Poeta e scrittore, musicista, attivista, uomo ucraino
di Serena Buti
Immagine di copertina.
Uno degli scrittori ucraini più noti in Italia è, senza dubbio, Serhij Žadan (1974). Lo scrittore ucraino non si occupa solo di letteratura, ma è attivo anche sulla scena musicale e nel campo dell’impegno politico. Proprio in virtù della sua attività di poeta-attivista nell’agosto 2022 ha ricevuto il titolo di “Uomo dell’anno” dal quotidiano polacco “Gazeta Wyborcza”.
Perché la redazione lo ha votato? Perché, ha spiegato il fondatore di “Gazeta Wyborcza”, il giornalista-saggista Adam Michnik, Serhij Žadan “è un eccellente scrittore ucraino, diventato famoso già prima della guerra di invasione russa. E quando è scoppiata, ha deciso di non lasciare Charkiv. Ha fatto quello che gli scrittori sono chiamati a fare durante la guerra: tenere alto lo spirito della gente, confortare i cuori, organizzare concerti nella metropolitana di Charkiv, trasformata in un rifugio. Visita i feriti in ospedale, trasporta i rifornimenti ai soldati al fronte. E allo stesso tempo difende la cultura ucraina dalla Russia”. Vedi il video in polacco di Adam Michnik, durata 5’.
Basta una breve ricerca su Internet per constatare con immediatezza una grande differenza tra la ricezione italiana e quella polacca dell’attivismo di Žadan. In polacco, infatti, è facile reperire informazioni su quanto lo scrittore ha fatto e sta facendo per sostenere chi vive la dura realtà della guerra in Ucraina. Più in generale in Polonia si evidenziano gli aspetti politici e ideologici del suo operato, corredati da commenti che non lasciano spazio ad alcun dubbio: “Senza il cuore di Žadan, quella parte del mondo morirebbe” – esclama lo scrittore Andrzej Stasiuk, che di Žadan ha pronunciato la laudatio alla consegna del Premio Uomo dell’anno. “Mettere in scena la prosa di Žadan è un gesto politico”, ha scritto il giornalista Witold Mrozek. “Non dimentichiamo che Charkiv e Žadan stanno combattendo anche per noi. Se non fermano la Russia, alla fine la Russia arriverà da noi. Prima o poi. Lo ha sempre fatto”, è stato il parere della redazione di “Gazeta Wyborcza”. Il quotidiano polacco ospita peraltro appelli riguardanti le raccolte fondi di Žadan, finalizzate all’acquisto di mezzi di trasporto utili al fronte.
Digitando il nome dello scrittore e consultando i titoli degli articoli disponibili in italiano ci si trova di fronte, invece, a una selezione per lo più incentrata sull’opera letteraria – fatta eccezione, forse, per un articolo pubblicato su “La Stampa”, dove nel giugno scorso dello scrittore ucraino si tracciava il seguente ritratto: “Vive a Charkiv dove organizza concerti, salva civili da spari e bombardamenti, tiene letture di poesie e distribuisce aiuti in città. Riceverà il riconoscimento [il Premio per la pace] durante la Fiera internazionale del libro di Francoforte”.
Al contrario non è difficile trovare informazioni circa l’attivismo di Žadan in inglese, anche se talvolta di fonte tedesca (DW-Deutsche Welle). In Five Ukrainian authors to read, per esempio, si evidenzia che al Festival internazionale di letteratura di Berlino Serhiy Zhadan è tra le cinque “voci” ucraine da leggere/ascoltare insieme a quelle di Jevgenija Bjelorusec’, Jurij Andruchovyč, Oksana Zabužko, Illja Kamins’kyj. Di Žadan si valorizzano i libri, le poesie, le novelle in prosa, poi si precisa: “Oltre che per la sua opera letteraria l’autore è noto anche per il suo attivismo politico. La sua Fondazione benefica intitolata a «Serhiy Zhadan» è stata da lui co-fondata dopo l’annessione della Crimea alla Russia e il conflitto iniziato nel 2014 tra le forze separatiste pro-russe del Donbass ucraino appoggiate dalla Russia e le forze governative ucraine. Scopo dell’Ente è svolgere attività nel settore umanitario, aiutare nell’ambito culturale, formativo e medico città e cittadine vicine alla linea del fronte orientale (Donbas). La Fondazione nel 2017 tracciava il seguente bilancio delle sue attività: “In più di due anni abbiamo portato nel Donbas qualche tonnellata di libri, abbiamo dato sostegno a decine di scuole, asili, orfanotrofi, biblioteche e ospedali. Abbiamo organizzato festival e concerti, e ad un certo punto abbiamo capito che questo è un processo che riguarda la prospettiva futura e non è legato solamente alla guerra [avviata nel 2014]. Se vogliamo che l’est dell’Ucraina sia parte integrante dello spazio culturale e politico del Paese, dobbiamo agire nel modo più sistematico e massiccio”. Inoltre, raccontava ancora Serhij Žadan, si prevedevano eventi, tra cui presentazioni letterarie e performance musicali. “I fondi ottenuti saranno indirizzati a sostenere le famiglie dei militari ucraini caduti. La fondazione svolgerà anche programmi formativi per bambini”. Aggiungeva Oleg Abramyčev, co-fondatore e volontario della Fondazione, nella stessa conferenza stampa: “Negli ultimi anni abbiamo portato giocattoli, attrezzatura sportiva, libri, ora intendiamo offrire assistenza non-materiale. Organizzeremo dei programmi formativi che tra l’altro introdurranno alle nuove professioni, sottovalutate nel Donbas, come quelle del settore IT e quelle legate all’agricoltura”. La cantautrice, conduttrice Tv, attivista e volontaria Anželika Rudnycka aggiungeva: “Stiamo facendo degli sforzi enormi perché l’est del Paese non si senta extra-ucraino. Perché ai suoi abitanti non passi per l’anticamera del cervello che a noi non frega niente del loro destino. Noi siamo persone che ci tengono all’est, ne sentiamo la responsabilità”.
Immagine tratta dalla pagina FB di Žadan.
Anche oggi la Fondazione fornisce aiuti umanitari alle città in prima linea e Žadan continua a organizzare aiuti nella sua città natale, Charkiv, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia il 24 febbraio. Il suo impegno è stato riconosciuto con premi prestigiosi, tra cui il Premio per la pace 2022 dell’Associazione degli editori e librai tedeschi e il Premio “Hannah Arendt”. A chi, dunque, avesse interesse ad approfondire gli aspetti socio-politici-umanitari dell’attività di Žadan si raccomanda di condurre ricerche in altre lingue oltre all’italiano.
Uno strumento di comunicazione molto utilizzato da Žadan è la sua pagina Facebook. Qui l’artista condivide informazioni sui suoi concerti, sui suoi libri, ma anche molto sulla guerra e le persone che incontra. Un occhio attento potrà notare una serie di selfie: lo scrittore negli ultimi mesi si è immortalato più volte sotto ad alcuni monumenti dedicati al poeta russo Aleksandr Puškin. Alcuni di questi monumenti sono stati rimossi proprio dopo essere apparsi nei selfie di Žadan. Il 17 novembre è uscito un articolo in merito su Vogue.ua. “Serhij Žadan si scatta un selfie sullo sfondo dei monumenti di Puškin. Dopo di che, i monumenti scompaiono. Coincidenza? Non crediamo proprio”. Di recente il monumento di Puškin a Dnipro è stato sostituito con un monumento alla poetessa ucraina Lesja Ukraïnka, e di conseguenza il viale dedicato al poeta russo è stato rinominato in onore della poetessa. Va specificato che il monumento che appare sull’articolo dedicato al fatto non sembrerebbe essere lo stesso davanti al quale si è immortalato Žadan.
Prima immagine tratta dalla pagina FB di Žadan: “Oggi a Dnipro c’è il sole”. Seconda e terza immagine.
Un video in cui viene rimosso un monumento di Puškin è stato postato dallo stesso scrittore il 9 novembre 2022 con la didascalia: “Dunque sì, io non ho nulla a che fare con tutto ciò. Buona sera a tutti”.
Oltre che attivista, Serhij Žadan è una popolare rockstar: dal 2008 fa parte di “Žadan i Sobaky” (Žadan e i Cani), gruppo che prima del suo arrivo si chiamava “Sobaky w kosmosi” (I cani nello spazio) e aveva già pubblicato due album. Per conoscere meglio il gruppo è possibile visitare le loro pagine su Instagram e Facebook, ma lo strumento migliore resta senza dubbio il canale YouTube.
L’aspetto predominante del dinamismo di Žadan resta, comunque, quello letterario. Su Poli-logo già si è parlato in due occasioni della sua opera poetica. Olena Ponomareva in un primo articolo ha offerto alcune traduzioni dei suoi versi di guerra dalla raccolta La vita di Maria, proseguendo poi con un’altra traduzione inedita presentata in un secondo articolo. È possibile leggere alcuni versi di Žadan tradotti in italiano da Lorenzo Pompeo nella raccolta Etiopia pubblicata da Elliot Edizioni (2019). In una antologia recentissima, Poeti d’Ucraina (Mondadori, 2022), Alessandro Achilli e Yaryna Grusha Possamai hanno tradotto diverse poesie di Serhij Žadan: tre poesie precedenti il 2014 e cinque poesie scritte dopo il 2014. La scelta di proporre i versi in questo modo si rivela particolarmente utile perché offre a chi legge la possibilità di farsi un’idea sul percorso del poeta. Negli anni 1990, infatti, Žadan non era ancora scrittore di professione e solo dopo la Rivoluzione della Dignità (Euromajdan, 21 novembre 2013-23 febbraio 2014) ha scelto di abbandonare il suo posto all’università per dedicarsi appieno alla carriera letteraria. Come ricordano i curatori del volume, Žadan è sempre stato un attivista filoucraino, ma è importante sottolineare il ruolo di spartiacque che l’anno 2014 ricopre (non solo) nella sua poesia. Per approfondire il rapporto tra rivoluzione politica e culturale dopo l’Euromajdan è molto utile l’articolo di Simone Attilio Bellezza uscito di recente sulla rivista online “Andergraund”.
Serhij Žadan è anche autore di prose: sono stati già pubblicati in italiano La strada del Donbas (2016), Mesopotamia (2018) e Il convitto (2020) editi da Voland e tradotti da Giovanna Brogi con Mariana Prokopovyč, oltre al meno recente Depeche Mode edito nel 2009 da Castelvecchi e tradotto da Lorenzo Pompeo. Anja Boato, dottoranda alla Sapienza in Musica e Spettacolo, ha definito nella sua recensione La strada del Donbas, Mesopotamia e Il convitto come la “trilogia ideale”. La stessa trilogia è stata definita invece “gelida” da Marco Archetti nel marzo 2022 su “Il Foglio”. Tra i volumi della trilogia ha riscosso particolarmente successo Il convitto. Oltre alle recensioni elencate sulla pagina dell’editore si segnala la recensione di Claudia Bettiol su EastJournal.
Il romanzo La strada del Donbas (Vorošylovhrad, 2010) ha ispirato il regista Jaroslav Lodyhin che ne ha tratto il film Dyke pole (Дике поле) nel 2018. Nell’ultimo numero di “Andergraund” è possibile leggere una recensione del film di Martina Mecco, dottoranda in Studi Germanici e Slavi alla Sapienza di Roma e alla Karlova di Praga. Sulla stessa rivista il ricercatore Marco Puleri offre un interessante approfondimento sul romanzo e sul film.
Osservando le date di pubblicazione dei diversi contributi in italiano si potrà notare un notevole incremento di interesse per Serhij Žadan. L’ottima qualità delle traduzioni italiane prodotte negli ultimi anni, la crescente curiosità nei confronti di una cultura ancora poco nota, il fascino crudo di alcuni scenari descritti nelle sue opere, tutto questo potrebbe forse aiutarci a spingere lo sguardo un po’ più in là, in quelle terre tanto contese dove si vive come se si fosse in una stazione, pronti a prendere il primo treno e fuggire via… “ma poi non si va da nessuna parte”.
1 Commento. Nuovo commento
[…] di Gogol in ucraino. “Lo scrittore che ha utilizzato maggiormente la poetica di Gogol è Serhij Žadan. Žadan cita Gogol tra le sue principali influenze infantili, affermando che Gogol ha formato la […]