisecolare politica imperiale/coloniale della Russia a danno dell’Ucraina e leggendo l’attuale guerra come momento “catalizzatore” del processo di de-colonizzazione ucraina. L’odierna resistenza contro la brutale aggressione russa è solamente l’ultima manifestazione di una lotta anticoloniale le cui radici vanno ricercate nel passato, perché tale lotta ha origine anche in reazione alle logiche imperiali degli zar nel Settecento e soprattutto nell’Ottocento.
Scrive Nona Mikhelidze: “Sotto l’impero russo, l’Unione sovietica e la Russia post-sovietica, l’atteggiamento repressivo del potere coloniale russo nei confronti del progetto nazionale ucraino è rimasto sempre lo stesso: l’esistenza stessa di quel progetto nazionale non era e non è consentita. Dalla cancellazione della lingua e dalla distruzione fisica – la carestia provocata dal regime sovietico nel 1932-33 ha causato la morte di circa 4 milioni di ucraini – si arriva alla guerra di oggi contro i civili”.
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La realtà della guerra produce nuovi traumi non solo nelle nuove generazioni mentre risveglia echi dolorosi di vecchi traumi in chi ha memoria del passato. Per molti ucraini e studiosi l’invasione su larga scala dell’Ucraina è il tentativo della Federazione Russa di ri-colonizzare e schiavizzare la sua ex colonia. Tuttavia sull’uso delle categorie di “colonialismo”, “neo-colonialismo”, “ri-colonizzazione” e “de-colonizzazione” applicate alla storia dei rapporti tra ucraini e russi-sovietici-russi è in corso un notevole dibattito internazionale. Al riguardo si registra, salvo eccezioni, lo scettiscismo, se non già l’avversione di larga parte degli osservatori occidentali: “da noi” il colonialismo è solo quello del passato, quello avvenuto lontano, oltre i mari, quello che riguarda britannici, francesi, belgi, olandesi, portoghesi, spagnoli, tedeschi e italiani in Africa e in Asia. Pertanto, si obietta: che c’entra la Russia? Che senso ha parlare di colonialismo in relazione all’Europa? Ha senso, il colonialismo è fenomeno che riguarda anche la Russia e si manifesta anche all’interno dell’Europa.
Avviata perlomeno dagli anni Cinquanta del Novecento, la discussione sul colonialismo sovietico-russo ha ripreso vigore dopo il 2014 e ancor di più da febbraio 2022 traendo beneficio da innumerevoli studi interdisciplinari che sono stati nel frattempo prodotti. Al riguardo esistono diversi approcci, dai più epidermici ai più approfonditi, da analisi concepite con taglio accademico e basate su “robuste” ricerche ad altri interventi di sapore più pubblicistico.
Nelle prossime settimane poli-logo intende analizzare le tesi di alcuni degli studiosi che contribuiscono o hanno contribuito a mettere a fuoco la questione. Tra gli autori da esaminare: Martin Aust, Daria Badior, Alexandre Bennigsen, Svitlana Biedarieva, Alastair Bonnett, Yehor Brailian, Yaroslav Hrytsak, Vladislav Inozemtsev, Evgenia Kostina, Kasia Krzyżanowska, Dragan Kujundzic, Alexander Morrison, Oleksiy Radynski, Mykola Riabchuk, Steven Sabol, Anton Saifullayeu, Solomon M. Schwarz, Timothy Snyder, Ewa Thompson, Mark von Hagen, Serhy Yekelchyk e altri.
Sono gradite altre eventuali segnalazioni.
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[…] di Mosca poli-logo intende tornare a ragionare in maniera più approfondita. Vedi intanto qui (Nona Mikhelidze) e anche qui (Timothy Snider) e inoltre qui (Arne […]