In piazza a sostegno del sapere umanistico
di Matteo Annecchiarico
“Noi abbiamo un senso” (My máme smysl): sono queste le parole che continuavano a riecheggiare per le strade di Praga il 28 Marzo 2023, in occasione della Festa degli insegnanti. Proprio questa ricorrenza ha fornito al mondo universitario ceco (praghese, ma non solo) un’occasione per riunirsi e protestare contro la cronica scarsezza di fondi e, di conseguenza, per puntare il dito contro gli stipendi irrisori percepiti dagli insegnanti universitari e, più in generale, contro la svalutazione delle materie umanistiche in quanto tale.
Al movimento, denominato “L’ora della verità” (Hodina pravdy) hanno preso parte il corpo degli insegnanti e gli studenti di varie università ceche (Praga, Brno, Ostrava, České Budějovice, Hradec Králové, Plzeň, Ústí nad Labem), le quali hanno organizzando nelle rispettive città e sedi non solo manifestazioni e marce di protesta, ma anche diverse attività come lezioni e dibattiti sul significato e il valore delle discipline umanistiche, workshop di lingue straniere e molto altro.
“L’ora della verità, protesta universitaria per la festa degli insegnanti”, la foto ritrae Tomáš G. Masaryk.
«Il nostro lavoro ha un senso. Anche noi siamo insegnanti».
«Esigiamo condizioni dignitose per l’insegnamento universitario delle scienze umanistiche e sociali, condizioni che possano essere paragonabili a quelle di cui godono l’insegnamento universitario di altre scienze e l’insegnamento delle scuole secondarie. Siamo felici del fatto che la società stia gradualmente comprendendo il significato dell’educazione e del lavoro pedagogico e che stia cercando di rimediare alla marginalizzazione alla quale da tempo sono ormai soggetti gli insegnanti di scuola primaria e secondaria. Abbiamo pensato che il 28 marzo 2023, giorno della festa degli insegnanti, potesse essere una buona occasione per organizzare una protesta e riportare l’attenzione su chi finora è stato dimenticato, compresi dottorandi e dottorande. La società ha bisogno delle scienze umane e sociali. Le attuali condizioni impari in cui quest’ultime versano sono inaccettabili, le università in questo modo stanno allontanando i ricercatori di valore e le nuove generazioni», recita il manifesto presente sull’homepage del sito del movimento.
Infatti, per l’iniziativa è stato creato un sito in cui vengono riportate informazioni di carattere logistico che riguardano le varie iniziative, assieme alle dichiarazioni e ai manifesti pubblicati in seno al movimento.
«Il nostro comunicato per la Festa degli insegnanti».
«Anche noi siamo insegnanti. Ci siamo molto rallegrati del fatto che la società ceca sia riuscita a risolvere la situazione indegna in cui versavano gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie. Ma nel frattempo ci si è dimenticati degli insegnanti universitari. La Festa degli insegnati è per noi, pertanto, non solo un’occasione per celebrare i risultati già raggiunti, ma anche per ricordare che una parte del mondo scolastico ceco sta ancora affrontando una situazione di crisi».
L’Università Carlo di Praga ha organizzato, fra le altre cose, una marcia che, partendo dalla Facoltà di Filosofia in piazza Jan Palach (punto di partenza già pregno di simbolismo, dato che si tratta della piazza rinominata in onore dello studente di filosofia che si diede fuoco nel 1969 per protestare contro l’invasione di Praga del 68’) ha raggiunto il Castello dove si erge la statua di Tomáš G. Masaryk, primo presidente dell’allora Repubblica Cecoslovacca e filosofo di formazione. Alla testa del corteo si ergeva un gigantesco masso di cartapesta, a simboleggiare il fardello delle materie umanistiche che, esattamente come Sisifo, sono costrette a lavorare senza venir mai riconosciute, in un ciclo senza fine.
Alla manifestazione si sono uniti anche dottorandi e dottorande. Quest’ultima rappresenta una delle categorie più colpite dalla cronica carenza di fondi: un dottorando in Cechia percepisce in media 11.500 corone, che stando al cambio attuale corrisponde a meno di 500 euro. Una somma irrisoria che non permette assolutamente di mantenersi nelle principali città universitarie del paese, costringendo i futuri ricercatori a svolgere un altro lavoro contemporaneamente al dottorato che, già di per sé, è un impegno a tempo pieno. Per questo motivo molti studiosi abbandonano la ricerca per andare a insegnare nelle scuole secondarie, dove la paga è maggiore e l’impegno richiesto molto meno gravoso. “Anche il dottorato è un lavoro!”, recitava uno degli slogan che punteggiavano la piazza del Castello di Praga, insieme a “La parola contro il potere”.
Non è un mistero che le materie umanistiche siano in crisi da anni, dato che con il diffondersi delle tecnologie digitali a essere privilegiate sono state sempre di più le discipline scientifiche che permettono, per questa ragione, di trovare un impiego con più facilità. Ma è in particolare nel contesto ceco che la svalutazione delle materie umanistiche risulta particolarmente sorprendente: sono stati propri illustri umanisti a cementare e plasmare per secoli la storia di questo paese, a partire dal pedagogo Jan Amos Komenský (Comenius o Comenio), il filologo Josef Dobrovský, il già menzionato Masaryk, l’attività del celebre Circolo linguistico di Praga, o Václav Havel, drammaturgo dal riconosciuto talento, ultimo presidente della Repubblica Cecoslovacca e primo presidente della Repubblica Ceca – solo per menzionare alcuni nomi (ma la lista sarebbe ancora lunga).
Ci si chiede tra il serio e il faceto: “Quanti personaggi illustri della storia ceca rimangono se cancelliamo gli umanisti?” E la freccia che indica re Carlo IV ricorda: “fondatore di un’università che possedeva solo facoltà umanistiche”.
Il declino del sapere umanistico dovrebbe portare tutti noi a riflettere sull’attuale stato del mondo in cui viviamo e chiederci: possiamo veramente permetterci di mettere da parte questa branca del sapere umano in nome del progresso tecnologico? A giudicare da quanto sta accadendo in questi ultimi anni, sembrerebbe proprio di no.
Sullo striscione: “Coscienza umana in rianimazione”.
Tutte le foto sono state scattate da Matteo Annecchiarico durante la manifestazione.