Nato in ucraino, diventato famoso in russo, Gogol’, lo scrittore dalla creatività plurima
Girovagando tra gli stand di “Più Libri Più liberi” (Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria che Poli-logo ha commentato qui) mi sono imbattuto in Leggende Ucraine di Nikolaj V. Gogol, Coppola Editore 2022. Potevo resistere a quel titolo, a quell’autore, a una sì bella copertina e a quelle 100 paginette da leggere?
Spiega l’Editore Coppola: “Storie, leggende, tradizioni, avventure e superstizioni ucraine. Gogol’ mette nero su bianco i racconti di sua madre e suo nonno ambientati nella Piccola Russia, come allora era chiamata l’Ucraina. Novelle antiche, dove il dialetto di terre fredde si mescola alla malinconia di tempi andati. Villaggi contadini si fondono con la magia e il mistero. Gogol’ [nato nel 1809] fino all’età di 19 anni aveva vissuto in Ucraina e in queste pagine viene fuori tutto l’amore per una terra ricca e generosa. Qui troverete natura e feste di paese, amori e lavoro nei campi, il diavolo e la bellezza. La giovane penna di Gogol’ trasforma la povertà in poesia e le leggende in narrativa”.
L’autore viene così descritto: “Nikolaj Vasil’evič Gogol’ è considerato uno dei più grandi scrittori e drammaturghi della letteratura russa. Maestro indiscusso del realismo è famoso per il suo stile satirico e grottesco. Tra le sue opere più importanti ricordiamo Taras Bul’ba, Arabeschi, Le anime morte, la commedia L’ispettore generale e la raccolta Racconti di Pietroburgo. Gogol’ è considerato il più grande utilizzatore dello skaz, la riproduzione di una narrazione orale. Lui stesso ha creato una particolare forma di skaz con esclamazioni e giochi di parole”.
Quel termine skaz intriga, qualche ricerca, trovo una messa a punto di Nicoletta Marcialis sul perché il termine “skaz” sia intraducibile e sulla varietà russa del termine. Ma si può anche leggere a suon di musica Lo Skaz, detto anche: monologo gergale.
Stranamente sul sito dell’Editore Coppola non si fa il minimo cenno al traduttore in italiano di queste leggende. Traduzione mestiere ingrato. Sfogliando il libro si capisce che è stato tradotto da Ascanio Forti, che firma anche l’Introduzione, la quale, si scopre, è del primo gennaio 1903, e lo si afferra fin dalle prime righe: il suo italiano ha sapore e svolazzi di altri tempi. Qualche altra ricerca, trovo su di lui una scheda a Bologna — Forti Ascanio, 1882-10 febbraio 1920, Croce al merito di guerra, di Ferdinando, tenente nell’82mo reggimento Fanteria, nato a Poppi (Arezzo) nel 1882, dimorante a Bologna, morto per bronco-polmonite a casa propria il 10 febbraio 1920. Giornalista. Ammogliato, lascia un’orfana. E’ ricordato nel Lapidario della Basilica di Santo Stefano a Bologna. Brrr.
Che si tratti proprio di Ascanio Forti traduttore di Gogol’ è confermato dall’Internet Archive dove trovo traccia in inglese della prima edizione di queste leggende ucraine sotto il titolo: Novelle Ukraine by Gogol, Nikolai Vasilievich, Versione italiana e prefazione di Ascanio Forti (1882-1920). Milano: Sonzogno, [1903]. Sfoglio il libro online e pare quasi di sentire l’odore del libro antico, stagionato e polveroso. Lo si può anche scaricare in pdf. In ultima pagina, pubblicità d’epoca della Grande Enciclopedia Popolare Sonzogno diretta da Palmiro Premoli.
Le tre novelle di Nicola Gogol’, nella traduzione di Ascanio Forti, dal 1903 a oggi sono state più volte riproposte sia in veste cartacea sia in formato digitale. Per esempio presso le Edizioni Edup oppure presso le Intra Edizioni: “Benché realistica nel suo fondamento, l’opera di Gogol si distingue da quella di altri realisti russi proprio per la ricchezza dell’inventiva e la bizzarria dell’immaginazione. La sua prosa è intensa, ricca di cadenze ritmiche e di effetti acustici, il linguaggio è sempre smagliante e denso di qualità pittoriche. Oggi, sia a Kiev che a Mosca, Gogol’ viene considerato di casa. Gli Ucraini riconoscono in lui un compaesano; i Russi lo adorano come Tolstoj, Dostoevskij, Checov o Puškin”.
Il libro si può scaricare gratuitamente per esempio dal sito Liber Liber, arricchito da una utile sinossi dei tre racconti di Claudia Pantanetti della Libera Biblioteca PG Terzi APS, la quale riassume: “Questo volume raccoglie alcune novelle di Gogol (Soročynci, 1809-Mosca, 1852). Alcune di esse, La Fiera di Sorocinzi e Una notte di maggio, fanno parte di Veglie alla fattoria presso Dikan’ka, che conteneva otto racconti scritti tra il 1829 e il 1832. Il giovane autore, nato e vissuto fino all’età di 19 anni nella Piccola Russia – come allora era chiamata l’Ucraina –, nutrito dalle letture dei molti libri che arricchivano la sua casa e dai racconti avvincenti della madre e del nonno, ambienta i suoi racconti nei suoi luoghi natii tra il XVII e il XIX secolo. Sono storie di tradizioni e costumi del ‘bel tempo andato’, avventure e superstizioni, racconti nei quali si alternano in un moto continuo la leggerezza e l’allegria che a volte erompe in un linguaggio quasi dialettale, la malinconia per i luoghi ormai lontani dalla vita quotidiana ma che hanno visto l’autore crescere e farsi uomo, e infine una vena misteriosa e fantastica sempre molto viva e presente in tutte le narrazioni dove la vita delle donne e gli uomini è a stretto contatto con la natura, così come nei villaggi contadini.”
Tra le edizioni digitali si può citare l’eBook di Passerino Editore e quello di Delos Digital, il quale così invita alla lettura: “Gogol’ ci regala un’Ucraina gioiosa, festante e misteriosa, nella quale il gioco tra le luci e le ombre è orchestrato da una mano sapiente, capace di trasformare la leggenda in letteratura e di ammantare di arcana poesia gli uomini insieme alle loro miserie (…) Nei tre lunghi racconti di questa raccolta, La fiera di Sorocinzi, Una notte di maggio, La carrozza, si ritrova tutto l’amore del girovago Gogol’ per la sua terra, abbandonata prematuramente per conoscere il resto del mondo. Narrazioni divertenti (a tratti è impossibile trattenere le risate), in cui il folklore ucraino si mescola con la letteratura più alta in un caleidoscopio di culture e colori. Leggendoli, vien voglia di entrare nel libro per ballare, bere, amare e, perché no, scappare dai grugniti assordanti del diavolo-porco insieme a protagonisti e gregari surreali, imperfetti, grotteschi. Gogol’ si conferma straordinario fotografo dei vizi umani, che rappresenta con divertita ironia, senza alcun rigurgito moraleggiante. Lo stile è magistrale. La riproduzione del parlato da capogiro. Ancora una volta, come nei Racconti di Pietroburgo e nel suo assoluto capolavoro Le anime morte, sulla pagina non si aggira nessun personaggio immacolato, ma solo un guazzabuglio di antieroi che si dimenano sotto la penna nevrotica e geniale di uno tra i più grandi autori di tutti i tempi”.
Per avere una nuova traduzione, dopo la prima e per quasi un secolo unica di Ascanio Forti, bisognerà aspettare il vol. 1 delle Opere di Nikolaj Gogol’ edite da Mondadori nel 1994. Dalla presentazione: “L’opera completa di Gogol’, geniale creatore di un vero mondo a sé, folle e fantastico e nondimeno reale, presentata in due volumi in edizione i Meridiani: il teatro, i racconti e l’opera pubblicistica, l’epistolario-confessione raccolto dall’autore stesso e, infine, il grande romanzo Le anime morte. Il secondo volume presenta le opere del grande autore russo da Le anime morte a La confessione dell’autore”. Sul sito della Mondadori il libro viene pubblicizzato senza nominare la curatrice-traduttrice. Anche nell’editoria ci sono mestieri ingrati. La scheda ripresa da tutti i distributori ha tratti singolari: “Questa edizione, curata per i Meridiani dalla giovane [giovane!?] slavista Serena Prina, non è solo la prima ad apparire in Italia dal 1946 [il riferimento è a Gogol Vassiljevic Nikolaj, Opere, Voll. I-II-III, Milano, Corticelli 1944-1946-1948], ma è l’unica integrale. In particolare, il primo volume raccoglie tutti i racconti, la saggistica del periodo 1830-36 (con saggi mai tradotti in italiano) e, in appendice, gli scritti giovanili e i frammenti sparsi. C’è anche l’opera di esordio, inedita in Italia: Hans Kuchelgarten. Altri elementi caratterizzanti l’edizione sono l’ampia cronologia curata da un valente [valente!?] studioso russo, Igor Zolotusskij e l’introduzione della stessa Prina”. Lei, dunque, è giovane, lui è valente (sic).
Per curiosità, ho rintracciato un profilo di Serena Prina. Ho anche sbirciato i libri pubblicati da Igor Zolotusskij. Soprattutto ho trovato una sua esplicita presa di posizione sulla “nazionalità” di Gogol’ in un articolo di Tom Parfitt su “The Guardian” del 31 marzo 2009. L’articolo trattava della rinnovata rivalità tra russi e ucraini per Nikolai Gogol. “Prima era la politica, poi il gas. Ora il prolungato antagonismo tra Russia e Ucraina sta assumendo una sfumatura letteraria, dato che i vicini litigiosi si contendono l’eredità di Nikolai Gogol nel 200° anniversario della sua nascita. Lo scrittore nacque e trascorse la sua giovinezza nell’Ucraina rurale – allora parte dell’impero russo zarista – all’inizio del XIX secolo, ma scrisse in russo, visse parte della sua vita a San Pietroburgo e fu sepolto a Mosca. La sua nazionalità è oggetto di un intenso dibattito pubblico all’approssimarsi del bicentenario, con entrambi gli Stati che finanziano eventi per celebrare l’occasione. Molti esperti a Mosca sostengono che Gogol sia «russo al 100%». «Una parte dell’élite politica di Kiev vuole rivendicare Gogol come proprio, in modo da poter entrare nell’Europa civilizzata con almeno un grande scrittore ucraino», ha dichiarato Igor Zolotussky, un’autorità russa su Gogol. «Ma non si può discutere di questo perché non esiste un’identità nazionale ucraina separata. Gogol scriveva e pensava in russo. Era un grande scrittore russo, punto e basta»”.
Più sfumato il punto di vista – riportato sempre da Tom Parfitt su “The Guardian” – di Volodymyr Yavorivsky, poeta, romanziere, giornalista e politico ucraino. Per Yavorivsky, se Gogol’ fosse un albero, “la chioma sarebbe in Russia, ma le radici sarebbero in Ucraina (…) Dividere Gogol’ è come cercare di dividere l’aria, l’eternità o il cielo. È stato un grande scrittore russo, ma anche un grande scrittore ucraino”. E aggiungeva Yavorivsky: “Non è importante solo la lingua, ma anche i temi e gli argomenti. La sua scrittura era piena di immagini e pensieri delle canzoni e del folklore ucraino”.
Sulle tracce di Gogol’ in Ucraina è andata nel 2016 la scrittrice ucraino-americana Irene Zabytko che delle sue peregrinazioni ha tracciato un vivo ricordo in forma di reportage. Scrive tra l’altro: Mykola Hohol (“come lo chiamano gli ucraini”), annoverava antenati cosacchi ed era un patito della musica del folklore ucraino. “Scriveva in russo e fu cooptato dai letterati russi del suo tempo e dai russi da allora, ma in realtà era un ucraino etnico, nato e cresciuto in Ucraina, conosceva molto bene la lingua ucraina ed era orgoglioso della sua cultura e del suo popolo (…) Non voleva stare in Russia, dove veniva deriso per essere un ‘khokhol’ (termine dispregiativo russo per indicare gli ucraini)”.
Giorgi Lomsadze e Nikoloz Bezhanishvili hanno ripreso la questione della duplice anima di Gogol’ mettendo in relazione i fatti di ieri e di oggi in The Ukrainian Mystery of Nikolai Gogol, “Eurasianet”, 6 gennaio 2017. Figura di spicco della cultura russa, autore di uno dei capolavori della letteratura russa (Anime morte), Gogol fu anche un convinto panegirista della sua Ucraina. Ciò nonostante “Gogol’ divenne uno scrittore russo per eccellenza, scrivendo satire pungenti sulla società russa imperiale e esercitando una profonda influenza sulla tradizione letteraria russa”. Egli è lo scrittore simbolo del XIX secolo condiviso a malincuore da Ucraina e Russia: “Nato in Ucraina e diventato famoso in Russia, Gogol incarna sia i legami che uniscono i due Paesi sia le differenze che li separano. Con il deteriorarsi delle loro relazioni, la questione dell’appartenenza nazionale di Gogol è apparsa più volte nell’elenco delle questioni contestate da Ucraina e Russia”. Lo stesso Gogol ha avuto difficoltà a rispondere alla tanto dibattuta domanda sulla sua identità: “Non so se la mia anima sia ucraina o russa. So solo che non darei mai la preferenza a qualcuno della Piccola Russia o a qualcuno della Russia”, scrisse nel 1844.
Echi di questo dibattito che si trascina da più di un decennio almeno sono presenti anche in Italia. “Oggi, sia a Kiev che a Mosca, Gogol’ viene considerato di casa. Gli Ucraini riconoscono in lui un compaesano; i Russi lo adorano come Tolstoj, Dostoevskij, Checov o Puškin. A quest’ultimo Gogol’ dedicò un saggio bellissimo, tutto sulla spiritualità russa. Li univa una strana fede nel Sud, per quelle terre ai confini dell’impero che sapevano di mondi lontani. L’Ucraina sta alla prosa di Gogol’, come il Caucaso e la Crimea stanno alla poesia di Puškin. Due fascinazioni simmetriche e irresistibili per le acquisizioni più meridionali degli zar, al cui richiamo, evidentemente, nessun russo riesce a sottrarsi del tutto” – Fernando Gentilini, Rileggere Gogol’ per capire lo scontro tra Ucraina e Russia, “La Repubblica” 7 dicembre 2021.
Su Gogol giovane provinciale emigrato dall’Ucraina in Russia si è esercitata la scrittrice di Kharkiv Vik’s Culture Atom in Gogol in Ukraine: A Very Long Read About the Writer With Two Heads. Osserva Vik’s Culture Atom che “è solo con l’indipendenza dell’Ucraina che l’influenza di Gogol sulla letteratura ucraina ha guadagnato terreno. La strada della riscoperta è stata spianata dai ricercatori della diaspora”, oltre che dalle traduzioni di Gogol in ucraino. “Lo scrittore che ha utilizzato maggiormente la poetica di Gogol è Serhij Žadan. Žadan cita Gogol tra le sue principali influenze infantili, affermando che Gogol ha formato la sua ottica e gli ha dato una fede indistruttibile nell’esistenza delle sirene”. Žadan, anch’egli appassionato viaggiatore tra Europa e Donbas, Occidente e Oriente, può immedesimarsi nell’ottica dell’Odissea di Gogol ed è desideroso di recuperare Gogol al canone letterario ucraino utilizzando la teoria postcoloniale, quando dice: «Lo scrittore Mykola Gogol è la nostra sorta di Crimea culturale. […] Perché dovremmo abbandonare tutto ciò che viene rivendicato dall’impero?»”. L’ultima parte del brillante saggio della scrittrice di Kharkiv indaga sull’interesse della street art ucraina per Gogol, “rivelando l’aspetto del patrimonio culturale più rilevante per il momento, il luogo e il pubblico di oggi”. Vedi.
L’educazione, la cultura e il folklore ucraino influenzarono le sue prime opere. I suoi scritti successivi satireggiano la corruzione politica nell’Impero russo. “Nicolay Gogol” (2021), painting by Kyrylo Bondarenko.