Esistono diversi scenari per una soluzione post-bellica
di Paolo Morawski
Alcuni analisti – così sul “Financial Times” Gideon Rachman – leggono l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 come l’inizio di una seconda guerra fredda globale tra Stati Uniti (e suoi alleati, in primis la coalizione delle democrazie) e l’asse Russia-Cina. Nella nuova guerra fredda agli inizi ciò che accade in Europa è strettamente connesso a ciò che accade in Asia, e viceversa. In questa prospettiva le battaglie in Ucraina sarebbero uno dei teatri (attualmente dolorosamente centrale) di una più ampia lotta per la sicurezza (quale che sia il significato del termine) su scala planetaria. E come 70 anni fa anche questa volta c’è un grande blocco di Paesi non allineati (un “Sud globale” per ora assai fluido) che è intensamente corteggiato da entrambe le parti.
Per una riflessione concentrata sull’Europa, segnalo il recente Brief di Georgi Gotev pubblicato su EURACTIV.com, s’intitola: EU’s new borders.
Traduco liberamente parte del testo di Georgi Gotev, L’autore commenta l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e s’interroga sui grandi cambiamenti che questa sorta di Terza Guerra Mondiale porterà, tra cui nuovi confini in Europa. Scrive:
“… Ma qualcosa di molto più grande, meno visibile, è il vero cambiamento della partita. La Polonia, un Paese che, insieme all’Ungheria, è stato spesso indicato come la pecora nera dell’UE, per essersi preso delle libertà nei confronti dello Stato di diritto, ha ora acquisito autorità morale per aver dimostrato di avere ragione nel suo atteggiamento verso la Russia. La Polonia si è impegnata a fondo per fornire ogni tipo di assistenza all’Ucraina. Mai le relazioni tra due Paesi europei sono fiorite con tanta magnificenza. Esistono diversi scenari per una soluzione post-bellica, ma tutti sembrano far presagire un riavvicinamento geopolitico tra Varsavia e Kyïv. Ci siamo presi un po’ di libertà nell’immaginarli”.
“Nel peggiore dei casi, l’Ucraina verrebbe privata di gran parte del suo territorio e i resti verrebbero integrati nella Polonia. L’Ungheria potrebbe volerne una parte, ma Viktor Orban probabilmente resterebbe a mani vuote”.
“Nello scenario migliore, l’Ucraina manterrebbe la maggior parte del suo vasto territorio. Di fronte al rifiuto di un’adesione rapida all’UE, l’Ucraina potrebbe fondersi con la Polonia, che le conferirebbe automaticamente lo status di territorio dell’UE, come l’ex Repubblica Democratica Tedesca è stata integrata nella Germania Federale nel 1990. Per coloro che ipotizzano un problema legale, ricordiamo quanto l’UE sia stata negligente nei confronti della sua integrità territoriale. Nel 2004, l’intero territorio di Cipro è diventato membro dell’UE. Il fatto che la Turchia ne controlli de facto la parte settentrionale non sembra aver fatto arrabbiare nessuno a Bruxelles. Il nome del futuro Stato è un dettaglio (…)”.
“Con una popolazione di 80 milioni di abitanti e 900.000 km², tale Stato avrebbe più territorio della Francia o della Germania e più popolazione della Francia. Inoltre, sarebbe un nucleo naturale per un gruppo di Paesi che la pensano allo stesso modo, tra cui la Lituania, la Lettonia, l’Estonia e recentemente anche la Slovacchia, nonché forse la Romania, che a sua volta potrebbe perseguire il proprio progetto di fusione con la Moldavia. La Bulgaria non ha ancora deciso quale ruolo svolgere. Tuttavia, sia la Romania che la Bulgaria, situate sul Mar Nero, acquisteranno importanza, poiché i precedenti piani per una Via della Seta devono essere riformattati in una rotta centrale attraverso il Caspio e il Mar Nero. L’equilibrio di potere nell’UE cambierebbe logicamente, così come le strategie per l’emancipazione dell’UE dagli Stati Uniti. A differenza della Francia, la Polonia e i suoi amici attribuiscono la massima importanza alle relazioni atlantiche”.
“Sebbene questo schizzo suoni molto come una finzione politica, siamo consapevoli che tali considerazioni sono presenti nelle menti dei politici e dei diplomatici dell’UE quando si tratta di prendere decisioni relative all’Ucraina. Questo potrebbe spiegare perché Francia e Germania forniscono aiuti con il contagocce e si muovono con una certa cautela”.
Leggendo questi ragionamenti ho avuto la sensazione – come poche altre volte – di vivere in un mondo completamente diverso da quello finora frequentato. Certo, si tratta di un esercizio di pura fiction. E l’idea stessa di una stretta unione polacco-ucraina è rigettata, per tacere degli ucraini, da molti polacchi, i quali considerano l’ipotesi come del tutto immaginaria, anzi la criticano come pericoloso diversivo anti-europeo.
Ma fiction o immaginazione, questa guerra criminale sta cambiando l’Europa e ci obbliga tutti a ri-pensarci, a porci nuove domande, a cercare di interpretare la realtà in maniera innovativa. In particolare, urge cercare efficace risposta alla domanda: “Cosa concretamente fare di fronte al rifiuto di un’adesione rapida dell’Ucraina all’UE”? In altre parole, a quale pacifico assetto europeo post-bellico intendiamo già ora lavorare? Quale UE vogliamo domani?
La posizione ucraina è netta, vuole far parte dell’Occidente, a cominciare dall’UE. Nella sintesi di Olga Stefanishyna, Vice Primo ministro per l’integrazione europea ed euroatlantica dell’Ucraina: “abbiamo già pagato col sangue” (“We have already paid for our EU membership with blood”).
Non tutti i paesi membri dell’UE impostano la questione in quest’ottica. Per esempio non la Grecia e Cipro, non l’Austria, non i paesi candidati all’UE dei Balcani occidentali, non i grandi paesi membri. Non la Francia, che prevede per l’Ucraina nell’UE tempi lunghi. L’opinione prevalente pare essere quella secondo la quale non bisogna avere fretta. Non si diventa paesi candidati da un giorno all’altro. A compiere il passo verso un nuovo allargamento dell’UE, si osserva, non sono pronte né l’Ucraina né l’UE. Vedi anche la panoramica sull’argomento del CSIS-Center for Strategic and International Studies (Pierre Morcos).
L’Italia si pronuncia invece per un’accelerazione del processo di allargamento. Chiede di avanzare “il più speditamente possibile” per l’apertura immediata dei negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord, di “dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e di assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo. Siamo favorevoli all’ingresso di tutti questi Paesi e vogliamo l’Ucraina nell’Unione Europea” – così Mario Draghi. L’Italia, peraltro, sostiene il percorso europeo anche della Georgia, come affermato dal Presidente Sergio Mattarella.
Chi avrebbe immaginato quattro mesi fa un dibattito così intenso e articolato?