Guardando fotografie di Asja Lācis in posa
di Paolo Morawski
Immagine di coopertina Asja Lācis, fonte
Mentre stavo curiosando in Rete sulla storia della Lettonia, sulla sua cultura, sugli artisti lettoni mi imbatto in questa foto di Asja Lācis.
Ritratto di Asja Lācis, 1910-1912 circa © Collezione del Museo di Letteratura e Musica di Riga, fonte.
Subito, mi agganciano i suoi occhi fissi, dilatati, il suo volto. Colpito dal suo protendersi in avanti, verso un qualche futuro di cui ignoro la destinazione, la sua espressione mi interroga. Cerbiatto inquieto? Animo sensibile? Intelligente e curiosa? Chi è? Cosa ha dentro? Cosa posso capire di lei da una semplice immagine in posa? Cerco altre sue foto. La inseguo mentre la sua personalità attraversa il Novecento, invecchia. Fino a che punto le immagini “parlano”, cosa “raccontano”? Mi concentro sulle immagini, non sui testi che accompagnano, dalle didascalie traggo solo le date. In mancanza di date ordino le fotografie a naso.
Ritratto di Asja Lācis 1912-1915 circa © Collezione Māra Ķimele, Riga, fonte.
Asja Lācis 1918, fonte.
Asja Lācis, fonte
Asja Lācis, fonte.
Asja Lācis 1948, fonte.
Asja Lācis nel suo appartamento a Riga © Collezione Māra Ķimele, dettaglio, fonte.
Asja Lācis 1971, fonte.
Solo dopo aver a lungo scrutato, e liberamente fantasticato (luci e malinconie, fuochi e tristezze, diversi gradi di energie, spossatezza e forza interiore), sono andato a leggere chi fosse la reale Asja Lācis. Certamente molto diversa dai film immaginati che mi ero fatto solamente osservandola ritratta.
Per la biografia di Anna Liepina, Anna Ernestovna “Asja” Lācis (Līgatne 1891-Riga 1979) leggi qui, e qui, anche qui poi qui, pure qui e ancora qui, inoltre qui, successivamente qui, quindi qui, poi qui, ancora qui, per chiudere qui.
Per il suo rapporto con Walter Benjamin, incontrato a Capri nel maggio-settembre 1924, vedi, anche qui, pure qui e ancora qui, infine qui. Inoltre qui, quindi qui, in aggiunta qui, anche qui.
Scopro che Asja Lācis è stata, tra l’altro, condannata a dieci anni di lavoro forzato in Kazakistan nel 1938. Cito da Asja Lācis, mandorle e rivoluzione, intervista ad Andris Brinkmanis, di Chiara Lupi, “hotpotatoes”, 13 aprile 2020: “All’inizio del 1938 Lācis viene arrestata, imprigionata nella prigione di Butyrka e condannata a dieci anni di lavori forzati in Kazakistan. È accusata di far parte di un’organizzazione segreta nazionalista e fascista lettone durante il lavoro presso Teatro Skatuve di Mosca. La maggior parte dei membri dello Skatuve sono accusati ingiustamente, giustiziati o imprigionati nei gulag. Lācis organizza il teatro dei detenuti a Karaganda. Ritorna in Lettonia (1948). Lavora al Teatro Valmiera, prima come ospite poi come direttore generale. Viene ufficialmente riabilitata (1955). Ristabilisce i contatti con Brecht e Piscator e diventa ufficialmente membro del Partito Comunista (1955”). Ah!
Ascolta su “InopeRoscio (appunti di filosofia)”, 24 aprile 2022, Asja Lacis, l’agitatrice rossa, professione rivoluzionaria. Nata Anna Liepina, il nome Asja lo sceglie, da ragazza, dopo aver letto l’omonimo racconto di Turgenev nel quale una diciassettenne è così temeraria da dichiarare il suo amore a un giovane che, spaventato, se la dà a gambe. Il cognome lo prende dal suo primo marito, Julius Lacis, scrittore, deputato e ministro, almeno fin prima d’ essere giustiziato per attività antisovietiche. Si sposano ventenni, fanno una figlia e divorziano. Ciò nonostante continuerà per tutta la vita a farsi chiamare Asja Lacis. E’ con questo nome che passerà alla storia come figura chiave della cultura del Novecento: regista, intellettuale, militante comunista lettone; svolse un ruolo fondamentale di mediazione tra le avanguardie russe ed il teatro politico della Repubblica di Weimar. Fu amica e collaboratrice, tra gli altri, di Brecht; conobbe, di intima amicizia, Walter Benjamin, instradandolo alla, per quanto critica, adesione al marxismo. Animo inquieto quanto brillante. Ricordata, troppo spesso, per l’importanza dei grandi personaggi con cui intessette relazioni, più che per il valore del suo impegno politico e culturale.
Ascolta, su Rai Radio 3, Rai Play Sound, 3 Novembre 2019, ciclo Vite che non sono la tua, 2 episodio, Asja Lacis – “L’altra scena. Quattro rivoluzionarie del Teatro” di Andrea Porcheddu. Uno dei ritratti più noti di Asja Lacis è del 1915: ha ventiquattro anni, è giovane, un gran cappello a falda larga, gli occhi grandi, intensi, gli zigomi alti, la testa un po’ inclinata. È bella. Difficile distogliere lo sguardo. Walter Benjamin ne rimase incantato. Bertolt Brecht avvertì il suo fascino. Ma quel che colpiva in questa donna, ben oltre la bellezza, era l’intelligenza, la forza d’animo, l’acume dello sguardo, l’instancabile militanza.