Partigiani italiani e partigiani ucraini: valori comuni e differenze
di Olena Ponomareva
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Nell’aprile dello scorso anno ho partecipato a un festival letterario a Bologna. Ai margini del festival c’erano risposte ai giornalisti, interviste, e una delle domande era formulata esattamente così: “Tra poche settimane in Italia si festeggerà il 25 aprile: la vittoria militare della resistenza italiana contro il nazifascismo. Perché quella ucraina è una resistenza?”. Una domanda bizzarra, ma anche sintomatica nel contesto italiano. Nella risposta ho dovuto specificare che si trattava della resistenza nel senso etimologico del termine – opposizione agli invasori – che traduceva la volontà del popolo ucraino di difendere la propria libertà da poco conquistata.
Dopo l’invasione russa su larga scala avviata il 24 febbraio 2022 l’intelligence statunitense aveva previsto che Kyiv sarebbe potuta cadere in 72 ore. Eppure, da qualche mese, siamo entrati nel quarto anno di guerra. Anche se il prezzo per l’Ucraina è drammaticamente alto, come lo fu per la resistenza italiana durante la Seconda guerra mondiale, oppure per la resistenza francese nata con l’appello del generale Charles de Gaulle nel giugno del 1940 e terminata dopo la liberazione della Francia nel 1944. Dopo 80 anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale il contesto storico non è cambiato molto, anche se effettivamente si è passati dalla guerra cinetica a quella cibernetica, spesso definita dagli analisti come ‘guerra ibrida’ oppure ‘guerra non lineare’ e ‘guerra senza limiti’ caratterizzata da una serie di ambiguità strategiche, e dove il confine tra guerra e pace diventa sempre più elusivo. Tuttavia, la guerra in Ucraina è sostanzialmente una ‘guerra di popolo’, per riprendere un’altra espressione della storiografia italiana: è la resistenza basata sull’iniziativa popolare per preservare l’indipendenza e la sovranità dello Stato ucraino.
La resistenza ucraina contro l’aggressione della Russia, rivelatasi come un imprevisto e percepita come un’incognita, sin dall’inizio è totale e opera su più livelli: esercito regolare, volontari e società civile, partigiani nelle zone occupate. Sembra un paradosso, ma in Italia, ogni volta quando si parla dell’Ucraina, c’è ancora bisogno di ricordare che il diritto alla difesa è un principio profondamente fissato nell’ordinamento internazionale e non lo si può piegare alla contingenza delle opportunità. Ma quali sono, più specificatamente, le radici e le matrici del conflitto in Ucraina? Cosa dimostra questa guerra? Il 2025 porterà alla sua fine?
Il 15 aprile a Roma alle ore 17:30 ne discuteremo nell’incontro:
Due resistenze a confronto, separate da quasi 80 anni ma sorelle nello spirito
Con:
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L’incontro si terrà nello Spazio Europa, Via IV Novembre, 149, 00187, Roma.
Dalla presentazione dell’evento: “Durante il mese di aprile l’Italia ricorda lo sforzo eroico della resistenza partigiana. Uno sforzo di così alto valore da essere preso come esempio dalle varie resistenze all’oppressione straniera in tutto il mondo. Da tre anni l’Ucraina combatte per il proprio destino alla stregua dei partigiani italiani nella Seconda guerra mondiale. Malgrado enormi differenze dal punto di vista storico il valore della resistenza resta il medesimo. Il nostro evento si antepone il fine di spiegare cosa accomuna e cosa differenzia queste due esperienze”.
Evento in collaborazione con FIAP
Per info e richieste:
lazio@liberioltreleillusioni.it
Per partecipare, registrarsi prima del 14 aprile qui.
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