Messaggi di un dissidente dalle colonie penali russe
di Luigi Spinola
Immagine di copertina: tra le ultime immagini di Alexei Navalny da un collegamento video dalla colonia penale di Karp, fonte © Copyright ANSA.
Gli speciali di Radio3. Il 16 Mar 2024, in diretta dalla Sala A di Via Asiago a Roma, è andato in onda Il viaggio nello spazio di Alexej Navalny – messaggi di un dissidente dalle colonie penali russe, di Luigi Spinola con Francesco Villano.
A un mese dalla morte di Aleksej Navalny avvenuta il 16 febbraio 2024, la serata ha voluto rendere omaggio all’eroe della dissidenza russa, ascoltare le sue lettere, gli appunti, i tweet, i ragionamenti sul mondo, la politica, la letteratura, inviati durante gli oltre mille giorni di prigionia.
Luigi Spinola, scrittore, giornalista, conduttore di Radio3 Mondo, con una drammaturgia costruita sulle stesse parole di Navalny, guida il pubblico lungo quello che il dissidente definiva il suo viaggio nello spazio, da una cella di punizione all’altra, fino alla colonia penale a regime speciale IK-3, oltre la linea del Circolo polare artico. Un viaggio senza ritorno nell’orrore del nostro tempo.
A dare voce a Navalny è l’attore Francesco Villano.
Guarda la video presentazione di Luigi Spinola. E ascolta qui (durata 1 ora 33’).
Ho chiesto a Luigi Spinola se e come sia cambiata la sua idea di Russia, di Russia di Putin, di dissenso russo, e di guerra contro l’Ucraina dopo aver ideato e scritto questa preziosa testimonianza su Alexej Navalny, dopo averla messa in scena ed essersi confrontato con le reazioni del pubblico in sala, dopo la diffusione online. E’ cambiato anche il suo giudizio su Navalny?
Ecco la risposta di Luigi Spinola:
“Conoscevo già abbastanza bene la storia e il profilo di Navalny, perché a lui avevo dedicato il primo ritratto di un podcast dedicato ai dissidenti russi. Alcuni suoi tratti distintivi – primo tra tutti l’ironia, come cifra umana, di scrittura ma soprattutto come strumento di opposizione, cruciale per smitizzare la figura di Putin, aspirante Zar ridotto a burocrate disonesto – emergono ancora più nitidi dai messaggi inviati durante la prigionia. L’elemento per me nuovo che mi ha colpito è il dialogo incessante che Navalny tesseva con i dissidenti dell’età sovietica, quelli che non ci sono più – come Anatolij Marčenko, l’ultimo a morire dietro le sbarre prima di lui, che legge con passione – e quelli ancora vivi, con cui aveva iniziato una corrispondenza, come Natan Sharansky. Visto da una colonia penale di massima sicurezza – con le sue immutabili regole punitive, e le sue strategie di sopravvivenza – il confine tra età sovietica e Russia putinista appare davvero molto poroso.”
Fonte: Ansa.