Letture poetiche, musiche, libri
di Lucia Pascale
Immagine di copertina: Ola Niepsuj ©
Il 28 febbraio 2023, per segnalare che era (già) passato un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, in una suggestiva sala del Teatro Studio di Varsavia (uno dei 4 teatri siti nel Palazzo della Cultura e della Scienza) si è tenuta una serata intitolata Wiersze nie płoną (Le poesie non bruciano). “Non stiamo dimenticando, non stiamo derubricando la guerra a fatto quotidiano. Vogliamo incontrarci e leggere insieme poesie ucraine per dichiararci con voce forte contro l’aggressione russa, contro il terrore della violenza. I russi bruciano i libri ucraini, ma le parole non bruciano, le poesie non bruciano. Vogliamo aiutare gli ucraini a salvare la loro letteratura e la loro cultura in tempi di oscurità” – hanno premesso gli organizzatori.
L’incontro, moderato da ariel rosé/alicja rosé, si è snodato come una maratona di lettura ad alta voce di poesie ucraine tradotte in polacco e di riflessioni contro la violenza. Le opere tratte dai classici della letteratura ucraina sono state declamate da personaggi noti della scena culturale polacca – attori, scrittori, poeti e giornalisti: Beata Jewiarz (attrice, giornalista, produttrice di eventi poetici), Aneta Kamińska (poetessa, traduttrice della nuova letteratura ucraina), Anna Karczewska (promotrice culturale e della lettura), Anna Kłos (artista grafica, accademica, curatrice di mostre, fondatrice del progetto Retroavangarda, che unisce educazione e promozione dell’arte, soprattutto in ambito internazionale), Maja Komorowska (attrice di cinema e teatro), Marcin Orliński (poeta, scrittore, critico letterario, vice caporedattore del quadrimestrale “Przekrój”), Uta Przyboś (pittrice e poetessa), Małgorzata (Margo) Rejmer (scrittrice, reporter), ariel rosé/alicja rosé (poetessa, illustratrice), Agnieszka Sowińska (traduttrice dal russo, giornalista di “Magazyn Książki”), Agata Tuszyńska (scrittrice, poetessa, reporter), Paulina Wilk (scrittrice, editorialista, redattrice della sezione cultura del trimestrale “Przekrój”), Aleksandra Zińczuk (poetessa, saggista, traduttrice, documentarista, esperta delle terre di confine orientali, attivista sociale, editore e direttore della rivista “Culture Enter” e della casa editrice Warsztaty Kultury di Lublino, da anni impegnata nel dialogo polacco-ucraino).
Nell’occasione hanno suonato e cantato: Raphael Rogiński (chitarrista, compositore e interprete, improvvisatore, animatore culturale e ricercatore di folklore musicale, leader dei gruppi della corrente musicale ebraica Shofar e Cukunft), Skerebotte Fatta (duo musicale composto da Jan Małkowski ai sassofoni e Dominik “Dodos” Mokrzewski alla batteria, il duo collabora regolarmente con la Warsaw Improvisers Orchestra di Ray Dickaty, i Deviant Blues, il gruppo rock/avant-garde Ryby, ed altri) + Olgierd Dokalski (trombettista, compositore, improvvisatore, tra gli artisti più attivi e versatili della scena musicale indipendente di Varsavia, si esibisce nei gruppi Daktari, Gaamera, Płyny o kIRk), Alexey Vorsoba (compositore, musicologo, improvvisatore, pedagogo, fondatore della Minsk Improvisers Orchestra) e Magdalena Pamuła (cantante, attrice, dal 2021 al Teatro Lalka di Varsavia).
Il pubblico ha potuto comprare libri di autori ucraini pubblicati da editori polacchi (Pogranicze, Warstwy, PIW, Fundacja Duży Format, Warsztaty Kultury, Europejski Poeta Wolności, Biuro Literackie) esposti per l’occasione. Tutti i proventi della serata sono stati devoluti alla casa editrice di Oleksandr Savchuk di Kharkiv e alla casa editrice Kundzuli di L’viv fondata dalla poetessa e scrittrice Natalia Trochym (nata Prychodko).
Si è trattato di una serata molto “polacca” in quanto vi regnava quel silenzio religioso e quella commozione profonda che accompagnano sempre il pubblico polacco durante l’ascolto di musica e poesia. Da una parte situazione informale, senza esibizionismi, dall’altra intensamente concentrata ad ascoltare le sonorità vocali e musicali, a valorizzare i poeti ucraini, a partecipare al loro dolore. In sala si percepiva il forte impegno ad aiutare l’Ucraina e una sincera corrente di amicizia e fratellanza nei suoi confronti. Il pubblico era costituito da amici e ammiratori dei protagonisti della serata, anch’essi legati al mondo della cultura e desiderosi di testimoniare e contribuire con la loro presenza.
Si può rivedere qui il video dell’evento (durata 1 ora 26’).
3 Commenti. Nuovo commento
[…] contemporaneo polacco-norvegese a cui si deve, tra l’altro l’organizzazione recente di una serata pro-Ucraina a Varsavia. L’evento universitario è stato organizzato dal Dipartimento di Studi europei, americani e […]
[…] Lucia Pascale vedi in precedenza Cartoline da Varsavia – Serata pro Ucraina. Letture poetiche, musiche, libri. […]
[…] Zališčyky, la cittadina da cui viene Iryna, ha in compenso legami molto forti con la Polonia. Lo scrittore e politico nonché massone polacco-ucraino Stanisław Stempowski vi trascorreva l’estate insieme alla romanziera, saggista, drammaturga e traduttrice polacca Maria Dąbrowska. Era la SPA polacca. “Da Gdynia partiva per Zališčyky un treno diretto luxtorpeda”, racconta Iryna. Mentre io mi avvolgo sempre di più nella coperta, seduta in poltrona nella villa romana non riscaldata della mia residenza per scrittori, Iryna indossa solo un top scuro senza spalline e sorseggia ogni momento dell’acqua. Nonostante da piccola fosse circondata dalla lingua ucraina, come io ora dalla coperta, e avesse frequentato la scuola ucraina, l’aria fredda della lingua russa era sempre presente. Al campo estivo i bambini che parlavano ucraino venivano sbeffeggiati da quelli russofoni. All’età di sedici anni Iryna è partita per gli Stati Uniti. Al suo ritorno si è accorta che il russo aveva dominato la televisione, come una nebbia insinuatasi silenziosamente nell’etere. La madre – che difendeva l’identità ucraina e a ogni trovata russa reagiva retoricamente: “Ma a che ci serve? Da Mosca?” – ha mandato la figlia a seguire lezioni supplementari di russo, dicendo: “Ti servirà”. Iryna comunica prevalentemente in ucraino, polacco e inglese. A cosa doveva servirle il russo? Iryna si è posta però un altro quesito: “Cosa può fare la poesia per me?”, invece di chiedersi, come si fa di solito: “Cosa posso fare io per la poesia?”, quasi volesse rovesciare uno dei ponti sul Tevere e metterselo sulla schiena. La poesia diventa un bunker, un asilo, un rifugio. La possibilità di esprimere il dolore. Non in lingua ucraina, ma in lingua inglese. Iryna voleva parlare dei tragici eventi della guerra rivolgendosi al mondo in modo diretto, per questo ha scritto in inglese la poesia da me scelta per la serata di Varsavia dedicata ai poeti ucraini. […]