Obiettivo su personaggi minori, momenti di passaggio, risvegli dai sogni, riti e tradizioni, attività quotidiane
“Quando la possibilità di espressione attraverso il cinema scomparirà, allora lì non avrò più niente da dire”, Dmytro Sukholitkyi-Sobchuk
CHI, DOVE, QUANDO?
Dmytro Mykhailovych Sukholytkyy-Sobchuk (Дмитро Михайлович Сухолиткий-Собчук in ucraino), è un regista e sceneggiatore ucraino (vedi una sua sintetica scheda in inglese e in ucraino). Nato nel 1983, è originario di Černivtsi, terra nativa tra l’altro del poeta Paul Celan, membro dell’Accademia del cinema ucraino dal 2017 e dell’Accademia del cinema europeo dal 2018. Sarebbe sicuramente diventato un filosofo laureandosi all’università nazionale di Černivsti, tuttavia, nonostante la scelta della facoltà fosse data dal desiderio di “nutrire la propria anima” e “scoprire ciò per cui si è portati”, poche settimane prima del conseguimento della laurea si rese conto di dover perseguire altri scopi nella vita. Come racconta egli stesso, la passione per il cinema nacque dalle molteplici esperienze lavorative di un giovane che ha lavorato come cameraman e conduttore radiofonico. Come redattore e artista ha nutrito la sala cinematografica della sua città natia, dove vide per la prima volta i film del sovietico Andrej Tarkovskij. Ne rimase affascinato tanto da comprendere che la sua vera passione è rappresentare l’emozione della realtà attraverso la pellicola.
A quel tempo, il regista in fieri riuscì a partecipare all’Open Night Festival di Černivtsi dove ricevette il massimo riconoscimento per il film “Отроцтво” o “Preadolescenza” (spesso tradotto erroneamente in inglese “Adolescence”) (vedi oltre). Successivamente, al festival di Kinoetnica del 2011 vinse il Grand Prix con il cortometraggio “Нитка” o “Filo” (vedi oltre).
COSA, COME?
Dopo le esperienze iniziali, Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk si spostò nella capitale ucraina per laurearsi qualche anno dopo all’Università Nazionale di Teatro, Cinema e Televisione. Come ha spesso detto, apprendimento e creatività sono elementi inseparabili e, nel suo caso, lo hanno sempre accompagnato dagli anni universitari in poi. Secondo il regista non si smette mai di imparare. La creazione di un film è processo lungo e laborioso e non si può evitare che una pellicola possa attendere mesi, anche anni per poter essere compiutamente realizzata. Lo stesso vale per i cortometraggi che hanno, sì una durata breve, ma la loro realizzazione e il lavoro che si cela dietro l’opera sono di gran lunga maggiori. Ogni immagine è un pezzo di vita e la vita risulta difficile da raccontare.
Nel maggio scorso il suo film “Pamfir” è salito agli onori della cronaca a Cannes. Vedi clip 1, vedi clip 2, vedi clip 3. Vedi l’intervista al regista, la recensione di Nataliia Serebriakova e la video recensione di Giacomo Brunoro. Può essere utile ripercorrere la produzione creativa del giovane regista, che comprende sei cortometraggi, molti dei quali sono stati già visti dal pubblico e passati al vaglio critico delle giurie dei festival ai quali hanno concorso. Vedi il suo canale video. Di seguito un riassunto tematico della sua filmografia:
- 2008 – “Preadolescenza” (“Отроцтвo”), vedi il corto, durata 9’53
Il regista, dopo la diffusione del cortometraggio, ha sostenuto che “In every person’s life way there is a period when one has to make a decision, to resign, to reconcile, and to defend.” La frase che descrive alla perfezione questo suo lavoro in cui il protagonista, un giovanissimo ragazzo dell’età preadolescenziale, deve iniziare ad affrontare la realtà (della sua crescita, del mondo) e viene accompagnato dal padre alla stazione per intraprendere il proprio cammino. Il film è muto, sono assenti i dialoghi, non vi sono musiche e ciò che si può comprendere facilmente è che le parole non servono per descrivere il passaggio dall’infanzia all’età quasi adulta. Si può intravedere anche un certo tipo di difficoltà da parte del padre che non sa bene come comportarsi, se dargli una “pacca sulla spalla” o una carezza paterna per rendere la partenza del figlio più serena.
- 2009 – “Radici. SOGNI” (“Коріння. СНИ”), vedi il corto, durata 14’45
Già dalla traduzione del titolo si comprende quanto il cortometraggio cerchi di rappresentare una doppia realtà: quella delle radici che ognuno di noi ha e quella dei sogni, una realtà che termina al nostro risveglio. Non c’è alcun accompagnamento musicale nel nastro, solo suoni di dialoghi e ninne nanne. Il protagonista ritorna nella sua casa d’infanzia. Toccando gli oggetti che trova all’interno dell’appartamento o guardando dalla finestra, mille ricordi lo riportano indietro con la mente e gli occhi, quando osserva i luoghi in cui giocava. Quando si addormenta, i sogni prendono il sopravvento sulla realtà terminando al suo risveglio e lasciandogli un certo ricordo amaro del passato.
- 2011 – “Filo” (“Нитка”), vedi il corto, durata 10’35
Così il regista stesso descrive il suo cortometraggio: “The human age is like a garden — always beautiful and always different. There are three different period of woman life in the narration.” Nel video si possono notare molteplici metafore e significati come quello del filo che, metaforicamente parlando, rappresenta la vita di una persona. Molteplici sono i richiami possibili. Si pensi all’importanza delle Tre Moire nella mitologia greca, che sono figlie di Zeus e Temi e che sono le tre responsabili del fato degli uomini: per dare inizio alla vita umana ne distendono il filo e per segnarne la morte lo recidono. Oltre a questa similitudine, nel cortometraggio sembra quasi di rivedere il quadro del pittore austriaco Gustav Klimt di Klimt “Die drei Lebensalter der Frau”, ovvero “Le tre età della donna”. Il quadro, realizzato nel 1905, rappresenta il cambiamento non solo fisico della donna nell’arco della sua intera vita.
- 2012 – Progetto “Ucraina, arrivederci”: “Barba” (“Борода” Україно, goodbye!), vedi il corto, durata 24’47
Si tratta di un altro protagonista maschile, stavolta un vecchio signore che vive in un piccolo villaggio ormai decadente. Gli unici che si ricordano del suo nome sono sua figlia e il suo vicino Genyk. Per gli altri abitanti del villaggio egli è solamente “La Barba”. La figlia di “La Barba” abita all’estero, più precisamente in Italia e ciò lo si comprende in maniera quasi ironica grazie a un altro personaggio: il marito della figlia che si chiama Franco. L’abbigliamento di Franco è del tutto “all’italiana”, egli indossa gli occhiali da sole anche di notte e non manca, ovviamente, la classica gesticolazione. Sembra che la figlia di “La Barba” si sia trovata un “buon partito” che, durante uno dei suoi viaggi d’affari, ha acconsentito di fare una visita fugace al padre della moglie. La figlia di “La Barba” non sembra felice, anzi, è totalmente dipendente dalla fretta e dalle necessità del marito, un (non piccolo) dettaglio che ella tralascia quando comunica al padre di non poter rimanere più tempo con lui. L’unica richiesta che il padre fa alla figlia, prima della sua frettolosa partenza, è quella di tagliargli la barba. Quello della rasatura è quasi un rituale, lo si percepisce dal breve scambio di battute tra “La Barba” e la figlia riguardo al posto in cui si trova il rasoio: “lo trovi dove lo hai lasciato l’ultima volta”.
- 2013 – “Krasna Malanka” (“Красна Маланка”), vedi il docufilm, durata 52’55
Nel docufilm si può ascoltare un mix di lingue: il rumeno, il russo, l’ucraino. Le riprese inquadrano il destino degli abitanti rumeni del villaggio chiamato Krasna (di cui il nome ufficiale è Krasnoilsk) che si trova sul territorio ucraino, in Bucovina. Il periodo scelto dal regista è particolare: gli abitanti si stanno preparando per la tradizionale festa della Malanka o, meglio ricordata, come la celebrazione del carnevale ucraino. Foto effettuate durante le celebrazioni si possono trovare qui. Secondo la tradizione locale, è un evento significativo per ogni krasniano (così vengono denominati i cittadini del villaggio Krasna). Per i giovani ragazzi di Krasnoilsk, questo è generalmente il momento nel quale avviene una sorta di rito di iniziazione alla vita. Il film è composto da cinque racconti, ognuno dei quali rivela, sullo sfondo di vari eventi e conflitti della vita, la quintessenza di un personaggio. Attraverso i racconti dei protagonisti, con la partecipazione di persone diverse, una figura scorre come un leitmotiv: è il maestro delle maschere Georgy Ilyich. Le storie e le trame di tutti i personaggi si intersecano e si intrecciano costantemente tra loro, come su una grande tela intessuta. La festa di Malanka diventa una sorta di specchio, che in forma metaforica riflette l’essenza della vita delle “piccole” persone ordinarie.
- 2015 – “Intersezione” (“Інтерсекція”), vedi il documentario, durata 25’12
L’opera racconta un giorno della vita di una comunità gitana nella Bucovina rumena. Lo sguardo del regista si pone al punto di intersezione di vari percorsi geografici ma indugia su ciò che separa questa comunità dal resto del mondo. Si possono osservare molteplici traiettorie di vita di famiglie, adolescenti, uomini, donne, bambini e anziani.
- 2018 – “Sollevatore di pesi” (“Штангіст”), vedi il trailer e vedi un estratto di 5’ della ricerca materiali
La trama del “Sollevatore di pesi” (durata 30’) è germogliata dalla vita personale del regista che, durante gli anni dell’università, ha seguito i corsi di powerlifting (una disciplina sportiva paraolimpica di forza, protagonista di numerose manifestazioni e gare) e il suo allenatore (Churikov Yuri Ivanovich) era un sollevatore di pesi. L’allenatore gli raccontò tante storie su quello sport, storie che riaffiorarono in fase di sceneggiatura. Non solo, ma quando Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk si mise alla ricerca del personaggio del coach per il suo film, cercò una persona che assomigliasse al suo allenatore. Nel 2019 Il film è stato candidato per la nomination per la categoria Corto Europeo 2019 degli European Film Awards.
REGISTI IMPEGNATI
Oltre alle brillanti capacità cinematografiche, è importante rimarcare l’impegno e la posizione pubblica di Dmytro Sukholitkyi-Sobchuk. Nel 2018 ha sostenuto l’appello della European Film Academy in difesa del regista ucraino Oleg Sentsov tenuto prigioniero in Russia. Oleg Sentsov è un regista ucraino che si è attivato a sostenere le proteste di Euromajdan a Kyïv e poi contro l’annessione della Crimea alla Russia. Per questo motivo è stato arrestato dal Servizio di sicurezza federale della Federazione Russa (FSB) nella sua casa di Simferopol, il 10 maggio del 2014. Trasportato a Mosca, è stato detenuto e in attesa di processo per oltre un anno. Vedi la sua testimonianza. Vedi il suo impegno oggi.
Immagine: un momento della campagna a favore della liberazione del regista ucraino Oleg Sentsov
2 Commenti. Nuovo commento
Molto interessante questo viaggio audiovisivo tra luoghi lingue e culture
[…] rivolto a opere allo stadio iniziale, Pamfir è il primo lungometraggio del regista ucraino Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk. Il film, coprodotto da Ucraina, Francia, Polonia e Cile è stato presentato in anteprima alla […]