Un racconto da Kiev, tra dolore, impegno umanitario e speranza
Mario Giro, che ringrazio, segnala Un racconto da Kiev, tra dolore, impegno umanitario e speranza. Il racconto è pubblicato sul sito di Sant’Egidio.
“Una delegazione ha visitato i luoghi del conflitto dove Sant’Egidio sta intensificando l’azione umanitaria”.
Leggiamo: “La guerra in Ucraina dura ormai da 7 mesi. E proprio in questi giorni, una delegazione di Sant’Egidio si è recata in Ucraina dall’Italia, per sostenere l’intensa azione umanitaria che le Comunità ucraine stanno portando avanti dall’inizio della guerra. Nelle parole e nelle immagini che ci vengono trasmesse da quei luoghi, leggiamo storie di dolore ma vediamo anche i segni di speranza che con tenacia le Comunità di Sant’Egidio cercano di trasmettere”. (…)
“Kiev dopo sette mesi di guerra. La città ha ripreso una vita per molti versi normale. Il traffico, la gente per strada, la metropolitana che viaggia secondo i ritmi consueti, le scuole aperte. Certo c’è meno gente del solito, meno traffico: molti kieviani sono ancora rifugiati all’estero o in altre regioni dell’Ucraina. La guerra tuttavia continua a essere una presenza costante nella vita quotidiana. Gi allarmi antiaereo ricordano i possibili pericoli, fanno fermare i mezzi di trasporto pubblico, chiudere i locali, scendere nei rifugi gli alunni delle scuole. In diversi luoghi si notano i sacchi di sabbia accumulati a protezione di edifici o i cavalli di frisia messi ai lati delle strade”.
“Lungo le vie di ingresso alla città occorre passare attraverso posti di blocco fortificati. Ma soprattutto le settimane dell’assedio subìto dalla città all’inizio della guerra hanno lasciato una viva memoria nelle persone che non mancano di raccontare quello che hanno vissuto. È un ricordo che accomuna tutti e di cui tutti sembrano avere bisogno di parlare: dagli anziani che incontri per strada ai giovani, dal tassista a chi è investito di una responsabilità pubblica”.
(…) “A Kiev in questi mesi sono arrivati non pochi profughi dalle regioni orientali e meridionali del paese, dove si combatte. 120.000 sono i rifugiati registrati ufficialmente, ma verosimilmente la loro cifra è intorno alle 300.000 persone. Vivono nella città e nei sobborghi, da parenti o conoscenti, oppure ospitati negli appartamenti lasciati vuoti dai kieviani che hanno lasciato la città; altri affittano abitazioni. La gran parte è rimasta senza stipendio, fa fatica a trovare un nuovo lavoro, mentre i risparmi si assottigliano”.
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Per le donazioni all’Ucraina raccolte da Sant’Egidio vedi qui.