L’inverno degli ucraini. Ai limiti dell’emergenza umanitaria. Quando sparisce la luce è vera disperazione
di Paolo Morawski
Marina Bedzki, che ringrazio, mi invia ritagli e segnalazioni come letture domenicali. Innanzitutto, la prima pagina de “L’Osservatore romano” di sabato 19 novembre 2022, particolarmente sensibile ai drammi dei civili. Stessa sensibilità hanno dimostrato in precedenza “il manifesto” e “Avvenire” vedi qui. Si tratta di vera empatia, non soltanto di giochi linguistici sui titoli (cfr. qui sotto “Il Fatto quotidiano”, con tutt’altro approccio).
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Mentre continuano e si ripetono bombardamenti spietati sull’Ucraina, mezzo Paese è al buio, circa la metà delle infrastrutture energetiche ucraine è fuori uso a seguito dei missili russi, temperature sempre più rigide. Anch’io stasera ho freddo, mi copro la felpa con un ulteriore golf, so di essere fortunato. Una nostra amica ucraina a Kiev confessa: “reggiamo, ma non senza fatica. Quando sparisce la luce è una vera disperazione. Gli eventi [a voi ben] noti letteralmente divorano il tempo e le forze”.
Anna Zafesova su “La Stampa” di giovedì 17 novembre 2022 spiega i missili russi come una rappresaglia, una vendetta, “la ritorsione di un folle che sfigura con l’acido la donna che lo rifiuta. Ogni pioggia di missili russi arriva – e Putin non lo ha nascosto – dopo ogni successo ucraino”. L’obiettivo è “far vivere donne, anziani, bambini, malati ucraini al freddo e al buio, mentre sta arrivando la prima neve”. Intanto “per le strade di Mosca sfilano nazionalisti che invocano missili nucleari su Washington. Sceneggiate della propaganda, ma…”.
Per amici polacchi, i bombardamenti russi sono una forma di guerra psicologica e di ricatto: con i missili vogliono terrorizzare gli ucraini e spingerli a lasciare l’Ucraina al buio e al gelo al fine di provocare una nuova enorme ondata di rifugiati verso l’Europa in pieno inverno. Si “puniscono” gli ucraini e si “minano” le società europee nella speranza che si rivoltino contro gli ucraini e contro i governi che li sostengono.
Lorenzo Cremonesi su “Il Corriere della Sera”” di giovedì 17 novembre 2022 sottolinea con ammirata sorpresa che: “Non si registrano proteste per le difficoltà quotidiane”, la società civile ucraina “mostra una resilienza sorprendente”. Non solo, “la guerra ha ormai forgiato una nuova identità nazionale ucraina oggi più determinata che mai a vincere contro l’invasore russo”. E Cremonesi cita Kristina Berdyanskykh, giornalista di 39 anni del periodico «The New Voice of Ukraine»: “Non è Zelensky a guidare la nazione, lui è soltanto un interprete, il nostro portavoce”. Cresce e si radica così – prosegue l’inviato italiano, “un fenomeno che negli ultimi nove mesi abbiamo visto manifestarsi in modi sempre più forti: l’odio per la Russia e tutto ciò che è russo, dalla lingua, alla storia e alla letteratura, fino alle tradizioni alimentari e ai modi di vestire”. Continua Kristina Berdyanskykh: “Putin voleva annetterci, ma in verità ci ha de-russificati. Oggi siamo pronti a combattere, soffrire, perdere ogni cosa e persino morire pur di restare ucraini”. Aggiunge, citato da Cremonesi, il sociologo Olevskii Antypovych: “Il nuovo ucraino oggi è più che mai cittadino del suo Paese, siamo più generosi gli uni con gli altri, più fiduciosi nel nostro governo e nell’esercito, meno cinici”.
Secondo il portavoce di Putin, riportato da molti media, l’obiettivo degli attacchi missilistici russi che uccidono civili, e distruggono il sistema energetico ucraino lasciando milioni di persone senza acqua, luce e riscaldamento è proprio quello di obbligare Kyiv a negoziare. In altre parole, le sofferenze dei civili e i black out sono la “conseguenza” del rifiuto di Kiev di negoziare, afferma il Cremlino – “Insomma, la Russia è così volenterosa di negoziare che è determinata a proseguire imperterrita nella perpetrazione di crimini di guerra pur di arrivare a questo fine”, commenta con apprezzabile ironia Nathalie Tocci (“La Stampa”, sabato 19 novembre 2022).
Torna in evidenza il dramma dei bambini deportati in Russia, oltre 11mila sonoi genitori ad appellarsi. Al riguardo Sasha Vakulina, giornalista di “euronews” (vedi il servizio del 18 novembre 2022), riferisce che “diverse fonti russe e diversi funzionari del settore stanno pubblicizzando in modo eclatante l’adozione forzata di bambini ucraini nelle famiglie russe. L’Istituto per lo studio della guerra afferma che eminenti blogger di guerra russi hanno iniziato a far circolare una serie di documentari con diversi bambini ucraini del Donbass adottati da famiglie russe. La serie di documentari afferma che i funzionari russi hanno evacuato, così dicono, oltre 150.000 bambini dal Donbass solo nel 2022 (…) I programmi di adozione forzata e la deportazione di bambini con il pretesto di programmi di vacanza e riabilitazione, costituiscono probabilmente la spina dorsale di una massiccia campagna contro lo spopolamento in Russia”.