Due (e altre) lapidi
di Krystyna Jaworska
Immagine di copertina, foto Paolo Morawski
Il 21 aprile 1945 in piazza del Nettuno a Bologna era festa grande: la cittadinanza accoglieva i soldati polacchi che per primi liberarono la città. Da allora la piazza è divenuta il luogo principale delle celebrazioni per la festa della Liberazione e con gli anni tale valenza ha trovato espressione anche nelle targhe commemorative che vi venivano poste.
Sul lato del Palazzo Comunale (o Palazzo d’Accursio) domina la lapide con cui si ricorda la medaglia d’oro al Valor Militare conferita dal Presidente Einaudi il 24 novembre 1946 a Bologna: ”[…] città partigiana […] fu all’avanguardia nella impari lotta e nella insurrezione che, nell’alba radiosa dell’aprile 1945, portò la patria alla riconquista della sua libertà”.
L’Italia rinata aveva bisogno di ricostruire la propria identità sui valori della resistenza, per esorcizzare e rimuovere il passato fascista. Sulle pareti dello stesso edificio si ricordano i militari della divisione “Acqui” caduti a Cefalonia. Nel 1955 fu inaugurato il Sacrario partigiano con le fotografie in vetroceramica dei partigiani uccisi dai nazifascisti durante la resistenza e la scritta “Bologna 8 settembre 1943-25 aprile 1945. Caduti della Resistenza per la libertà, per l’onore e l’indipendenza della Patria”. Sempre sullo stesso palazzo una lapide del 1961 è dedicata alle vittime del lager nazisti “di ogni stirpe e nazione”.
Sul lato opposto della piazza, sulle pareti di Palazzo Re Enzo fu posta nel 1955 una lapide per le vittime civili della guerra vittime dei bombardamenti. Nel 1970 fu la volta di una grande lapide (che per dimensione bilancia quella della medaglia d’oro alla città) in ricordo dell’esercito italiano dove è inciso nella pietra: “L’alba del XXI aprile 1945 i fanti ed i granatieri della Friuli, i bersaglieri, gli alpini e gli arditi della Legnano, i paracadutisti ed i marò della Folgore, inquadrati nelle valorose armate alleate dopo aspri combattimenti […] entravano vittoriosamente in Bologna […]”. Chi legge ha l’impressione che a liberare la città furono da un lato i partigiani, dall’altro l’esercito italiano inquadrato nelle forze alleati.
Sempre sulle pareti di Palazzo Re Enzo furono poi poste lapidi di dimensioni minori che ricordavano gli internati militari e i reduci bolognesi (1980) e la divisione partigiana Garibaldi (1981). Non vi era però traccia in questo spazio simbolico dove ogni anno si celebra la Liberazione del ruolo degli alleati e in particolare di quello polacco, il cui tributo di sangue è testimoniato dal cimitero militare posto a San Lazzaro di Savena, lungo al via Emilia, ai confini di Bologna, a meno di 7 chilometri da Piazza del Nettuno. Il cimitero accoglie oltre 1430 tombe polacche.
Per molti anni il ruolo di tale esercito era ignorato, non solo in quanto la retorica della resistenza tendeva a sminuire il ruolo degli alleati, ma anche perché i soldati del 2° Corpo erano testimoni scomodi dei crimini dei Gulag. Il governo polacco filosovietico instaurato a seguito dei patti di Jalta non aveva interesse a coltivarne la memoria e anche la sinistra italiana preferiva non parlarne.
Lentamente il quadro però mutava. Nel 55° anniversario, 1980, il Comune di Bologna pose una lapide a Porta Maggiore che si rifà alle parole del Sindaco Dozza. Fu però solo con la caduta del l’implosione dell’Urss che si sdoganò anche in Italia la memoria del 2° Corpo, fino ad allora vista con sospetto. A Bologna nel 1995 fu inaugurata una statua donata da Igor Mitoraj e dedicata al generale Anders nel giardino omonimo. Ma nulla nel cuore della città.
Grazie alla tenace insistenza di alcuni figli di militari polacchi che si erano stabiliti a Bologna, e in particolare di due di loro: Giovanna Nurek e Rodolfo Lewański, fu posta la questione di ricordare il tributo di sangue polacco nel luogo più appropriato a tal fine. Dopo le celebrazioni del 75° anniversario proposero di porre una targa in piazza del Nettuno. L’idea fu appoggiata dalle autorità polacche, in particolare dall’allora console generale di Polonia a Milano Adrianna Siennicka, ma vi fu lungamente uno stallo, dovuto pare anche alla difficoltà di trovare un accordo sul testo della lapide da parte delle autorità polacche autorità locali (v. interventi di Rodolfo Lewański e Giovanna Nurek al convengo organizzato dalla Fondazione Umiastowska e dall’Istituto Polacco di Roma il 16 maggio 2024). A sbloccare la situazione fu la proposta di dar nuovamente voce al sindaco Dozza, che nel suo discorso aveva chiaramente affermato il ruolo dei soldati polacchi.
E così recita, in italiano e in polacco, la lapide svelata nell’ottantesimo anniversario della liberazione della città:
In memoria dei soldati del 2° Corpo d’armata polacco liberatori di Bologna
A nome di tutta la popolazione della città saluto le truppe liberatrici polacche che per prime sono entrate in Bologna all’alba di questa grande giornata
Il sindaco Giuseppe Dozza, 21 aprile 1945.
Nell’80° anniversario di quegli eventi il comune di Bologna le autorità della Repubblica di Polonia le famiglie dei soldati del 2° Corpo d’armata polacca
21 aprile 2025
La targa, di pari dimensioni a quella sul contributo dell’esercito italiano, fu progettata dal figlio di Rodolfo Lewański, Nicolò. Anche questo ha un valore non irrilevante, se si pensa che a progettare il Museo memoriale del 2° Corpo d’armata polacco a Montecassino, inaugurato nel 2014, fu Pietro Rogacień, anch’egli figlio di un miliare polacco del 2° Corpo.
La collocazione della lapide per i soldati polacchi accanto a quelle per i soldati italiani riveste un significato particolare, se si tiene conto che le prime formazioni del rinato esercito italiano dopo l’8 settembre che sarebbero poi confluite nel Corpo Italiano di Liberazione furono poste sotto comando polacco e che alcune unità dell’Esercito cobelligerante italiano combatterono a fianco dei polacchi per quasi tutta la durata della campagna d’Italia.
Alla cerimonia dell’inaugurazione della nuova lapide ha parlato il sindaco di Bologna, Matteo Lepore e il ministro polacco dell’Ufficio per i reduci di guerra e perseguitati politici, Lech Parell, che al termine ha decorato diverse persone, tra cui il Presidente della Fondazione Janina Umiastowska Paolo Morawski, per il loro operato a favore della memoria dei soldati polacchi in Italia.
Fonte immagine
Il Sacrario Partigiano, Piazza Nettuno, Palazzo Comunale, foto Krystyna Jaworska
Lapide che ricorda il 21 aprile 1945 e commemora il ruolo dell’Esercito cobelligerante italiano nella Liberazione di Bologna. La lapide si trova in piazza Nettuno, Palazzo Re Enzo, Bologna.
Lapide in memoria delle truppe polacche posta in Strada Maggiore, Bologna, fonte
Lapide in memoria dei soldati del 2° Corpo polacco inaugurata il 24 aprile 2025, foto di Barbara Jamrocha UdSKiOR_18, Urząd do Spraw Kombatantów i Osób Represjonowanych.
Ascolto degli inni nazionali durante la cerimonia di svelamento della nuova lapide in ricordo del 2° Corpo d’armata polacco, foto di Ewelina Grzechnik, Instytut Pileckiego
Giovanna Nurek viene decorata dal ministro Lech Parell, foto di Barbara Jamrocha UdSKiOR_44, Urząd do Spraw Kombatantów i Osób Represjonowanych
Rodolfo Lewański viene decorato dal ministro Lech Parell, foto di Barbara Jamrocha UdSKiOR_44, Urząd do Spraw Kombatantów i Osób Represjonowanych
Paolo Morawski viene decorato dal ministro Lech Parell, foto di Barbara Jamrocha UdSKiOR_44, Urząd do Spraw Kombatantów i Osób Represjonowanych.
3 Commenti. Nuovo commento
Ottimo articolo, grazie
Meglio di così non si poteva.
Grazie! Giovanna Nurek
Complimenti alla professoressa Krystyna Jaworska per questo breve articolo ma carico di argomenti importanti che ci inducono all’inaugurazione della lapide in piazza del Nettuno in Bologna dedicata alla storia dell’eroica presa di Bologna da parte del II Corpo Polacco. Una ristretta analisi rimarca il mancato riconoscimento verso il sacrificio del 2 Corpo Polacco per la conquista di Bologna. Grazie a Paolo Morawski per averlo pubblicato.
Purtroppo fino pochi anni fa la storia del 2 Corpo nato dalla diaspora degli internati dei gulag siberiani, con migliaia dei morti negli combattimenti per la liberazione del Italia era comunemente sconosciuta. Per troppi anni in Italia si è taciuto sulla storia del 2 Corpo. Era un argomento politicamente scomodo per non offendere URSS. In Polonia comunista i libri di storia non parlavano del II Corpo e del legittimo governo polacco di Londra. In quel periodo in Polonia abbiamo vissuto gli anni di clandestinità, di emigrazioni e di spesso tragica ribellione contro il regime. Per fortuna gli anni ottanta hanno portato la caduta del regime sovietico. In Italia la nostra voglia di verità storica veniva tramandata nelle famiglie e ha trovato lo sbocco nelle associazioni culturali dei polacchi all’estero, che hanno dato un importante contributo nella testimonianza nella storia del II Corpo, soprattutto grazie al contributo dei discendenti e famigliari degli ex combattenti.
Durante quasi ottanta anni dell’attività sono stati realizzati numerosi eventi: conferenze, mostre, pubblicazioni, protezione dei luoghi della memoria e la manifestazioni nelle occasioni delle ricorrenze. Però purtroppo si può notare che da qualche decennio esiste un calo del interesse nel coltivare la storia e il gratitudine per il sacrificio donato per la nostra libertà. Nelle conferenze e nelle solenni celebrazioni storiche che si svolgono sul territorio italiano si nota una ridotta presenza dei polacchi e soprattutto dei giovani. Invece risulta un aumento nella partecipazione degli italiani con un interesse verso la nostra storia e cultura che sono in prevalenza i nostri conoscenti e gli amici personali. E’ diffusa un opinione che la nuova generazione non è interessata al passato: “i tempi sono cambiati, loro hanno altri interessi”. Per me questo è una tristissima affermazione e stento di credere ! Sorge la domanda: questi giovani, come faranno capire la situazione odierna del mondo e del futuro? Comunque, dobbiamo partecipare e non rassegnarci. L’immagine della bambina con le treccine bionde porta una speranza !
Elzbieta Grzyb – Faragli, Ognisko Polskie w Turynie