• HOME
  • Il Progetto
  • Percorsi
    • Oggi
    • Ieri
    • Domani
    • Appunti
    • Tesi
    • Geografie
    • Letture
    • Immaginari
  • Tutti gli Articoli
  • Tutti gli Autori
  • PoloniaEuropae
clicca per ingrandire
Poli-logo
13 Marzo 2023
OggiIeriTesiLettureImmaginari
Nessun commento

Memoria / Arte / Memoria / Arte

Tra Polonia e Germania opere, mostre, cataloghi, recensioni

Oggi lunedì 13 marzo 2023 alle ore 18.30, presso l’Istituto Polacco di Roma, via Vittoria Colonna 1, presentazione del libro Arte, nazione e memoria in Polonia e in Germania (2002- 2020) di Laura Quercioli Mincer, edito in questi giorni dalla Genova University Press.

Relatori: Roberta Ascarelli, Fiorella Bassan, Stefano Chiodi, Anna Jagiełło

Il volume “vuole dare conto di come alcuni fra i massimi artisti contemporanei polacchi e tedeschi si riferiscano alle macro-tematiche dell’identità (nazionale, di genere) e della memoria. Una memoria che, nei casi esaminati e in entrambi i Paesi, converge intorno all’anus mundi, Auschwitz nella sua dimensione concreta e simbolica: l’assassinio degli ebrei europei, realizzato dai nazisti e dai loro collaboratori in terra polacca. Punto di partenza per l’analisi di opere di numerosi artisti come Mirosław Bałka, Elżbieta Janicka, Zbigniew Libera, e Anselm Kiefer, Gerhard Richter, Eva & Adele, è la descrizione di alcune mostre, dalla pioneristica Mirroring Evil (New York, 2002) alla più recente Estranged (Varsavia, 2018), riferendo anche di cataloghi e recensioni: in breve, dell’impatto ‘sociale’ e pubblico dell’arte”. 

Laura Quercioli Mincer insegna Letteratura polacca all’Università di Genova. Si occupa di cultura ebraico-polacca e di forme di trasmissione della memoria, in letteratura e nelle arti visive. È autrice di un centinaio di contributi scientifici e di tre monografie.

Il volume è acquistabile, ma anche scaricabile gratuitamente, all’indirizzo. 

———–

Per gentile concessione degli autori alleghiamo l’introduzione al volume di Andrea Cortellessa, intitolata Carceri dell’invenzione: 

«È facile parlare della Polonia, più̀ difficile lavorare per essa, più̀ difficile ancora morire, ma la cosa più̀ difficile è soffrire». Così si legge, ci racconta Laura Quercioli, su un muro del carcere di Via Szuch, sede della Gestapo durante l’occupazione nazista di Varsavia. Quello delle scritte sui muri delle carceri è un tòpos almeno dall’età̀ romantica (noi italiani pensiamo a quelle delle vittime della Santa Inquisizione sulle pareti dello Steri di Palermo, o a quelle riprodotte da Gastone Novelli nel suo libro d’artista Scritto sul muro, dedicato alla Regina Cœli in cui per un soffio, alla fine del ’43, si salvò dall’essere messo a morte dalle SS), ma per l’autrice corrisponde anche a un’ossessione personale (il suo libro precedente, che tratta di ‘carcere e istituzioni totali nella letteratura polacca’, ha per titolo La prigione era la mia casa, Quercioli 2014). 

Non dev’essere così ‘facile’, in realtà̀, parlare della Polonia. Ma forse può̀ servire allo scopo un’altra citazione di questo libro, di Józef Piłsudski (La psicologia del detenuto, 1925): «in Polonia la prigione è il compagno costante e quotidiano del pensiero umano». Il padre della patria alludeva alle rivolte del suo popolo, represse brutalmente a più̀ riprese fra l’Ottocento e il primo Novecento, ma non è un caso che all’indomani della Seconda guerra mondiale si sia potuto affermare, con iperbole eloquente, che nei sei anni di occupazione l’intero Paese era divenuto un «enorme carcere tedesco, un solo campo di concentramento» (ivi: 22; 203). 

Che questo libro si concluda con un excursus su una serie di carceri famigerate – a ritroso sino al Mamertino, che a Roma si trova dai tempi mitici dei Sette Re ed è probabilmente il ‘più̀ antico edificio carcerario esistente’ – non si deve tanto a un morboso frisson postmodernista (al quale personalmente confesso, peraltro, di indulgere da decenni), quello che è stato definito dark tourism, quanto all’intuizione di una simmetria strutturale fra l’eterotopia per antonomasia, che è appunto il carcere, e il paesaggio simbolico cui il libro è dedicato. Tutti i saggi qui raccolti da Laura Quercioli sono infatti viaggi personali (volendo dar loro un’etichetta convenzionale dovremmo ascriverli – a dispetto delle puntuali bibliografie delle quali si presentano corazzati – alla tipologia del personal essay) in una terra devastata (non solo desolata, cioè̀). Questa terra è «contaminata» (Pollack 2016) – così suona un titolo paradigmatico, in queste pagine spesso evocato, di Martin Pollack – dalla memoria del Trauma storico per eccellenza: quello che nel tempo che ce ne separa è stato designato con metafore quali Olocausto e Shoah, l’una come l’altra variamente avvertite come inadeguate (non è un caso che Paul Celan, invece, preferisse non dargli un nome se non alludendovi con la perifrasi «ciò̀ che è stato» – in ciò̀ concorde con quanto scritto nel 1989 da Primo Levi: «meditate che questo è stato»). Leggi l’intera introduzione di Andrea Cortellessa qui.

TAG: Carceri | Libro. Memoria | Andrea Cortellessa | Laura Quercioli Mincer | Nazione | Arte | ebrei | Germania | Polonia

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Compila questo campo
Compila questo campo
Inserisci un indirizzo email valido.
Devi accettare i termini per procedere

Un ringraziamento speciale a:

Privacy Policy Cookie Policy

© 2023 poloniaeuropae
Tutti i diritti riservati.
Designed by Vink