Conversazione con Gaia D’elia di Marta Nykytchuk
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Ci sono perlomeno due Galizie. La Galizia che si trova nel nord-ovest della Spagna, sulla costa dell’Atlantico, con capoluogo regionale Santiago di Compostela. E la Galizia: regione storico-geografica polacco-ucraina-russa nell’Europa centrorientale, situata tra (a ovest) i fiumi Soła e Biała dei Monti Beschidi occidentali e (a est) i bacini dei fiumi Zahidny Bug (parte superiore), Zbruč (lungo le alture della Podolia), Dnister (parte superiore e media) e Prut. A sud-ovest la Galizia è delimitata dai Carpazi e a nord-ovest dalla valle della Vistola. Una vasta area che, a seguito delle spartizioni della Polonia-Lituania e delle relative annessioni, dal 1772 fino al 1918 fu regione amministrativa dell’Impero austriaco con capitale Leopoli (Lemberg) e lingua ufficiale il tedesco. Nel periodo della sua massima estensione la Galizia (per la precisione: Regno di Galizia e Lodomeria – dal 1846 anche col Granducato di Cracovia e i Ducati di Auschwitz e Zator) ha ricoperto circa 78 mila kmq (grosso modo l’area delle odierne regioni Valle d’Aosta-Piemonte-Lombardia-Veneto-Friuli Venezia Giulia) e ospitato 8 milioni circa di abitanti (di cui oltre 5 milioni nella sua parte orientale). Nel 1910 la popolazione complessiva comprendeva una maggioranza di polacchi (46%) e di ruteni/ucraini (42%), quindi ebrei (10%), tedeschi, armeni, moldavi, ungheresi, zingari e altre minoranze. Ma le percentuali praticamente si invertivano nella parte occidentale della Galizia (marcatamente polacca e cattolica) e in quella orientale (maggiormente rutena e greco-cattolica). La popolazione rurale (80%) predominava sugli abitanti delle città (20%).
Sui dati relativi alla Galizia multietnica e multilingue si rimanda all’analitico saggio in polacco di Beata Hołub da cui è tratta la cartina di cui sopra riguardante la distribuzione della popolazione di lingua polacca e rutena/ucraina all’interno dei distretti amministrativi. I dati provengono dai censimenti della popolazione effettuati nella Monarchia austro-ungarica negli anni 1890, 1900 e 1910.
La Galizia dal 1772 al 1918. Fonte Immagine
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Per un’edizione di lusso della Carta topografica del Regno di Galizia e Lodomiria degli anni 1779-1783 conservata a Vienna vedi l’elegante sito del progetto.
Le informazioni sulla storia delle terre che sarebbero diventate Galizia tra Sette-Novecento sono limitate a poche cronache frammentarie. Nel Medioevo quei territori furono oggetto di una forte rivalità tra Rus’ di Kyiv, Moscovia, Polonia, Ungheria e Lituania. Nel 1199 entrarono a far parte del principato ucraino (o ruteno) Halyč-Volinia (nel XIII secolo sotto dominio ungherese), le cui due più grandi città erano Volodymyr (Lodomeria in latino) in Volinia e Halyč (Galic in latino) lungo il fiume Dnestr vicino a Ivano-Frankivs’k. Donde il titolo di Regnum Galiciae et Lodomerie in latino. Donde le diverse varianti dei nomi della città di Halicz in polacco e Galich in russo; e della regione Galizia: Galicja in polacco e Galicija in russo. La successiva incorporazione dei galiziani nel regno polacco (dal 1569 Commonwealth polacco-lituano) favorì la loro polonizzazione e portò a una graduale restrizione dei diritti della popolazione ucraina (rutena). La coscienza etnica “ucraina” (“russa” nella successiva terminologia) fu comunque preservata tra i galiziani, in particolare tra i contadini, in parte nella borghesia e nella piccola nobiltà. Un ruolo importante per la formazione della “identità” galiziana nella Galizia orientale ebbero, si crede, le tradizioni tramandate oralmente insieme al contributo della chiesa ortodossa.
La Galizia (in tedesco Galizien) fu ricco centro di cultura anche ebraica. Vedi in proposito le pagine appassionate di Martin Pollack, Galizia. Viaggio nel cuore dimenticato della Mitteleuropa, traduzione di Fabio Cremonesi, Keller editore 2017
Da segnalare la raccolta di Alois Voldan e Olaf Terpitz intitolata Al bivio: Ivan Franko e la questione ebraica in Galizia. Il volume, edito nel 2016 da Krytyka con l’Istituto di ricerca ucraino dell’Università di Harvard e la rappresentanza a Leopoli dell’OeAD, raccoglie i materiali della conferenza scientifica internazionale Ivan Franko and the Jewish Question in Galicia: Intercultural Encounters and Dynamics in the Work of the Ukrainian Writer, tenuta presso l’Università di Vienna il 24-25 ottobre 2013.
Negli articoli di nove letterati e storici provenienti da Austria, Israele, Polonia, Stati Uniti e Ucraina, vengono delineati e indagati i contesti culturali, storici e biografici della ricezione da parte di Franko della questione ebraica; il posto occupato nell’eredità dello scrittore dal tema dell’ebraismo; la sua duplice posizione “tra filosemitismo e antisemitismo” al “crocevia” di visioni imperiali e nazionali, populiste e socialiste; il significato e le basi dell’atteggiamento contraddittorio nei confronti degli ebrei e dell’ebraismo, trattato in modo opposto nelle opere letterarie, scientifiche e giornalistiche di Franko, e nella sua corrispondenza.
Vedi anche di Yaroslav Hrytsak, Ivan Franko and His Community, The Canadian Institute of Ukrainian Studies and Academic Studies Press, Boston 2019. L’autore vi esamina i primi tre decenni (1856-86) della vita di Ivan Franko, nel periodo in cui la multietnica Galizia asburgica stava evolvendo verso le diverse nazioni che avrebbero caratterizzato il XX secolo europeo. L’analisi dell’opera e dell’attività di questo importante scrittore, studioso, giornalista e attivista politico che divenne leader indiscusso per la formazione della moderna identità nazionale ucraina, ha per sfondo le sue piccole comunità – la famiglia di Franko, il suo villaggio natale, i suoi colleghi, i redattori dei periodici per i quali lavorava e i circoli rivoluzionari con i quali interagiva.
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La riflessione sulla Galizia che segue è in formato audio – ascolta qui Gaia D’elia in dialogo con Marta Nykytchuk. Il dialogo prende le mosse da La Galizia di Joseph Roth. Per una geocritica dello spazio, tesi di dottorato di Gaia D’elia, sostenuta presso l’Università Sapienza di Roma, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Studi Europei, Americani e Interculturali, Dottorato in Studi Germanici e Slavi, XXXIV° ciclo, anno accademico 2021-2022, relatore Prof. Gabriele Guerra.