L’indipendenza incompiuta: un giorno come tanti?
di Silvana Ameruoso
Immagine di copertina, fonte.
Kacper Dziekan, storico polacco ed esperto di storia dell’Est-Europa, in un articolo pubblicato il 16 maggio 2023 sulla rivista online tedesco-polacca “Dialog Forum”, riflette sul centocinquesimo anniversario della nascita della Repubblica bielorussa (Repubblica Popolare oppure Nazionale, i due termini sono interscambiabili), la cui storia si colloca nel complesso e variegato quadro storico-culturale dei Paesi dell’Europa dell’Est all’indomani della Prima guerra mondiale. L’articolo, scritto in polacco, è stato tradotto in tedesco da Andreas R. Hofmann. Di seguito la mia sintesi in italiano.
Dziekan esordisce ricordando che il 25 marzo 1918, giorno di proclamazione della Repubblica bielorussa, non è un giorno ricordato con orgoglio da tutti i Bielorussi. Per spiegarlo, ripercorre le tappe che hanno portato all’indipendenza del Paese e all’istituzione della sua forma di governo. Il crollo degli imperi, della monarchia austro-ungarica e della Russia zarista, nonché la guerra civile russa, scoppiata a seguito della Rivoluzione d’ottobre del 1917 tra i Bianchi (le truppe zariste) e i Rossi (i bolscevichi), permisero a molti popoli della regione di costituirsi in stati indipendenti: lituani, lettoni, estoni, polacchi, ma anche azeri, georgiani, armeni, ucraini e pure bielorussi. Non tutti riuscirono però a mantenere la propria indipendenza.
Il 3 marzo 1918 il bolscevico Lev Trozkij, allora comandante dell’Armata Rossa, stipulò la pace di Brest-Litowsk con gli Imperi centrali, a seguito della quale le aree bielorusse finirono sotto il controllo tedesco (durante la Prima guerra mondiale la Bielorussia era stata occupata dai tedeschi). Pertanto, quando il governo bielorusso proclamò l’indipendenza della Repubblica Nazionale di Bielorussia (Belaruskaya Narodnaja Respublika-BNR) – era una prima volta nella storia perché, se dal 1863 una nazione bielorussa lentamente prendeva consapevolezza di sé, fino a quel momento uno Stato bielorusso a se stante non era mai esistito – confidava nel sostegno del Reich tedesco contro la Russia (bianca o rossa che fosse). Contrariamente alle aspettative, Berlino, che era interessata solamente ad avere al suo est uno Stato-cuscinetto, si rifiutò di riconoscere l’indipendenza della Bielorussia, che dovette cominciare da allora una vera e propria “lotta per la sopravvivenza”. Gli organi esecutivi del neonato Stato bielorusso riuscirono a ottenere un parziale riconoscimento da parte della Germania, ma, dopo il ritiro degli eserciti tedeschi, il 10 dicembre 1918 i bolscevichi occuparono la capitale Minsk, e il governo nazionale bielorusso dovette trasferirsi a Grodno (Hrodna). All’inizio del 1919 i bolscevichi crearono la Repubblica Socialista Sovietica Bielorussa (RSS Bielorussa) – Belaruskaja Saveckaja Sacyjalistyčnaja Rėspublika), Poi, dato che i Soviet da una parte e i polacchi dall’altra premevano sulla zona, rispettivamente da est e da ovest, l’esecutivo bielorusso si spostò nuovamente, questa volta a Kaunas, città controllata dai Lituani. Intanto le aree bielorusse erano diventate teatro di scontro tra bolscevichi e polacchi; proprio a questi ultimi si appoggiarono i bielorussi nella speranza di un accordo che permettesse loro di mantenere l’indipendenza. Per l’intero biennio 1918/1919, il governo della Repubblica Popolare Bielorussa si era impegnato per ottenere il riconoscimento a livello internazionale come Stato autonomo. Ma dal momento che i confini territoriali dei vari Paesi non erano ancora ufficialmente definiti, risultò difficile stringere utili relazioni diplomatiche, e la maggior parte dei tentativi di dialogo con i bolscevichi e i polacchi sfociò in scontri armati. In linea generale tutti gli Stati nati dopo la Prima guerra mondiale erano in competizione tra loro, soprattutto per il territorio. La Repubblica Nazionale Bielorussa venne riconosciuta solo dall’Estonia e dalla Finlandia. Nel marzo 1921, al termine della guerra sovietico-polacca, le terre bielorusse furono divise tra la Polonia e la nuova RSS Bielorussia, che nel 1922 fu membro fondatore dell’URSS-Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. La sede del governo bielorusso democratico fu nuovamente spostata. Da Kaunas, il Consiglio nazionale bielorusso (la Rada) passò a Parigi e, dopo la Seconda guerra mondiale, in Canada, dove si trova ancora oggi in esilio, a Toronto. Quello bielorusso risulta oggi essere il più antico governo europeo in esilio (da più di un secolo). Aggiungiamo per completezza che tutte le terre bielorusse possedute dalla Polonia tra le due guerre mondiali, dal 1945 fanno parte della RSS Bielorussia.
Immagine: Postcard “Long Live Belarusian People’s Republic. Coats of arms of Belarusian voivodships”, 1940s, fonte.
Conclusa l’ampia panoramica storica, Dziekan spiega che, “sebbene formalmente ci sia ancora un governo della Repubblica Popolare, questa continua a vivere in realtà solo nel ricordo storico”, come dimostrano i simboli dell’odierno Stato bielorusso, passati in rassegna dallo storico per dimostrare come essi influiscano sull’attuale percezione della Repubblica di un tempo. Dalla proclamazione dell’indipendenza, la Bielorussia utilizza per scelta come stemma la pahonja, lo stesso stemma del Granducato di Lituania. Il legame con la Lituania è infatti alla base dell’identità collettiva e della memoria culturale dei bielorussi. Il Granducato di Lituania era una realtà eterogenea e stratificata dal punto di vista etnico, culturale e religioso, ed è per questo che i bielorussi vi hanno (rit)rovato le basi della propria identità. Secondo Dziekan, questo aspetto ben illustra la complessità dei processi storici e culturali dell’Europa centrale e orientale. Infatti il Granducato di Lituania “era un conglomerato di molte nazioni, non solo bielorussi e lituani, ma anche karaiti, tatari ed ebrei. Se poi teniamo conto del fatto che il Granducato di Lituania assieme alla Polonia faceva parte di un unico organismo statale, il cosiddetto Commonwealth polacco-lituano (dall’Unione di Lublino del 1569), otteniamo una miscela straordinariamente varia in termini di etnia, cultura, nazionalità e religione. Non c’è da stupirsi, quindi, che i bielorussi vi vedano le fondamenta della loro identità. Dopo tutto, le terre del Granducato di Lituania si sovrapponevano in gran parte al territorio dell’attuale Bielorussia e la lingua ufficiale del principato era il ruteno”.
Lo stemma della Lituania risale agli inizi del XV secolo: un cavaliere (Vytis, Pahonia) in armatura a cavallo che brandisce spada e scudo. Era originariamente un simbolo del Granducato di Lituania, di cui la Bielorussia fece storicamente parte. Poi divenne lo stemma ufficiale della Repubblica Popolare Bielorussa nel 1918 e della Bielorussia dal 1991 al 1995. Ora è lo stemma della moderna Repubblica di Lituania. Fonte.
Un secondo simbolo rappresentativo della Bielorussia preso in esame da Kacper Dziekan è la bandiera bianco-rosso-bianca, legata o a un vessillo storico o allo stemma della pahonja. Con la sovietizzazione della Bielorussia, dopo la Seconda guerra mondiale tutti questi simboli furono vietati. A seguito dello scioglimento dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991, fu istituito uno Stato bielorusso indipendente e furono ripristinate la bandiera e lo stemma dell’antica RNB; questa scelta voleva ricordare l’istituzione, il 25 marzo 1918, di quello che storicamente fu il primo stato sovrano bielorusso. Dopo soli tre anni, quando Aljaksandr Lukašėnka salì al potere, questi simboli furono però nuovamente aboliti e furono ripristinati quelli sovietici. Per consolidare il suo potere, Lukašėnka fece leva sulle simpatie di alcuni bielorussi per l’URSS: furono marginalizzati i simboli e la letteratura nazionali, fu ridotto l’utilizzo della lingua bielorussa, fu limitata la diffusione della bandiera e dello stemma della RNB. “Il 25 marzo è diventato un giorno di festa importante per i bielorussi che hanno una coscienza nazionale e che si oppongono al potere del dittatore. Purtroppo, costituiscono solo una piccola minoranza nella società. Quest’ultima è in maggioranza completamente sovietizzata, per cui la data del 25 marzo 1918 è una data del tutto estranea”.
I simboli della Repubblica Nazionale di Bielorussia sono onnipresenti tra gli emigrati politici bielorussi, che sono decine di migliaia. E sono anche presenti (anche se, ovviamente, in maniera completamente invisibile) tra una parte significativa della società bielorussa, quella che si oppone al dittatore. Quando il tiranno finalmente cadrà – si augura Kacper Dziekan – la Rada in esilio della Repubblica nazionale-popolare potrà finalmente rimettere ufficialmente il proprio mandato nelle mani del legittimo governo di Minsk. Come fecero a suo tempo, dopo il 1989-1991, i governi in esilio di Polonia, Ucraina e Stati baltici.
Patrioti e oppositori bielorussi celebrano la Giornata della Libertà (25 marzo) a Varsavia nel 2022, fonte.
Con questi spunti di riflessione sulla Bielorussia nella sintesi in italiano di Silvana Ameruoso, inizia oggi la collaborazione di “poli-logo” con “Dialog Forum”, rivista online di cui è caporedattore Arkadiusz Szczepański, alla quale contribuiscono una trentina di autori di differenti specializzazioni, orientamenti, nazionalità che attingono alla loro esperienza per prendere posizione sulla politica, la cultura e l’economia in Germania, Polonia ed Europa centrale. L’Europa esplorata è soprattutto quella che mette a confronto e intreccia diverse prospettive ed è particolarmente attenta al ruolo dei cittadini, ai sentimenti di cittadinanza nei vari paesi, quindi alle diverse modalità di impegno a favore di una società civile forte, capace di trasformare nei rispettivi contesti le istituzioni in attori forti ed efficaci. “Dialog Forum” si nutre a sua volta di una rete di istituzioni, circoli, associazioni e società del campo della politica, della cultura e della scienza che operano nel contesto europeo. La rivista è edita dall‘Associazione tedesco-polacca che pubblica anche libri, testi e studi su vari argomenti a intervalli irregolari rivolgendosi a tutti i pubblici interessati con l’obiettivo di proporre tra l’altro utili conoscenze sul tema delle relazioni tedesco-polacche.
1 Commento. Nuovo commento
[…] di Silvana Ameruoso, vedi 105 anni della Repubblica Nazionale di Bielorussa. L’indipendenza incompiuta: un giorno come tanti… […]